Meno negozi in città Bar e ristoranti boom
A Trento, dal 2008, perse 16 attività al dettaglio
Calo, seppure lieve, dei negozi al dettaglio, crescita, anzi un vero e proprio boom, di bar e ristoranti. La fotografia dell’andamento dei pubblici esercizi e delle attività di vendita al pubblico scattata da Confcommercio n nazionale sui capoluoghi di regione tra il 2008 e il 2017, vede Trento uscire con una situazione in cui i negozi al dettaglio calano, mentre ad aumentare sono i bar e i ristoranti.
In particolare, secondo i dati rilevati da Confcommercio a Trento il numero dei negozi al dettaglio tra il 2008 e il 2017 sono calati in totale di 16 unità. In particolare quelli presenti nel centro storico (qui inteso come la parte centrale della circoscrizione centro storico-Piedicastello e non come il classico giro al Sas in città) sono scesi da 717 nel 2008 ai 707 del 2017, con una riduzione di 10 esercizi. Quelli esterni al centro storico sono invece scesi di 6 unità nello stesso periodo, passando da 181 a 175.
A calare maggiormente sono stati i negozi che vendevano prodotti a uso domestico e che si sono ridotti di ben 32 unità (24 nel centro storico e 8 nel resto della città). Meno 12 anche per i distributori di carburante, e per i negozi come librerie o di giocattoli (meno 17 unità). Aumentano le farmacie e gli ambulanti così come i negozi di prodotti alimentari e bevande.
Se si guarda, invece agli alberghi, ai bar e ai ristoranti, il rapporto di Confcommercio individua nel periodo 2008-2017 solo segni più. In particolare gli alberghi sono saliti da 63 a 72, grazie ai 9 in più aperti nel perimetro del centro storico allargato. I bar e i ristoranti hanno fatto segnare un boom vero e proprio. Per queste due tiopologie di attività, infatti, il rapporto di Confcommercio indica come nel 2008 il totale fosse di 470, di cui 363 nel centro storico e 107 al di fuori del centro storico. Nove anni dopo, nel 2017, il loro numero è cresciuto di 48 unità, passando a quota 518. L’aumento maggiore si registra nel centro storico con 43 unità, contro le 5 aperture in più nel resto della città.
La fotografia che della città di Trento esce dall’indagine curata da Confcommercio sulla demografia delle imprese nei centri storici italiani è quella di «una realtà tutto sommato vitale, che riesce a mantenere - nei dieci anni considerati dalla ricerca - gli stessi numeri, pur con variazioni anche significative all’interno delle tipologie di esercizio commerciale. Risalta la crescita di bar e alberghi, mentre l’equilibrio tra centro storico e aree limitrofe si mantiene costante» spiega Confcommercio trentina.
«Trento è riuscita a contenere gli effetti negativi della crisi, mantenendo tutto sommato invariato il numero di esercizi sia del centro storico che delle zone esterne ad esso», sottolinea il presidente dell’Associazione commercianti al dettaglio del Trentino e vicepresidente vicario di Confcommercio Trentino, Massimo Piffer. «Risulta evidente, però - aggiunge lo stesso Piffer - che anche la nostra città è nel pieno di una fase di profondi cambiamenti: le abitudini dei cittadini e dei turisti, infatti, stanno cambiando la fisionomia del commercio, orientando il mercato verso alcuni settori piuttosto di altri e andando ad incidere sulla modalità con cui la stessa città viene vissuta».
«Quello che le statistiche non dicono - prosegue Piffer - è la difficoltà degli esercenti nel mantenere competitive e redditizie le aziende, a fronte di una contrazione dei consumi cominciata diversi anni fa e che solo ora sembra fare spazio ad una timida ripresa». E Piffer enumera i problemi con cui gli esercenti devono fare i conti tutti i giorni: «Costo del lavoro, burocrazia, pressione fiscale e lo sviluppo dell’e-commerce (relativamente ai grandi player internazionali) sono fattori che condizionano ancora negativamente lo sviluppo della piccola e media impresa italiana e, quindi, anche trentina» conclude Piffer.