«Negozi e orari domenicali: ora vanno ascoltati gli operatori»
Soddisfazione dopo il passaggio della norma in commissione dei 12 per consentire scelte autonome alla Provincia . Olivi: «Guardiamo alla Mitteleuropa». Piffer (Dettaglianti e Confcommercio): «Chiediamoci che idea di sviluppo abbiamo del nostro territorio». Prudenza dei sindacati: «Purtroppo nella distribuzione non cambierà nulla, perché le decisioni di piazza Dante toccheranno solo i piccoli punti vendita periferici e delle zone montane»
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TRENTO. Bene che si inizia a discutere di orari domenicali e soprattutto bene che si cominci a parlarne partendo da un principio: vanno ascoltate le associazioni di categoria. Questa, in sintesi, la posizione di Confcommercio e dei dettaglianti trentini, alla notizia che in Commissione dei 12 si è posta una prima fondamentale pietra per portare in provincia la scelta sugli orari d'apertura. Antica querelle, che aveva già visto impegnata la precedente giunta provinciale. E non a caso sulla questione interviene anche l'ex assessore ed ora consigliere del Pd Alessandro Olivi, che invita a guardare «alle esperienze più evolute della Mitteleuropa».
Ma sono le parole del governatore, a chiarire la soddisfazione di queste ore: «Un primo passo che riconosce la nostra volontà di sostenere l'economia delle comunità e la competitività dei piccoli centri di montagna».
Lo dicono il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, e l'assessore provinciale Roberto Failoni che rivendicano il lavoro di questi anni: «Si tratta di un primo, seppur importante, passo di un iter che ora dovrà seguire il suo corso - conclude Fugatti - ma che riconosce, seppur a distanza di tre anni, la correttezza dell'azione del governo provinciale che, in esercizio della propria speciale Autonomia, intendeva agire a tutela e salvaguardia delle proprie comunità».Grande l'entusiasmo dei dettaglianti: Massimo Piffer, presidente dell'Associazione dei commercianti al dettaglio nonché vicepresidente vicario di Confcommercio Trentino parla di grande soddisfazione.
Dal 2012 la categoria dei commercianti trentini invoca la necessità di una via trentina alla gestione degli orari: «Proprio il coinvolgimento delle associazioni di categoria come Confcommercio Trentino - prosegue Piffer - è indispensabile perché sono realtà quotidianamente coinvolte nelle dinamiche economiche e che possono esprimere valutazioni su argomenti e sviluppi che conoscono da vicino». È importante ascoltare la voce delle imprese quando si tratta di programmazione: in questo senso sarebbe auspicabile anche un sempre maggiore coinvolgimento nelle scelte di urbanistica commerciale».
Perché - osserva - tra orari ed e commerce che avanza, serve chiedersi che modello di sviluppo vuole proporre il Trentino: «Credo sia giunto il momento di chiederci che idea di sviluppo abbiamo per il nostro territorio, se vogliamo la desertificazione commerciale oppure un tessuto sano e solido che è anche parte integrante della nostra offerta turistica. Come Associazione abbiamo promosso l'introduzione di una "tassa di scopo" che disincentivi un tipo di e-commerce "selvaggio", che nuoce in primis all'ambiente e all'ecosistema ma anche all'economia in termini di fatturato provinciale, occupazione e benessere».
E di passo avanti nel rafforzamento dell'autonomia parla anche il consigliere Pd Alessandro Olivi, che rivendica il lavoro fatto, ancora nel 2010, per trovare un modello adatto alle peculiarità del territorio: «Rivendico quella stagione - osserva Olivi - come la prima pietra di un percorso che ha iniziato a coinvolgere nel dibattito pubblico operatori economici, lavoratori e istituzioni locali ed è ora finalmente giunto il tempo di affrontare con uno spirito di vera innovazione legislativa questa sfida che deve guardare, a mio avviso, alle esperienze più evolute della Mitteleuropa e delle regioni alpine dove la distorsione consumistica è stata giustamente temperata dalla valorizzazione del pluralismo distributivo».
«La possibilità che la Provincia ottenga la competenza sugli orari di apertura degli esercizi commerciali è senza dubbio positivo. Purtroppo però per la grande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori della distribuzione non cambierà nulla perché le decisioni autonome di Piazza Dante toccheranno solo i piccoli punti vendita periferici e delle zone montane. Per chi lavora nelle strutture commerciali dei centri maggiori tutto rischia di restare come ora. Ai lavoratori non servono norme manifesto, ma risposte concrete».
I segretari di Filcams, Fisascat e Uiltucs, Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Stefano Picchetti, dunque, preferiscono restare con i piedi per terra e ricordano che già una volta, nel luglio del 2020 con la legge provinciale della Giunta Fugatti, commessi e addetti alle vendite sono stati illusi. Poi nulla è cambiato.
I sindacati, comunque contrari alle aperture festive, aprono inoltre alla contrattazione: «Vanno percorse tutte le strade, anche quella negoziale, migliorando le condizioni retributive, favorendo la conciliazione, aumentando le turnazioni e i riposi. Il tutto all'interno di un contratto territoriale. Su questo fronte il sindacato è pronto e le proposte non mancano».