Calano gli ambulanti: meno 275 ditte in otto anni. Attività quasi dimezzate nel settore dell’abbigliamento
Se nel 2015 nella nostra provincia risultavano 675 attività, nel 2023 il numero è sceso a 400. Male anche il settore alimentare, mentre tengono abbastanza bene le calzature e le pelletterie, e i mobili ed articoli ad uso domestico. Crescono invece le aziende che propongono vendite al di fuori dei canali tradizionali, attraverso internet
IL BILANCIO Economia trentina in calo
TRENTO. Cala il numero dei commercianti ambulanti in Trentino: in otto anni sono scomparse 275 aziende. Se nel 2015 nella nostra provincia risultavano 675 attività, nel 2023 il numero è sceso a 400. Mostrano un segno meno il settore dell'abbigliamento (quasi dimezzato il numero di ditte registrate) e il settore alimentare, mentre tengono abbastanza bene - seppur con numeri già in partenza ridotti rispetto alle altre tipologie di beni - le calzature e le pelletterie, e i mobili ed articoli ad uso domestico.
Crescono invece le aziende che propongono vendite al di fuori dei canali tradizionali, attraverso internet (in due anni sono state registrate 292 attività) e, con numeri minori, proponendo beni via posta, telefono, tv, radio, e anche a domicilio. Questa è la fotografia del "commercio ambulante e forme speciali di vendita" dal 2002 al 2023, emersa da uno studio di Ispat, l'Istituto di statistica della Provincia.
Segno meno, ma niente crisi.
«I dati sono molto chiari: c'è una netta diminuzione degli ambulanti. E ciò è legato non tanto ad un calo naturale, ma al fatto che molte ditte in passato risultavano aperte, ma non erano operative. C'era chi utilizzava la licenza di ambulante per altri scopi, ad esempio per la residenza. Poi è arrivano il lockdown e queste attività hanno preferito chiudere la partita Iva» spiega Fabio Moranduzzo, presidente provinciale di Anva Confesercenti. Data la sparizione di numerose ditte, la categoria è in sofferenza? «No, non è così. Non c'è alcun allarme. A Trento al mercato del giovedì ci sono tutte le 180 bancarelle previste. E anche a Rovereto, Pergine, Borgo e Lavis il numero dei posteggi è rimasto invariato negli anni e tutti gli spazi sono occupati - prosegue Moranduzzo - in estate può accadere che manchino bancarelle in città perché i commercianti si spostano nelle valli, dove c'è turismo. Ma se negli scorsi anni le città si svuotavano quest'anno in luglio ed in agosto abbiamo avuto un flusso di persone al mercato che ci ha meravigliato, dato soddisfazioni e anche voglia di continuare».
Giovani cercansi.
Se i numeri non sono un problema, a preoccupare la categoria è la mancanza di un ricambio generazionale. «Ci vuole tanta buona volontà per fare questo lavoro. Se tornassi indietro io rifarei tutto e credo che il commercio ambulante abbia più futuro del commercio fisso - precisa Fabio Moranduzzo - Non dobbiamo però paragonarci alle vendite sul web: nell'online si è creato un business difficile da contrastare». A monitorare con attenzione i dati c'è anche Fiva Confcommercio, che spinge per dare un nuovo input al settore.
«Le attività calano perché manca il ricambio generazionale - conferma Marco Schito, presidente Fiva del Trentino - Nei mercati dei centri più piccoli, come Albiano e Caldonazzo, con il passare degli anni sono diminuiti gli operatori. Se in città le bancarelle vengono sostituite e c'è una graduatoria, nei paesi non sempre questo avviene. Inoltre con il pensionamento dei commercianti, sono andate a sparire alcune categorie merceologiche. Se abbigliamento da donna ed alimentari sono presenti anche nei centri minori, nelle città iniziano ad esserci sempre meno bancarelle di capi maschili, mentre mancano quelle per l'abbigliamento dei bambini, salvo nel caso in cui ci siano banchi di stock».
Corsi e formazione.
Confcommercio punta ad incentivare i lavoratori del settore. «Attraverso corsi e formazione cerchiamo di trasmettere la cultura del mercato, la tradizione. Ricordiamoci che prima delle botteghe c'era il kromero, il venditore ambulante - prosegue Schito - Stiamo promuovendo un corso aperto a tutti gli associati, in particolare a chi già lavora nel settore, per un corretto approccio al commercio ambulante. L'obiettivo è di far passare il messaggio che al mercato non c'è solo la vendita "mordi e fuggi": al mercato si creano rapporti con il cliente e la merce proposta è di qualità».