Boom di «liti» tra cittadini e fisco In tre mesi 213 ricorsi e 56 appelli
Contribuenti attenti alle proprie tasche e pronti a far valere le ragioni: cresce la «litigiosità» dei trentini in ambito fiscale. Il tendenziale aumento dei ricorsi alle Commissioni tributarie, registrato nel 2017 nella nostra provincia, trova conferma nell’analisi per aree e regioni del Rapporto trimestrale sullo stato del contenzioso. L’analisi, a cura del Dipartimento delle Finanze del Ministero, evidenzia che in Trentino Alto Adige nel periodo gennaio-marzo 2018 sono pervenuti alle Commissioni tributarie di Trento e di Bolzano 213 ricorsi.
Pochi nel confronto con i numeri di altre aree, tanti rispetto al dato registrato nel 2017. Lo scorso anno nella sola provincia di Trento le liti con il fisco sono state 403. Anche il valore complessivo delle controversie ha subìto un’impennata ad inizio anno: 35,7 milioni di euro per i ricorsi del primo trimestre 2018 in regione, contro i complessivi 47,5 milioni di euro dei ricorsi dei 12 mesi del 2017 solamente in Trentino.
La nostra regione sale sul podio per il valore delle controversie di cui si occupano le Commissioni tributarie di primo grado: con la media di 167mila euro a ricorso, ci superano solo la Lombardia (321mila euro) e il Lazio (206mila euro), mentre il dato nazionale si ferma a 108.848. Insomma, se si litiga con il fisco non è per quisquilie, ma per importi sostanziosi.
La tendenza ad un aumento di procedimenti è evidente anche nell’analisi degli appelli pervenuti nel primo trimestre 2018 davanti alle Commissioni tributarie di secondo grado di Trento e di Bolzano: 56 contenziosi in ambito regionale, a fronte dei 92 dell’intero 2017 solo a Trento (ma nel 2016 erano stati 128).
Il valore complessivo degli appelli dei primi tre mesi è di 20 milioni di euro, cifra che somma i contenziosi analizzati a Trento e a Bolzano: pur essendo ampiamente sotto la media nazionale (sul podio ci sono Lombardia con 686 milioni, Lazio con 666 milioni e Campania con 300 milioni), supera l’importo complessivo del 2017 della Commissione tributaria di II grado di Trento, pari a 6,8 milioni di euro.
Anche per gli appelli il valore medio delle controversie è tra i più alti registrati in ambito regionale: 362.775 euro, con il Piemonte in vetta a 566 mila euro, seguito dalla Lombardia con 469.049 euro (la media nazionale è di 182.813 euro). Abbiamo il minor numero di ricorsi di tutta Italia (solo la Valle d’Aosta ne ha meno, fermandosi a 10), ma i contenziosi riguardano cifre importanti.
L’aumento della litigiosità in ambito fiscale era stato evidenziato lo scorso marzo nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario delle Commissioni tributarie. Il presidente della Commissione tributaria di II grado di Trento Corrado Pascucci aveva parlato di «bilancio positivo», nonostante la scopertura di 5 giudici su 12, sottolineando che «sono estranee a questo territorio le inefficienze che sembrano affiggere taluni uffici giudiziaria del territorio italiano», che «l’arretrato è assolutamente fisiologico» e che «i tempi di definizione delle controversie sono più che accettabili».
La relazione, con la presentazione dei dati relativi al 2017, era stata occasione per intervenire sulla «flat tax», con una forte critica: «Quello di progressività e di capacità contributiva è uno dei pilastri dello Stato democratico» aveva detto.
Davanti alla Commissione Tributaria di I grado di Trento le controversie pendenti al 31 dicembre 2016 erano 837. I ricorsi nel 2017 sono stati 403 (per 47, 5 milioni), quelli definiti 305 (per imposte del valore di 69,4 milioni), con 65 procedimenti sospesi per via della «rottamazione delle liti pendenti».
Le vertenze definite con conciliazione sono state 13. I ricorsi favorevoli al contribuente sono stati 20,99% contro il 21,4% favorevoli all’ufficio, mentre il 20,9% ha un giudizio intermedio. Per quanto riguarda la Commissione Tributaria di II grado, i procedimenti pendenti a fine 2016 erano 219, nel corso del 2017 ne sono pervenuti 92 (per un valore di 6,8 milioni) e definiti 133 (per imposte del valore di 26,9 milioni). Favorevole all’ufficio il 46,5 % degli appelli; nel 31% dei casi ha «vinto» il contribuente.