Sono in crescita i risparmi dei trentini: 41mila euro a famiglia, gli altoatesini sono più ricchi
Se dal 2020 al 2023, i prestiti sono aumentati del 9 per cento in Italia, del 6 in Trentino e del 13,2 in Alto Adige, nell'ultimo anno (corrispondente al picco del livello dei tassi) la curva ha iniziato a scendere
L'ANALISI I Comuni con il reddito pro capite più alto
TRENTO. Crescono i risparmi e calano i prestiti richiesti dalle famiglie trentine. Questo il combinato disposto di due anni di incremento dei tassi di interesse conseguenti alla stretta monetaria decisa dalla Banca centrale europea per frenare la corsa dell'inflazione nei mesi seguenti alla ripresa economica dopo il Covid.
I dati di Banca d'Italia a giugno 2024 sullo stock di depositi e prestiti sono stati ripresi ed elaborati dalla Fabi, la Federazione dei bancari italiani in occasione del mese del risparmio che si celebra ad ottobre.
Ricchezza delle famiglie
La ricchezza finanziaria pro capite delle famiglie italiane è aumentata rispetto al 2020 e al 2023. In Trentino Alto Adige, il dato è migliore rispetto alla media nazionale con un ammontare di risorse finanziarie pari a 43mila euro, contro i 36mila della media nazionale. Andando nel dettaglio, le famiglie della provincia di Bolzano in media hanno una disponibilità finanziaria di 45mila euro (24,2 miliardi in totale), mentre quelle trentine, pur essendo sopra il livello nazionale, si fermano a 41mila euro (22,4 miliardi).
Salvadanai più gonfi
In regione i risparmi sono cresciuti più della media italiana: +8,8 per cento rispetto al 2023 e +25,1 per cento rispetto al 2020. Anche in questo caso, Bolzano fa registrare performance migliori: +9,7 per cento rispetto al 2023 e +26,8 rispetto al 2020. A Trento gli incrementi sono del 7,9 per cento sull'anno scorso (1,7 miliardi in valore assoluto) e del 23,4 rispetto all'anno del Covid.
Effetto inflazione
Attenzione, però. Non è che improvvisamente trentini e altoatesini siano tutti diventati più ricchi in questi 4 anni. I dati di cui parliamo sono infatti nominali, ovvero al lordo dell'inflazione che, tra dicembre 2020 e giugno 2024, ha avuto l'impennata di cui tutti sappiamo. Il tasso di inflazione Istat nazionale è stato del 16,8 per cento, mentre nella nostra regione ha raggiunto quasi il 19 per cento. Depurato da quanto si sono "mangiati" i rincari dei prezzi, si può dire che i risparmi mediamente sono cresciuti del 4 per cento.
Composizione del portafogli
L'aumento dei tassi di interessi (e forse anche un principio di diffusione di cultura finanziaria tra gli italiani) ha portato ad una modifica dell'allocazione dei risparmi da parte delle famiglie. Mentre i depositi sono rimasti pressoché invariati nominalmente e in termini reali hanno subito una contrazione, il risparmio gestito e amministrato ha visto in un grande balzo: dal 2020 al 2024 c'è stato un incremento a livello nazionale del 41,8 per cento e e un boom addirittura del 65,5 per cento in regione, derivante da un +57,5 per cento del Trentino e di un +75,7 per cento dell'Alto Adige. A Trento lo stock di risparmi investiti in fondi e titoli di Stati sono passati da 5,9 a 9,4 miliardi.
«Le famiglie - è il commento del segretario regionali Fabi Domenico Mazzucchi - hanno cercato di difendere i loro capitali dall'inflazione investendo in forme di risparmio più remunerative ma anche più rischiose.In generale, questa scelta si è rivelata vincente, considerando l'aumento dei tassi dei titoli di stato e l'andamento positivo delle borse. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi ai consulenti delle nostre banche perché assicurano una consulenza qualificata, offrendo una gamma di investimenti diversificati e tenendo conto della propensione al rischio del cliente».
Prestiti
L'aumento dei tassi ha portato un altro effetto, ovvero la modifica della predisposizione dei consumatori a chiedere finanziamenti al mondo del credito. Se dal 2020 al 2023, i prestiti sono aumentati del 9 per cento in Italia, del 6 in Trentino e del 13,2 in Alto Adige, nell'ultimo anno (corrispondente al picco del livello dei tassi) la curva ha iniziato a scendere: i prestiti sono calati dell'1 per cento a livello nazionale, dello 0,6 in Trentino e dell'1,1 in Alto Adige.«Non è certamente un buon segnale» spiega Mazzucchi, mettendo in relazione il calo dei prestiti all'aumento del costo del denaro e alla contrazione degli investimenti.
«È necessario - questo il suo ragionamento - che la Bce acceleri la riduzione dei tassi di interesse, avviata nel corso di quest'anno, per rilanciare gli investimenti e finanziare l'economia reale».