«I ristoranti sono sicuri» parola dello chef Bertol che critica le istituzioni
Il settore del turismo, sicuramente tra i più colpiti dall'inizio della pandemia, ancora oggi vive nell'incertezza. Così come, quasi in parallelo, quello della ristorazione, soggetta a vincoli generalizzati e sempre più stringenti.
Il grido di dolore di centinaia di esercenti e titolari di strutture, risuona ormai da mesi; eppure, sostengono alcuni, ancora poco è stato fatto per trovare delle vere soluzioni a problematiche che, giorno dopo giorno, portano le attività a chiudere.
Tuttavia, sembra esserci grande unità e sostegno reciproco: la denuncia di una situazione oramai insostenibile arriva infatti anche da chi, decisamente, al momento non ha problemi in termini di presenze e riscontro economico.
Il titolare della Villa Orso Grigio di Ronzone, il celebre chef Cristian Bertol (nella foto , viso noto al grande pubblico dopo l'esperienza alla Prova del Cuoco), si schiera infatti dalla parte di coloro che, in questi ultimi mesi, hanno visto crollare la speranza di una ripartenza post-Covid. Troppe infatti le mancanze rispetto a promozione del territorio e del turismo sicuro in Trentino, ha spiegato Bertol, che ad oggi non hanno quindi permesso il giusto rilancio delle attività nostrane.
«Dovevamo anticipare il problema, invece al momento non c'è una strategia di promozione - dice lo chef. - Le istituzioni non spiegano che venire in Trentino è sicuro, e che altrettanto sicure sono le nostre strutture. Sento tantissimi colleghi disperati, molti non hanno riaperto o hanno chiuso di recente, sappiamo che le crisi mondiali vanno ad impattare maggiormente su chi non ha le spalle coperte ma non possiamo accettare che si vada avanti così. C'è chi non ha la possibilità di andare in televisione o in radio per promuovere il territorio e i prodotti trentini, cosa che invece io ho fatto in ogni occasione in cui mi è stato possibile. I ristoranti non sono delle Rsa, tantissime persone si sono adattate alle misure imposte dal Governo, investendo risorse e spendendo i propri soldi per continuare a lavorare. Invece ora si generalizza, si impongono decisioni dall'alto a tutti, come se i ristoranti fossero "covi di Covid"».
Altro punto sul quale Bertol ha voluto porre l'attenzione, è stato l'ormai prossimo turismo invernale: dinamica quest'ultima della quale non si potrà fare a meno, indipendentemente dagli sviluppi del Covid-19. Troppo importante infatti la stagione che a breve dovrebbe tornare ad animare la nostra Provincia, fondamentale per gli esercenti di ogni attività e, in particolar modo, per coloro i quali gestiscono hotel e strutture simili. «Eppure non è stato fatto ancora nulla rispetto alla promozione turistica - ha concluso Bertol. - Chi dovrebbe programmare, non lo sta facendo. Siamo sempre in ritardo, mancano strategie: ad esempio, sappiamo come comportarci per andare a scuola ma niente è stato fatto per ciò che accadrà tra due mesi. Siamo quasi in novembre, quanto ancora dobbiamo aspettare? Inoltre, non sfruttiamo le risorse umane del nostro territorio e chi ha idee per risollevare il settore spesso viene messo da parte».
«I commercianti ambulanti non sono disposti a fare da capro espiatorio per una seconda volta. Già in primavera il commercio ambulante altoatesino ha dovuto rimanere immobile mentre tutte le altre attività economiche riprendevano a lavorare. I mercati, al contrario, sono rimasti a lungo dimenticati», afferma per parte sua il direttivo dei commercianti ambulanti nell’Unione altoatesina.
«Tutti, nel frattempo, abbiamo capito che, all’aria aperta e rispettando le due principali misure precauzionali - distanza e protezione di bocca e naso - il rischio di contagio è limitatissimo», afferma il presidente dei commercianti ambulanti nell’Unione Andreas Jobstreibizer. «Che adesso si torni a puntare il dito sui mercati è del tutto inaccettabile! Il commercio all’aria aperta non implica problematiche particolari ed è molto meno rischioso rispetto, per esempio, a quello esercitato in un centro commerciale. I nostri clienti dei mercati settimanali, ma anche degli altri mercati, continuano a ripeterci di venire volentieri, perché si trovano all’aria aperta, non si sentono costretti e si sentono meglio in ogni senso», aggiunge il presidente. Più di metà delle famiglie altoatesine acquista regolarmente al mercato.