Colpo di scena in casa Confindustria del Trentino Giulio Bonazzi si è dimesso da presidente
Giulio Bonazzi si è dimesso da presidente di Confindustria Trento. La decisione è legata alla vicenda Aquaspace, la società roveretana di sua proprietà che si occupa di depurazione e trattamento di rifiuti speciali il cui depuratore chimico è da oltre un mese sotto sequestro per ordine della magistratura. «Non posso più vedere strumentalizzato il ruolo dell'associazione per i miei problemi personali» ha spiegato ieri in conferenza stampa.
Bonazzi si è presentato nella sala al terzo piano di Palazzo Stella affiancato dal direttore di Confindustria, Roberto Busato, e dal vice presidente vicario Enrico Zobele che ha preso il comando dell'associazione, peraltro già guidata a lungo negli anni Novanta. La decisione di lasciare il vertice degli industriali l'imprenditore l'aveva già presa in considerazione da un po' e ne aveva parlato ai suoi collaboratori ma negli ultimi giorni è rapidamente maturata, anche in seguito agli articoli di stampa e a qualche critica non gradita. In particolare le considerazioni di qualche sindacalista sul pericolo che la proprietà si faccia scudo dei lavoratori non sono state digerite. «Siamo alla barzelletta più totale» ha commentato Bonazzi a questo proposito, sostenendo invece di battersi proprio per cercare di garantire ai suoi dipendenti il posto di lavoro.
Nel merito della vicenda giudiziaria ha ribadito la piena fiducia nel Tribunale e la massima disponibilità a collaborare con l'Appa, l'Agenzia provinciale per l'ambiente. Ma ha anche insistito a più riprese sulla propria coscienza ecologica e sul rispetto delle normative ambientali. «Non è mai stato scaricato nemmeno un litro d'acqua fuori norma - ha assicurato - e peraltro sono acque poi andate al depuratore di Rovereto, da cui mi dicono non aver mai notato nulla di strano».
Bonazzi ha ricordato gli ingenti investimenti fatti da cinque anni a questa parte proprio per risolvere il problema della depurazione delle acque della Tessilquattro, l'azienda del gruppo Aquafil che si serve del depuratore Aquaspace per operare con costi sostenibili. Nel settembre del 2013 era stato sottoscritto un accordo coi sindacati in cui l'azienda, a fronte di un investimento da 2,3 milioni, dichiarava di poter arrivare a circa 40 dipendenti. «Invece abbiamo speso 5,5 milioni e siamo a 78 dipendenti - sottolinea - e se avessi voluto imbrogliare invece che spendere tutti quei soldi avrei semplicemente tirato due tubi e scaricato».
Attualmente molti dei 63 dipendenti di Tessilquattro e dei 15 di Aquaspace sono in ferie forzate, potendo operare le due aziende a regime ridotto poiché è in funzione solo il depuratore biologico mentre è bloccato quello per i rifiuti speciali. Ma il tempo stringe e se la situazione non si sblocca in fretta l'azienda rischia di andare gambe all'aria, perché il solo depuratore biologico rappresenta un costo e perché i vasconi di metallo senza acqua rischiano di arrugginirsi. Per scongiurare soluzioni drastiche e dolorose l'azienda ha chiesto alla magistratura e all'Appa di poter riprendere il lavoro sotto stretta sorveglianza e alle condizioni imposte, purché sostenibili dal punto di vista tecnico ed economico. Una richiesta che sarà probabilmente presa in considerazione nell'ambito dell'incidente probatorio che il tribunale ha fissato per mercoledì prossimo, 21 marzo, quando un perito esterno sarà chiamato a valutare la situazione e verificare le ragioni che hanno spinto la magistratura a intervenire. Ragioni che il titolare dice di non avere ancora chiare ma di aver invece chiara la propria sensibilità in materia di rispetto dell'ambiente. «Gestisco un gruppo di tremila persone e non ho mai avuto neanche una multa - assicura - come non posso pensare di fare qualcosa che andrebbe contro la mia morale proprio mentre stiamo investendo milioni nella ricerca per cercare di cambiare il mondo delle plastiche».
Il problema di Tessilquattro è che quello di Aquaspace è l'unico depuratore del genere in Trentino e non sembra sostenibile l'utilizzo di altre strutture fuori provincia. L'istanza di dissequestro è stata respinta dal Tribunale ma non ci sono ancora le motivazioni, che una volta comunicate permetteranno di presentare ricorso al Consiglio di Stato. «La situazione è complessa - ribadisce Bonazzi - tanto che il primo punto dell'incidente probatorio è capire qual è la normativa di riferimento. Occorre che tutti operino con la massima tranquillità». Anche per questo meglio non coinvolgere Confindustria in questa vicenda.
Terremoto in casa Confindustria del Trentino. Il presidente Giulio Bonazzi, ceo del gruppo Aquafil di Arco, si è dimesso dall’incarico.
Lo ha comunicato poco fa durante una conferenza stampa, convocata a sorpresa e in gran fretta nella mattinata di oggi (foto Paolo Pedrotti).
Le dimissioni, ha spiegato lo stesso Bonazzi, sono legate al caso Aquaspace: non intendo che venga strumentalizzato il mio ruolo in Confindustria, ha detto.
Al suo posto, per statuto, dovrebbe ora subentrare il vice presidente anziano, Enrico Zobele, past president degli industriali trentini.
Su Aquaspace, azienda di cui Bonazzi è socio, è stata aperta un’indagine dalla magistratura. La vicenda è legata all’impianto di trattamento rifiuti di Rovereto, oggetto di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia.
Le rappresentanze sindacali di Aquaspace e dell’azienda Tessil4, che si serve dello stesso impianto di trattamento per gli scarti di lavorazione tessile, hanno incontrato l’assessore provinciale Alessandro Olivi per sottoporgli la situazione in cui si trovano i 75 lavoratori a causa dello spegnimento degli impianti in seguito alle indagini.