Le imprese trentine investono poco in ricerca e sviluppo: una scelta che crea rischi
Il conto si paga in termini di termini di sicurezza informatica e mercati: la Provincia corre ai ripari mettendo in piedi gli Stati Generali dell’innovazione. Ma qui si spende lo 0,67 per cento del valore aggiunto, in Emilia l’1,67
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TRENTO. Le imprese del Trentino investono in ricerca e sviluppo (R&S) soltanto lo 0,67 del valore aggiunto prodotto. Penalizzante il confronto con i dati del resto d'Italia, impietoso quello con le regioni europee a noi vicine: la media nazionale è dello 0,93 per cento, mentre una delle regioni che investe di più è l'Emilia Romagna che arriva all'1,67 per cento. Le imprese altoatesine si fermano allo 0,48% ma, producendo un valore aggiunto maggiore, in valore assoluto investono di più.
Anche partendo da questi dati la Provincia attraverso il suo braccio operativo Trentino Sviluppo ha deciso di organizzare gli Stati generali della ricerca. A fine gennaio è stato calendarizzato un forum di tre giorni con enti di ricerca pubblici, associazioni di categoria e parti sociali.
«L'obiettivo sarà quello di fare il punto della situazione, ma anche chiederci come stimolare gli investimenti privati» anticipa l'assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli.
A guidare le operazioni sarà un comitato scientifico con una quindicina di accademici da fuori Trentino coordinata dal giornalista di Wired Emanuele Audisio, che organizza anche l'omonimo Festival dell'innovazione a Rovereto. Un giorno e mezzo di audizioni del mondo scientifico, economico e sindacale del Trentino e poi una sintesi per tracciare una road map della ricerca per il medio - lungo periodo.
«Se il Trentino come ricerca finanziata dal pubblico ha poco da invidiare ad altri territori - spiega Spinelli - sul lato privato scontiamo soprattutto la dimensione delle nostre imprese che essendo piccole hanno meno risorse da investire. Per questo stiamo sostenendo la loro crescita dimensionale e forme di aggregazione, mentre con il poi bando "manager dell'innovazione" spingiamo verso un cambio di mentalità. Ma non è facile, perché non sempre le imprese colgono le occasioni che proponiamo».
Che la spinta sull'acceleratore nel campo degli investimenti in ricerca e sviluppo sia un driver per la crescita del sistema Trentino ne è convinto anche il vicepresidente di Confindustria Trento e delegato per l'innovazione Alfredo Maglione. «Dobbiamo però partire dal considerare che lo 0,67% è un dato generale Siamo convinti che gli investimenti in ricerca e sviluppo delle imprese trentine del settore industriale siano maggiori, simili, se non addirittura più alti, al 3,28 per cento delle imprese manifatturiere a livello nazionale».
«Abbiamo avviato da poco un'indagine tra le nostre associate proprio per avere un quadro più certo - prosegue Maglione - . Una volta che avremo questo dato sarà utile per spingere le industrie manifatturiere ad investire ancora di più per aumentare la loro competitività».
Maglione, per altro, ricorda come Confindustria sia piuttosto sensibile sul tema. «Già da qualche anno abbiamo avviato il Polo Edilizia 4.0 e poi l'acceleratore d'impresa Spreentech per stimolare l'innovazione e la nascita di startup in un settore storicamente poco propenso alla ricerca come quello delle costruzioni».
Sui temi in cui fare investimenti in ricerca & sviluppo Maglione ha le idee chiare. «Il primo ambito, da portare avanti assieme alla Provincia, è quello della digitalizzazione. Gli investimenti in intelligenza artificiale, industria 4.0, sicurezza informatica, sia a livello di tecnologia che di formazione del personale, generano automaticamente efficientamento dei processi produttivi e quindi guadagni in marginalità. Questo permette alle imprese di essere più competitive, crescere e pagare di più i dipendenti.
L'altro aspetto è quello della transizione 5.0 e della sostenibilità Esg, che pure genera ricadute positive sull'impresa, prima dal punto di vista dell'apprezzamento da parte del mercato e quindi da quello della redditività».