Boom di domande per la pensione anticipata
Voglia di pensione anticipata per oltre 800 trentini in questo primo scorcio di 2018. E a richiedere massicciamente l’assegno anticipato sono, come già avvenuto l’anno scorso, i lavoratori precoci, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni e hanno oltre 40 anni di contributi versati. Secondi nelle richieste sono coloro che invece ritengono di avere i requisiti per la cosiddetta Ape sociale o social, che viene in aiuto di chi ha una carriera lavorativa frammentata e in questa fase ha difficoltà occupazionali o di salute. Terzi risultano essere i trentini che hanno deciso di fare un mutuo da ripagare attraverso una quota della pensione futura e che hanno pensato di fare domanda sulla cosiddetta Ape volontaria. In totale 815 domande pari a 6 al giorno finora.
PRECOCI, BOOM DI DOMANDE
Già nel 2017 l’opzione per andare in pensione prima degli altri era stata colta anche in Trentino dai lavoratori cosiddetti precoci. Si tratta di coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni e che possono vantare 12 mesi di contributi pagati fino a quell’età e 41 anni di contribuzione previdenziale. I trentini che hanno scelto di fare domanda l’anno scorso erano stati 717, quest’anno con i termini che si sono chiusi per ora al primo marzo, i numeri sono stati pari a 609 domande.
APE SOCIALE A QUOTA 120
L’Ape sociale o social è lo strumento, gratuito per chi lo richiede e ha i requisiti, che consente a chi ha una posizione lavorativa precaria o si trova disoccupato di poter avere accesso a un assegno previdenziale anticipato rispetto all’età prevista per i lavoratori ordinari. I disoccupati che hanno finito integralmente di percepire, da almeno tre mesi, la prestazione per la disoccupazione loro spettante o gli invalidi civili con un grado di invalidità pari o superiore al 74% o dipendenti che per almeno 6 anni abbiano svolto delle attività gravose o usuranti (come i conciatori di pelle, operai dell’edilizia, delle cave o autotrasportatori e così via). In questo caso, le domande dei primi mesi del 2018 sono arrivate a 120 contro le 203 del 2017.
IN 86 PAGANO PER LA PENSIONE
Sempre quest’anno le domande per l’Ape volontaria, il cui termine per inviare le richieste è stato aperto solo in febbraio, sono arrivate per ora a quota 87 (a Bolzano nello stesso periodo sono ferme a quota 51). L’Ape volontaria altro non è che un prestito bancario, ma erogato dall’Inps con rata mensile a un assicurato che abbia i requisiti minimi necessari per accedere a questa formula «alternativa» di ammortizzatore sociale: 63 anni di età, 20 di contributi e, al momento della domanda, distanza dalla pensione di vecchiaia di massimo 3 anni e 7 mesi, che sono quindi il massimo anticipo possibile. Il prestito ottenuto viene restituito in 240 rate in un periodo di 20 anni mediante una trattenuta che viene effettuata dall’Inps all’atto del pagamento di ciascun rateo pensionistico. La restituzione del prestito inizia dal primo pagamento della futura pensione. Per la certificazione del diritto a questa sorta di pensione anticipata, si deve fare una prima domanda online all’Inps, che dopo opportune verifiche, indicherà l’importo massimo ottenibile per l’assegno Ape e le date entro cui presentare domanda vera e propria.
OPZIONE DONNA PER 89
Per ora le donne che hanno scelto di andare in pensione con tempistiche anticipate sono state 89 (il dato si riferisce al 2017). La cosiddetta opzione donna prevede che per avere diritto alla pensione di anzianità con l’opzione donna le lavoratrici devono possedere, entro il 31 dicembre 2015 un’anzianità assicurativa e contributiva di almeno 35 anni (34 anni, 11 mesi e 16 giorni per le gestioni esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria) e un’età anagrafica di 57 anni e 3 mesi se dipendenti e di 58 anni e 3 mesi se autonome. La pensione di anzianità viene liquidata interamente con il calcolo contributivo e venga corrisposta decorsi 12 mesi se lavoratrice dipendente, 18 mesi se autonoma, dalla data di maturazione dei requisiti previsti.
SITUAZIONE OPPOSTA ALL’ITALIA
In Trentino il rapporto tra Ape sociale e precoci è a favore nettamente dei secondi a differenza dell’Italia: «I dati sulle domande di pensione anticipata indicano che c’è meno disagio sociale rispetto al resto del Paese, mentre si evidenzia qualche difficoltà per gli over 50 che chiedono di poter andare in pensione prima perché temono di non essere più richiesti sul mercato del lavoro» spiega Marco Zanotelli, direttore dell’Inps regionale.
LE REGOLE PREVISTE DALLO STATO
Ape sociale, le domande vanno presentate entro fine marzo
L’Ape (sigla che sta per Anticipo pensionistico) social riguarda chi è disoccupato, chi ha problemi di salute e chi ha in famiglia dei disabili, così come chi fa lavori gravosi. Chi appartiene a questa categorie può andare in pensione a 63 anni, e cioè 3 anni e 7 mesi prima di quanto stabilito dalla riforma Fornero senza decurtazione dell’assegno pensionistico. La finestra per chi ha i requisiti entro il 31 dicembre 2018 si chiude il 31 marzo.
Ape precoci, nuova finestra entro il primo marzo 2019
La legge di bilancio statale 2017 prevede la possibilità, per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima del compimento dei 19 anni, di accedere con un requisito contributivo ridotto alla pensione anticipata a patto che abbiano 41 anni di contributi e possano certificare 12 mesi di contributi maturati prima del 19° anno di età. Il beneficio spetta a chi è disoccupato, chi ha problemi di salute e chi ha in famiglia dei disabili, così come chi fa lavori gravosi o usuranti (come l’edilizia o l’estrazione del porfido). Per presentare le domande per il 2019 la finestra si chiude il prossimo primo di marzo.
Ape volontaria, prestito da restituire in 20 anni
L’Ape volontaria altro non è che un prestito bancario, ma erogato dall’Inps con rata mensile a un assicurato che abbia i requisiti minimi necessari per accedere a questa formula «alternativa» di ammortizzatore sociale: 63 anni di età, 20 di contributi e, al momento della domanda, distanza dalla pensione di vecchiaia di massimo 3 anni e 7 mesi, che sono quindi il massimo anticipo possibile. Il prestito ottenuto viene restituito in 240 rate in un periodo di 20 anni mediante una trattenuta che viene effettuata dall’Inps all’atto del pagamento di ciascun rateo pensionistico.