Che cosa vuole la Guardia di Finanza dalla Legoprint
Dirigenti fittiziamente degradati al ruolo di «quadri», per essere collocati in pensione sfruttando una crisi aziendale. Operai trasferiti, anche in questo caso spesso solo formalmente, dallo stabilimento di Lavis e quelli del vicentino così da beneficiare della cassa integrazione straordinaria. Trattamenti che secondo la procura di Vicenza integrano il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza di Vicenza in collaborazione con i colleghi trentini, vede 12 persone indagate: Giulio Olivotto, 73 anni di Vicenza, legale rappresentante della Lego spa (con 100 milioni di copie annue uno dei maggiori produttori di libri di qualità in Europa); gli ex dirigenti, ora in pensione, Carlo Zanon, 55 anni residente a Sanzeno e Mauro Cattani 59 anni residente a Campodenno; inoltre 9 operai dello stabilimento di Lavis.
Il gip di Vicenza, Matteo Mantovani ha disposto un sequestro per equivalente per complessivi 529.367 euro. Nel dettaglio 279.395 a carico di Mauro Cattani; 217.997 euro a carico di Carlo Zanon e 31.995 a carico della Lego spa.
I finanzieri della Tenenza di Cles hanno eseguito il sequestro preventivo di una villetta a Sanzeno di proprietà di Zanon. Sotto sequestro sono finiti anche 7 conti corrente bancari, un fondo di investimento irlandese, un prodotto assicurativo e una Jeep Cherokee. Sono beni che vengono di fatto «congelati» dall’autorità giudiziaria (ma l’immobile può comunque essere utilizzato dall’indagato) in vista di una possibile confisca dei beni.
Nei guai sono finiti anche i nove dipendenti della Lego spa dello stabilimento di Lavis trasferiti nel Vicentino, secondo l’accusa fittiziamente al solo fine di far maturare loro benefici pensionistici e di welfare. Tutti e nove sono indagati per concorso in truffa aggravata: la posizione degli operai però appare meno pesante perché potevano non essere del tutto consapevoli di stare commettendo un reato.
Sotto inchiesta sono finiti: G.D., 63 anni residente a Lavis; T. R., 57 anni di Sporminore; N. R. 58 anni di Trento; S.T.F., 62 anni di Terlago; A. B., 59 anni di Campodenno; G. V., 60 anni di Volano; L. T., 56 anni di Cembra; S. S., 62 anni di Trento; G. X, 59 anni di Marano Vicentino.
Alla Lego spa di Vicenza viene contestata «l’assenza di qualsivoglia modello di gestione idoneo a prevenire tale forma di reato (la truffa aggravata, ndr)». L’azienda replica respingendo con decisione tutte le accuse: «amareggiata e sorpresa rispetto alle accuse che le vengono rivolte - si legge in una nota - ritiene doveroso affermare di aver applicato in maniera scrupolosa le norme in materia e ribadisce la correttezza delle proprie azioni in coerenza con la propria storia e i propri valori , come avrà modo compiutamente di dimostare».
L’operazione condotta dalle Fiamme Gialle è stata denominata «Buen retiro». Ma l’agognata pensione secondo l’accusa sarebbe arrivata con «artifizi e raggiri» violando la legge. Naturalmente - va sottolineato - si tratta di accuse ancora tutte da provare.
Le indagini sono partite da un accertamento condotto il 6 aprile del 2017 dall’Ispettorato territoriale del lavoro di Vicenza a carico della Lego spa nel corso del quale emergevano presunte irregolarità in relazione al pensionamento di due dipendenti, Zanon e Cattani. Secondo l’accusa entrambi erano stati originariamente assunti come dirigenti per poi essere demansionati al ruolo di «quadro» e, dopo breve tempo, collocati in pensione anticipata sulla base della legge 62 del 2001 per i dipendenti di aziende in crisi del settore editoria-poligrafico.
Nello specifico Zanon, dirigente dello stabilimento Lego spa di Lavis, era stato demansionato a «quadro» il primo aprile 2015, trasferito presso la sede di Vicenza e collocato in pensione il primo novembre 2015 usufruendo anche di due settimane di cassa integrazione. Cattani, dirigente della sede della Lego spa di Vicenza, era stato demansionato il primo novembre 2013 e pensionato il primo novembre 2014. Anche in questo caso il dipendente era stato messo in cassa integrazione per una settimana prima della cessazione del rapporto di lavoro. In seguito Cattani stipulava un contratto di collaborazione a progetto con la Lego spa, lavorando dal 2015 al 2017.
I dipendenti della Lego, sentiti nel corso delle indagini, confermavano di aver continuato a ricevere ordini da Zanon e Cattani i quali di fatto secondo gli inquirenti avevano mantenuto i loro incarichi dirigenziali a Lavis e Vicenza.