Nuova Carige, un Cda a 7 ci sarà Cassa Centrale
Il salvataggio di Carige a opera del Fondo interbancario di tutela dei depositi e di Cassa Centrale Banca, reso possibile dal voto favorevole dell’assemblea dei soci di venerdì, incassa il plauso del governo, per bocca del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, e di molti altri esponenti del mondo politico ed economico. Si tira un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo della liquidazione dell’istituto ligure, con 8 miliardi di euro di costi e i conseguenti problemi occupazionali. Tra chi sottolinea il contributo trentino, oltre alla presidente della Cooperazione Marina Mattarei, c’è il governatore Maurizio Fugatti.
«Pensare che le nostre Casse rurali, tramite Cassa Centrale Banca, siano risultate decisive per un’operazione finanziaria di questa portata a livello nazionale fino a qualche mese fa non era sicuramente prevedibile e questo è un motivo di forte orgoglio per il sistema trentino - afferma il presidente della Provincia - Un intervento importante, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche per la tutela di tutti i risparmiatori che hanno investito nella banca ligure e di coloro che ci lavorano».
Per la banca guidata dal presidente Giorgio Fracalossi e dall’amministratore delegato Mario Sartori, però, il difficile viene adesso. L’assemblea dei soci di Carige, grazie anche alla decisione di non partecipare al voto del primo azionista Malacalza, ha approvato l’aumento di capitale da 700 milioni di euro, per una banca valutata nella relazione dei commissari 55 milioni, nell’ambito di un piano di rafforzamento patrimoniale da 900 milioni. Il prossimo passo spetta al Fondo interbancario, che deve essere autorizzato dalla Banca Centrale Europea a salire oltre il 10% delle azioni della banca. A quel punto parte l’aumento di capitale, in cui Ccb metterà 63 milioni, che dovrebbe concludersi entro l’anno.
Con la ricapitalizzazione cambierà l’assetto azionario, con una diluizione delle quote dei soci attuali, e arriverà la nuova governance. Dopo la fine del commissariamento, si prevede un cda a 7 membri in cui ovviamente Cassa Centrale sarà presente, ma in questa fase non dovrebbe avere incarichi di vertice.
Anche perché il gruppo cooperativo a guida trentina ha un margine di tempo per esercitare l’opzione che potrebbe portarlo a controllare Carige. Nel frattempo occorre verificare i conti della banca, che chiuderà il 2019 con oltre 700 milioni di rosso, procedere alla cessione dei crediti deteriorati alla ex Sga, che ora diventa Amco, arrivare agli accordi sugli esuberi con i sindacati, che nei commenti hanno sottolineato in particolare la difesa dell’occupazione.