Shock Rurali: la Giunta dice stop alla fusione La Provincia in tribunale a fianco dei soci
La giunta provinciale ha deciso di appoggiare la battaglia dei circa 400 soci della Rurale di Lavis che contestano l'esito dell'assemblea che ha portato alla fusione con la Rurale di Trento. Ieri, in una seduta straordinaria, infatti, l'esecutivo guidato da Maurizio Fugatti (Lega), ha deciso, sulla base di un parere giuridico del professor Giandomenico Falcon, di presentare un ricorso ad adiuvandum (ossia un sostegno giuridico) a quello già avviato di fronte al tribunale di Trento dai soci della Cassa rurale di Lavis che contestano il modo in cui è stata gestita l'assemblea e lamentano il fatto che ci sarebbero state delle irregolarità. Per ora il giudice ha respinto la richiesta di sospensiva dell'esito dell'assemblea, per il merito si deve attendere l'inizio di gennaio quando però i magistrati civili si troveranno a dover decidere su due aspetti, uno dei quali viene posto all'attenzione del tribunale proprio dalla decisione della giunta provinciale. Se la richiesta dei soci è quella di verificare se ci siano state delle irregolarità nella gestione dell'assemblea e quindi arrivare a annullare di fatto la validità della stessa e la scelta di fondersi con Trento, quella della Provincia, fondata sul parere del professor Falcon, tocca le competenze proprie dell'Autonomia e, a cascata, la competenza della giunta ad autorizzare la fusione tra le due Casse rurali. Secondo il parere di Falcon, se è vero che Cassa centrale banca come capogruppo di livello nazionale, è sicuramente sottoposta alla vigilanza esclusiva della Banca centrale europea, le due Casse rurali, essendo società con sede, filiali e attività in Trentino, ricadono sotto la competenza della Provincia per quanto riguarda la vigilanza del settore del credito cooperativo. Se l'esito dell'iter giuridico fosse favorevole alla Provincia, senza l'autorizzazione mancherebbe un elemento fondamentale per rendere giuridicamente valida la fusione. E quindi ciò potrebbe portare a rivedere l'esito a cui finora si è arrivati.
La Provincia, però, oltre al livello giudiziario, si è mossa anche sul piano tecnico. Il Servizio entrate e credito della Provincia, infatti, ha inviato una lettera direttamente alla Cassa rurale di Lavis e, per conoscenza, alla Cassa rurale di Trento, con la quale chiede di spiegare come sono andate le cose nell'assemblea della rurale rotaliana che ha dato il via libera alla fusione. La giunta, spiega Fugatti, ha avuto notizia di possibili irregolarità rispetto all'andamento dell'assemblea. E la lettera inviata proprio ieri alle due banche del credito cooperativo, chiarisce che «si è venuti a conoscenza di gravi irregolarità che sarebbero intercorse nel processo per la fusione tra le de Rurali in ambito dell'assemblea» e quindi si «chiede di dare immediato riscontro alla lettera fornendo una relazione in merito e chiedendo qualora risultino fondate le gravi irregolarità denunciate di adottare gli atti necessari alla regolarizzazione». Ossia, spiegato, spiegateci o sanate, quindi azzerando l'assemblea che si è tenuta e chiedendo di riconvocare i soci per farli esprimere in materia, chiarisce Fugatti.
Su questa fusione, spiega Paolo Nicoletti, la Provincia non ha visto una carta e non si è potuta esprimere. Secondo Falcon la competenza autorizzatoria rimane in capo alla Provincia e quindi di qui la decisione della delibera.
Il vicepresidente della giunta Mario Tonina (Progetto Trentino) sottolinea come tale iter avviato dalla giunta serva per fare «chiarezza sulle competenze anche in vista delle future fusioni delle Rurali». Nel 2019 la giunta aveva autorizzato due fusioni, sulla base delle informazioni arrivate dal credito cooperativo trentino. «Ma loro sostengono - dice Tonina - che all'epoca lo avevano fatto perché ancora non era arrivata l'autorizzazione della Bce». Sullo sfondo ci sono poi le norme di attuazione da adeguare alla nuova situazione: quando erano state scritte, difficilmente si poteva pensare che il credito cooperativo potesse passare sotto la vigilanza della Bce. Per la Provincia l'autorizzazione sulle singole Rurali andrà prevista anche se il gruppo è sottoposto a vigilanza della Bce.
VILLOTTI E FRACALOSSI
Se la giunta pensava di poter frenare il processo di aggregazione tra Lavis e Trento, non ha centrato l'obiettivo. In risposta, le due Rurali hanno comunicato di avere, proprio ieri stipulato l'atto di fusione. «Confortati dagli approfondimenti legali espletati riguardo alle contestazioni mosse da un gruppo di soci della Cassa Rurale Lavis Mezzocorona Valle di Cembra in relazione alla delibera assembleare della stessa che ha approvato la fusione e dal decreto del Presidente del Tribunale di Trento del 21 dicembre 2019 che, sia pure ad un primo esame, ha ritenute legittime le modalità di partecipazione al voto e di calcolo dello stesso, nonché non necessaria l'autorizzazione della Provincia, si è ritenuto doveroso procedere con la stipula dell'atto di fusione» spiegano in una nota unitaria i presidenti delle Rurali Ermanno Villotti per Lavis e Giorgio Fracalossi per Trento.
Il progetto di fusione prevede, che la fusione abbia effetto dal 1° gennaio, «non consentendone rinvii di sorta». «Certi che ogni passaggio legale e procedurale sia stato condotto nel pieno rispetto delle norme e dei regolamenti, le Casse hanno, quindi, ritenuto necessario dar seguito a quanto deliberato dalle rispettive assemblee dei soci, che, anche per quanto riguarda Cassa Rurale Lavis Mezzocorona Valle di Cembra, hanno approvato a larga maggioranza la fusione tra i due enti creditizi; e ciò anche al fine di rispettare un principio democratico, non solo di rilevanza giuridica, ma che permea anche lo spirito cooperativo» continuano i due presidenti. La Cassa Rurale «che nasce dalla fusione difenderà in ogni sede la legittimità della delibera adottata dalla assemblea dei soci» di Lavis e la fusione, «che consente la nascita di una nuova Cassa Rurale ancora più solida, efficiente e competitiva, nell'interesse di tutta la Comunità» concludono Fracalossi e Villotti. La nuova Cassa rurale potrà contare su una raccolta complessiva di 3,56 miliardi di euro, dei quali 2,35 miliardi di euro di raccolta diretta e oltre 1,2 di raccolta indiretta. Sul fronte dei prestiti, secondo i dati degli ultimi bilanci di fine 2018, si andrà oltre 1,7 miliardi di euro.
Intanto, si viene a sapere che alla Provincia era già stato comunicato che le Rurali erano ormai da considerarsi non più sotto l'egida della vigilanza provinciale, bensì europea. La mail, una pec, era stata inviata a luglio di quest'anno al Servizio Entrate e credito, alla sezione vigilanza di Banca d'Italia a Roma e alla sua filiale trentina. Una lettera mai contestata dalla Provincia, spiegano dal credito cooperativo, e quindi considerata operativa anche per piazza Dante. Viene poi ricordato come una apposita norma del 2016, in relazione alla quale la Provincia non aveva fatto alcuna contestazione, ha modificato l'articolo 159 del Testo Unico Bancario, dedicato alle competenze in materia bancaria e creditizia delle Regioni a statuto speciale, introducendo un nuovo comma con cui si è chiarito che le competenze in tale ambito sono «esercitate nei limiti derivanti dalle disposizioni del Meccanismo di Vigilanza Unico e in armonia con esse» spiegano dal credito cooperativo.
FUGATTI
«Non entriamo nel merito della fusione sì o no, noi vogliamo solo chiarire se le nostre competenze sono state rispettate o meno». Maurizio Fugatti, presidente della Provincia, spiega così le ragioni per cui la giunta ha deciso di presentare un ricorso in tribunale.
Presidente, voi avete chiesto un parere al professor Falcon prima di muovervi. Cosa dice?
Il parere dice che nel processo di fusione dei due istituti di credito cooperativo potrebbero non essere state rispettate le prerogative riconosciute alla Provincia autonoma dallo Statuto di autonomia. Questo ci ha spinti a presentare un ricorso al tribunale di Trento, che segue a quello presentato da quasi 400 soci della Cassa Rurale di Lavis. La Provincia però non si esprime sul merito dell'operazione. La nostra volontà è esclusivamente quella di difendere la competenza provinciale in materia di vigilanza sul sistema bancario regionale. Si tenga presente che alla Provincia non è mai pervenuta alcuna documentazione in merito a questo processo di fusione",
Poi avete anche chiesto di annullare di fatto l'assemblea. In che senso?
Il secondo aspetto non meno importante è il fatto che il Servizio entrate della Provincia ha inviato una lettera a Lavis e, per conoscenza a quella di Trento in cui si chiede una relazione su quanto accaduto in assemblea e, nel caso in cui le irregolarità fossero confermate, di sanarle.
Chiedete risposte al credito cooperativo?
Nel movimento cooperativo la trasparenza e la regolarità sono dovute e ci spiegheranno, ciò su cui vogliamo chiarezza è se sono state rispettate le competenze che sono in capo alla giunta provinciale.
Ma con questo atto politico vi schierate contro la fusione?
La giunta provinciale non entra nel merito della fusione sì o fusione no, è un tema che non ci compete. Noi entriamo nel merito delle competenze in materia di vigilanza e di credito cooperativo che ci vengono attribuite dal nostro statuto di autonomia.
Il quadro in questi anni è però cambiato. Con Cassa centrale che ora è sotto la vigilanza europea della Bce.
Proprio a seguito del percorso legislativo che si è modificato negli ultimi anni in materia abbiamo voluto chiedere un parere a Falcon per capire se in questo percorso sono state rispettate le nostre prerogative. E il parere dice che noi quelle competenze le abbiamo ancora. Questo discorso potrà valere anche per le prossime fusioni.
Cosa vi attendete dalle due Rurali rispetto alla fusione?
C'è una interlocuzione in corso, dico solo che è saggio ragionare sul da farsi.