Trentino, la preoccupazione del commercio ambulante

Preoccupati e arrabbiati. Gli ambulanti del mercato del giovedì si sentono appesi a un filo. Resisteranno i mercati all'aperto nelle prossime settimane? Le voci si rincorrono, le incertezze hanno il sopravvento: sabato (domani) a Pergine ci sarà il mercato? Intanto all'affezionata clientela del giovedì a un banco di formaggi ci si saluta così: «Arrivederci a… non sappiamo quando. Speriamo giovedì prossimo, ma… chissà. Qui è un terno al lotto. Ogni nuovo Dpcm allontana clienti».

Ieri meno gente del solito al mercato: «Abbiamo registrato un calo – fanno osservare alcuni esercenti – tra il 25 e il 30% rispetto alla scorsa settimana. Si vede che gira meno gente. Eppure da noi non c'è affollamento e siamo all'aperto». Tra i più arrabbiati, Nadia Riviera, roveretana, tre generazioni di commercianti ambulanti, tre banchi, tra abbigliamento e biancheria, al mercato del giovedì: «Stiamo facendo il 50% di affari rispetto a due settimane fa. La gente ha paura ed è spaventata dall'eccesso di allarmismo. Anche se il Trentino è zona gialla, ci hanno tolto le fiere e adesso sono a rischio i mercati. Se resistiamo, c'è il rischio di vendere poco. È appena arrivata la merce invernale, noi i fornitori dobbiamo pagarli… Qua sembra che lo Stato ci faccia tirare finché guadagniamo il necessario per pagare le tasse e poi ci richiudono. Ma noi cosa mangiamo? Non abbiamo uno stipendio fisso».

Preoccupazione alla bancarella di scarpe Scapin, da Galliera Veneta (Padova), in via Belenzani. Alberto Scapin, 69 anni (di cui 60 passati nel commercio ambulante) è diretto: «Vogliamo solo una cosa: che ci lascino lavorare. La gente è disorientata da tutti questi Dpcm. Oggi ho venduto un 30% meno dell'ultimo giovedì di ottobre e anche a Borgo Valsugana abbiamo visto meno clienti in questi giorni. Piuttosto che chiuderci, si rafforzino i controlli sul rispetto del distanziamento anche nei mercati».

Settimana da dimenticare per i rivenditori di fiori. Barbara Tomasi e il marito Alessandro Marchi rappresentano il malcontento del settore: «Con l'annuncio della chiusura dei cimiteri per il ponte dei morti abbiamo perso un 40% di vendite. Stiamo buttando un sacco di piante e anche oggi (ieri, ndr) il passaggio qui in Piazza Duomo è stato davvero fiacco».

Non va meglio per i negozi e le attività del centro storico. Ieri poco passaggio nelle vie. «Per forza, si vede che la gente è responsabile» commenta Roberta Torta della Casa del caffè in via San Pietro, andando quasi contro il proprio interesse. «Lo smart working ci ha già riportato via parecchi clienti. Noi siamo bar ma anche negozio e questo un po' disorienta la clientela. Ogni giorno stiamo registrando un leggero calo. D'altra parte la situazione è seria, la gente lo capisce. Stiamo cercando di lavorare il più possibile con gli spazi all'esterno, finché il clima è buono. In dicembre avevamo diversi clienti lombardi con seconda casa in Trentino, ma non ci illudiamo di vederli quest'anno, se sono in zona rossa. Vediamo già che alcuni clienti fanno scorta di caffè per casa…».

Al Forno urbano, panetteria e focacceria di via Roma, la preoccupazione è soprattutto per il ritorno delle lezioni online per gli studenti delle superiori: «Abbiamo già perso molti clienti degli uffici pubblici, che lavorano di nuovo da casa – osserva Cristina Milone – e la prossima settimana mancheranno i ragazzi delle superiori in pausa pranzo: proviamo a restare aperti grazie alla vendita di pane. Ma se siamo in zona gialla e lavoriamo meno, non credo che ci ristorerà nessuno».

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