Harrison Ford, 'sono stanco ma non è un addio'
(ANSA) - CANNES, 19 MAG - C'è un'aria malinconica in sala e le ovazioni, il seguito dei fan, la Raiders March intonata a memoria per ingannare l'attesa del suo arrivo non fa che peggiorarla. Poi arriva lui. Harrison Ford, e basta un sorriso per stendere tutti. Ottant'anni compiuti, l'attore è tornato a vestire i panni dell'archeologo avventuriero Indiana Jones nel quinto ed ultimo capitolo di una delle saghe più popolari del cinema. Indiana Jones e il Quadrante del Destino sarà in sala dal 28 giugno, intanto ieri sera durante la premiere ufficiale al festival di Cannes gli è stata consegnata a sorpresa una Palma d'oro onoraria. "Il calore di questo posto, l'accoglienza che sto avendo è inimmaginabile, mi fa sentire molto bene" ringrazia Ford con i lucciconi agli occhi davanti alla stampa in stato di venerazione. La sua età è una data sul passaporto, perché la tenuta della star di Blade Runner, Guerre Stellari, Indiana Jones e innumerevoli altri titoli, è un caso di studio. "Tutto il cast mi ha supportato per la mia anzianità. Le riprese del film sono state qualcosa di magico", ribadisce con accanto il collega Mads Mikkelsen che impietoso aveva appena detto "quando uscì il primo Indiana Jones ero sì e no nato". Nel film, un'avventura adrenalina in giro per il mondo, che sembra idealmente fare una sorta di crossover con James Bond tanto il personaggio somiglia allo 007 per eccellenza, Ford è stato ringiovanito con effetti speciali, un de-aging al quale l'attore non credeva molto fin quanto non ha visto il risultato. Il rischio di fare qualcosa solo per accontentare il business richiamando ancora una volta sullo schermo uno dei personaggi più popolari c'era e anche grande, come tra l'altro le non poche critiche negative che stanno arrivando dopo la prima di Cannes ("uno stanco sequel" scrive Screen ad esempio), "ma quando mi hanno fatto leggere la sceneggiatura non potevo trovare di meglio", racconta Ford. Il regista James Mangold (al posto di Steven Spielberg per la prima volta) parla delle "tante aspettative su questo titolo e sulla responsabilità che ha sentito maneggiando qualcosa che è leggendario nell'immaginario di tutti. Ciò nonostante ho provato a fare qualcosa che potessi sentire anche mio". (ANSA).