Senza salario né cassa 2.000 lavoratori trentini
Siamo quasi a metà luglio ma ci sono 6.000 lavoratori trentini, soprattutto nell’artigianato, nella ristorazione, nel turismo, che non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione per i periodi di sospensione del lavoro a causa della crisi Covid. E tra essi, ce ne sono 2.000 che non vedono un soldo da tre, a volte quattro mesi: non hanno ripreso a lavorare e non hanno indennità. Duemila famiglie in grave difficoltà, a cui si aggiungono i quasi 1.000 addetti delle mense scolastiche e degli impianti sportivi che d’estate sospendono il lavoro come ogni anno, ma ora non trovano quelle occupazioni nel turismo che consentivano loro di avere un reddito anche nei mesi estivi. È la fotografia del disagio del lavoro in Trentino a causa dei ritardi della pubblica amministrazione e della recessione che si è abbattuta sull’economia.
L’allarme sulla situazione delle imprese e dei lavoratori dell’artigianato è stato lanciato da Assoartigiani, e da Confartigianato a livello nazionale, insieme a Cgil Cisl e Uil. «È inaccettabile che ad oggi i lavoratori dell’artigianato stiano ancora attendendo i pagamenti dei mesi di aprile, maggio e ora anche giugno a causa dei ritardi nell’assegnazione delle risorse pubbliche a Fsba» cioè al Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato, l’organismo nazionale che paga la cassa integrazione alle imprese del settore.
«Il totale delle domande presentate al Fondo da imprese artigiane trentine è pari a 2.600 per 7.600 lavoratori - spiega il direttore di Assoartigiani Nicola Berardi - Febbraio e marzo sono stati pagati per intero con risorse proprie del Fondo: in Trentino 1 milione 200mila euro. Aprile invece avrebbe dovuto essere coperto da risorse dello Stato, come previsto dai decreti del governo, ma dei 4,6 milioni di euro necessari, è stato finora pagato il 25% circa, 1 milione 210mila euro.
Il governo sta tardando a dare le risorse». Ad aprile l’artigianato era in gran parte fermo, quindi i tre quarti dei lavoratori, oltre 5.500, non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione per quel mese.
«Maggio è come aprile - aggiunge Berardi - Le domande di giugno invece devono essere ancora caricate. La richiesta ora è più bassa, perché gran parte delle aziende ha ripreso l’attività, anche se alcune a regime ridotto». Tuttavia sono certamente in cassa i circa 1.000 dipendenti del trasporto persone e autonoleggio, che è ancora praticamente fermo, e altri lavoratori che non vedono un soldo da tre mesi. «A soffrire sono anche le aziende che hanno anticipato la cassa per non lasciare i lavoratori senza reddito» rimarca Berardi.
E non hanno ricevuto ancora un euro gli oltre 200 lavoratori e lavoratrici delle mense aziendali trentine che da marzo sono in cassa integrazione in deroga. Lo denunciano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil che sollecitano l’Inps ad accelerare sui pagamenti. «Questi lavoratori e le loro famiglie sono ormai in enorme difficoltà e per di più non possono chiedere l’anticipazione dell’ammortizzatore sociale alle banche visto che non è ancora stato fornito loro il numero di protocollo che sancisce il diritto a godere dell’ammortizzatore» sostengono i sindacalisti Francesca Delai, Gabriele Goller e Dino D’Onofrio. Si tratta di dipendenti di grossi gruppi della ristorazione collettiva come Dussmann, Cir Food, Compass, Euroristorazione, Sodexo, Hospes. Realtà che operano in diverse regioni e che in Trentino gestiscono le mense di grandi strutture manifatturiere come la Dana di Arco e Rovereto, la Luxottica, l’Ebara, la Mariani, la Mahle. Inoltre a metà luglio per la maggioranza di questi lavoratori si esauriranno le 18 settimane di cassa integrazione Covid e non potranno essere attivati altri ammortizzatori.
Ad essi si aggiungono i 48 lavoratori e lavoratrici delle mense universitarie che sono ancora in attesa del passaggio a Risto3. «Ieri (l’altro ieri ndr) c’è stato un incontro con l’Opera Universitaria, Risto3 e Sma, l’azienda uscente - spiega Delai - Come ha detto il mio collega della Uil, Risto3 sta chiedendo il riscatto per i lavoratori-ostaggi perché chiede di riconsiderare le condizioni dell’appalto con la nuova situazione.
L’Opera ha detto che o il 13 luglio Risto3 firma o si prenderà in considerazione di passare alla seconda classificata. Sma ha attivato l’anticipazione della cassa integrazione fino al 28 giugno ed è disponibile a chiederla fino al 13 luglio, ma solo se c’è l’effettivo passaggio di consegne». Intanto i lavoratori non ricevono né ammortizzatore né stipendio. «La Provincia ci aveva promesso che nell’assestamento di bilancio avrebbe messo le risorse per prolungare gli ammortizzatori del turismo e della ristorazione e che l’avrebbe fatto ai primi di luglio - sottolinea Delai - Ora pare che ci siano 15 milioni di euro a questo fine ma la legge va in discussione solo la settimana prossima».
E gli altri lavoratori e lavoratrici delle mense scolastiche? «Sono senza lavoro come ogni anno nei mesi estivi - dice Delai - Le 700 lavoratrici di Risto3 hanno la Naspi (indennità di disoccupazione ndr). Le altre 200 interrompono il lavoro a giugno e riprendono a settembre.
Solo che la situazione si è aggravata perché di solito d’estate fanno la stagione e quest’anno è più difficile».
Nel complesso la cassa integrazione degli addetti del turismo è coperta dal Fondo di solidarietà trentino, che insieme all’Inps ha accelerato i pagamenti: marzo e aprile sono stati pagati entro giugno, ora arrivano i pagamenti di maggio. Poi ci sono le situazioni come quelle dei 70 dipendenti di 4 cooperative sociali che operano in appalto negli impianti sportivi e palestre scolastiche Asis. Di solito durante la sospensione estiva delle attività scolastiche ricevono una retribuzione derivante dalla banca dati accumulata durante l’anno. Quest’anno non hanno potuto accumulare granché. Così ora sono, denunciano Filcams e Fisascat, senza ammortizzatore sociale e senza stipendio, nonostante lo sforzo che le cooperative hanno fatto nei mesi scorsi anticipando le indennità.