Ristori per lo sci: chiesti 600 milioni per il Trentino
La riapertura delle funivie per i trentini potrebbe esserci, ma occorre prima capire se le linee del protocollo saranno approvate ufficialmente dal Comitato tecnico scientifico e poi cosa prevederà il Dpcm, che sarà nuovamente illustrato questa mattina nel corso della Conferenza Stato-Regioni. L'ok ufficioso che martedì sembrava possibile, ieri era diventato molto meno definitivo. E un rinvio per tutti della riapertura dello sci potrebbe diventare realtà nella giornata di venerdì quando si varerà il Dpcm.
Intanto, emergono le richieste delle Regioni dello sci sui ristori da assegnare alla filiera turistica invernale. Complessivamente, la proposta elaborata dal Trentino assieme alle altre Regioni alpine e appenniniche, prevede una richiesta di 4-5 miliardi di euro per coprire un fatturato perso che si aggira sugli 11 miliardi di euro.
Per il Trentino, che pesa il 15% circa, si tratta di ottenere 600 milioni per tutti gli attori della filiera, dagli impianti a fune fino ai grossisti e ai maestri di sci.
Ieri intanto alla Camera i deputati del gruppo per le Autonomie, (Svp e l'ex Patt Emanuela Rossini ) hanno chiesto al governo un impegno a ristorare tutte le attività coinvolte nella filiera del turismo invernale e i lavoratori. Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia , ha aperto alla richiesta: «Nel prossimo decreto ristori recepiremo i loro suggerimenti per garantire al settore del turismo invernale adeguati sostegni e ristori certi». Soddisfatta Rossini che apprezza l'«Impegno a garantire, in previsione del prossimo decreto ristori, per tutto il settore del turismo invernale ristori certi e proporzionati al minor fatturato della stagione, per sostenere tutti i soggetti colpiti dall'indotto mancato di una stagione invernale».
Intanto, il settore degli impiantisti guarda al Dpcm e alla situazione sanitaria trentina, per decidere come aprire. Per Giulio Misconel, presidente delle Funivie del Cermis, «bisogna vedere come sarà il Dpcm. Se ci sarà la chiusura della mobilità tra zone gialle sarà una batosta, prima di aprire solo per i trentini bisogna riflettere. Le piste sono pronte, occorre vedere se il sistema sanitario in Trentino è solido per accogliere gli incidentati o meno sulle piste. Valuteremo cosa fare, la nostra preoccupazione è per i tanti stagionali che stanno a piedi. Cercheremo di capire se sarà possibile aprire anche a spot, ma almeno con la sicurezza di aprire senza dover richiudere. La nostra speranza è di poter aprire anche se economicamente non è sostenibile, se non sarà gennaio, almeno le giornate lunghe di febbraio».