Olivi (Pd): «Rovereto e Vallagarina sono rimasti senza una propria banca del territorio»
Il consigliere provinciale ed ex assessore: «Scelta legittima della cooperazione, ma la politica dove era? Ora la seconda città del Trentino è, nell'ambito bancario, periferica»
VALLAGARINA. E alla fine la Vallagarina, e soprattutto Rovereto, si ritrovano senza una "loro" banca (in foto, la sede centrale dell'ex Cassa Rurale di Rovereto).
Al di là di tutte le belle parole con cui si sono via via presentate negli ultimi cinque anni le fusioni della Casse Rurali locali, il succo è quello.
La seconda città del Trentino è, nell'ambito bancario, periferica. Per non dire di più.A sottrarre il tema alla cappa di "politicamente corretto" ci ha pensato il consigliere provinciale del Pd Alessando Olivi.
«La recente fusione della Cassa Rurale Alta Vallagarina e Lizzana con la Cassa di Trento, Lavis, Mezzocorona e Valle di Cembra completa lo smembramento territoriale del credito cooperativo in Vallagarina - argomenta -. Folgaria ed Isera sono state aggregate a sud. L'Alta Valle e Lizzana a nord. Rovereto è confluita con l'Alto Garda.
Tutto lecito sia chiaro e soprattutto frutto di scelte che gli operatori bancari e i soci hanno assunto nell'esercizio della loro piena autonomia. Le fusioni sono necessarie perché aumentano la massa critica sul mercato finanziario, razionalizzano l'organizzazione e soprattutto rafforzano l'affidabilità del credito cooperativo trentino che oggi guida il principale Gruppo nazionale.
Rimango convinto però che non vi sia incompatibilità tra crescita dimensionale e identità locale anche perché il valore del territorio deve misurarsi ed evolvere in parallelo con le moderne tecnologie di comunicazione che hanno accorciato le distanze fisiche ed alimentato relazioni sempre più mobili ed interconnesse.
Detto ciò dobbiamo però chiederci se una più evoluta articolazione dei servizi alle imprese e alle famiglie non poteva attuarsi ricercando una maggiore contiguità geografica e valorizzando le vocazioni economiche comuni dei territori.
In questo contesto non può essere sottovalutata quella che sembra essere una posizione ancillare e un po' "periferica" di Rovereto ed è necessario riflettere sul perché il processo di fusione non si è sviluppato attorno al baricentro economico e sociale della città».
Olivi rilancia a tutti la domanda: «Perchè dunque non si è riusciti a realizzare un polo del credito cooperativo di Rovereto e della Vallagarina? Stiamo parlando della città che per volume d'affari, vocazione produttiva, investimenti pubblici per lo sviluppo e i servizi alle imprese rappresenta un nodo cruciale per l'economia dell'intero Trentino. Non è compito della politica interferire con le libere scelte degli operatori privati e la cooperazione ha fatto le sue.
Ma è la politica che deve saper guidare un progetto di nuova cooperazione territoriale strategica centrato sul patrimonio dei beni comuni della città e della Vallagarina, sulle risorse di un'economia che può essere forte perché diversificata, su quelle reti sociali di comunità che per fortuna non si spezzano sotto l'onda d'urto dei soli numeri».