La pandemia non ferma Cavit Ricavi su del 10%: 210 milioni
La pandemia non ferma i conti della Cavit. Il colosso trentino della cooperazione vitivinicola fa segnare per la prima volta nella sua storia un fatturato consolidato che supera i 200 milioni di euro, arrivado a quota 209 (l'anno scorso erano stati 191). Da un lato c'è l'apporto delle società dell'ex gruppo Lavis (Casa Girelli, Cesarini Sforza, Glv) acquisite alla fine del 2019, con il ritorno nel consorzio della cantina rotaliana. Dall'altro il fatto che, con la pandemia, le vendite nella grande distribuzione organizzata (Gdo, ovvero supermercati e ipermercati) sono aumentate di molto, consentendo di contenere la caduta dei fatturati realizzati attraverso il canale cosiddetto Horeca (hotel, ristoranti, enoteche) che con le restrizioni dovute alla pandemia ha avuto un arretramento molto pesante. Anche l'utile, che l'anno scorso era stato di circa 5,1 milioni di euro, cala a 3,3 dovuta a rettifiche delle aziende acquistate a fine 2019 e all'aumento molto forte del costo del lavoro. Il liquidato, ossia quanto viene pagato al quintale di uva conferita dalle cantine socie, che poi a loro volta lo riversano sui propri viticoltori, è salito attestandosi a 97 milioni di euro.
La pandemia ha cambiato la modalità di acquisto del vino, hanno spiegato il presidente della Cavit Lorenzo Libera e il direttore generale Enrico Zanoni, presentando i dati del bilancio 2019/2020 approvato all'unanimità dall'assemblea delle 11 cantine aderenti al consorzio. Si sono privilegiati i consumi in casa, a causa delle limitazioni da pandemia, e è aumentata la vendita attraverso il canale della Gdo. «Dove eravamo molto presenti in quel canale, come negli Usa, nostro primo mercato per le esportazioni - ha chiarito Zanoni - abbiamo aumentato a doppia cifra, dove invece avevamo una presenza forte nell'horeca come in Russia, siamo calati in doppia cifra, ma qui abbiamo una quota di vendite molto più ridotta».
Aumenta, anche grazie alla acquisizione di Cesarini Sforza, il peso della spumantistica sul fatturato. Nel 2010 era del 9% circa, ora siamo oltre al 19%, ha confermato Zanoni. Infine, sempre in ambito di spumantistica, positivi anche i risultati di Kessler Sekt. Infatti, malgrado la forte flessione del canale elettivo del brand rappresentato dal settore Horeca, il fatturato si è incrementato dello 0,5% arrivando ad oltre 9,5 milioni di euro.
Anche sul fronte dei mercati internazionali, che continuano a rappresentare per Cavit l'80% del giro di affari, l'emergenza sanitaria ha prodotto le medesime conseguenze osservate in Italia relativamente al cambiamento degli stili di vita e di consumo. Il canale della distribuzione moderna è il motore di crescita anche per tutti gli altri mercati di esportazione, come Spagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Germania, UK, Repubblica Ceca, Russia, Lituania, Svizzera, Austria, con consumi in casa stabili o in crescita a compensazione, quantomeno parziale, del calo generalizzato del "fuori casa".
«Siamo particolarmente soddisfatti dei risultati raggiunti che, seppure in un contesto particolarmente complesso, hanno garantito anche quest'anno la continuità del business garantendo buone remunerazioni dei vini conferiti dai soci viticoltori - spiega Libera - Dobbiamo ringraziare tutti i dipendenti Cavit che nel contesto emergenziale del periodo più critico della pandemia si sono attivati nel rispetto delle scrupolose procedure di tutela dando continuità alla produzione». Conclude Zanoni: «La strategia di forte diversificazione prodotti, canali e nazioni implementata in questi anni, la qualità della struttura organizzativa, nonché la solida posizione finanziaria ci hanno consentito di ottenere anche in questo contesto un andamento positivo del quale possiamo dirci soddisfatti».