Il 'desiderio di libertà' della giovane iraniana in una scultura

(ANSA) - SASSARI, 19 NOV - Da oltre due settimane non si sa più niente di Ahoo Daryaei, la studentessa iraniana arrestata sabato 2 novembre dopo che, per protestare contro l'obbligo del velo, si è spogliata dei vestiti rimanendo in biancheria intima nel cortile del dipartimento di Scienza e Ricerca dell'università Azad di Teheran. Per tenere alta l'attenzione sulla ragazza, che pare sia stata rinchiusa in un istituto psichiatrico, l'artista sardo della sabbia, Nicola Urru, ha realizzato un'enorme altorilievo sulla spiaggia Sassarese di Platamona che mostra la ragazza a braccia conserte alcuni momenti prima dell'arresto, proprio come nel video diventato virale sui social. "Esistono ancora località in questo mondo dove si dà caccia alle streghe, dove si tagliano le ali alle fate, dove per chi esprime libertà, viene dato il nome 'pazzia' - scrive Urru su Fb - L'avevano fermata, le avevano detto che il suo velo era fuori posto, che doveva sistemarlo meglio, che lo coprisse come si deve. Uno sguardo di ammonizione, una regola ripetuta, e un comando che pesava come catene invisibili. Ma invece di abbassare lo sguardo, di tirare quel velo come le avevano detto, si toglie il velo. Poi la giacca, la camicia. Strato dopo strato, libera la pelle, si scrolla di dosso le catene. Nel cuore pulsante di Teheran, nel cortile dell'università, #AhouDaryaei rimane in biancheria intima, ma rivestita di un coraggio e una dignità che superano ogni stoffa - aggiunge - Gli sguardi si accalcano su di lei: alcuni pesanti, di giudizio; altri increduli, come se stessero respirando libertà per la prima volta. Lei è una nota stonata in un coro di silenzi, un punto esclamativo in un libro di regole immutabili. Arrivano per spegnere la sua fiamma, ricoperti di divise che trasudano conformità. La afferrano con forza, la trascinano via, mentre lei resta muta, forte come una roccia. La portano in un luogo dove sperano di spezzarla, di soffocare quel fuoco indomabile. La trasferiscono in un ospedale psichiatrico, dove tentano di etichettare come 'follia' il suo desiderio di libertà. Ma non capiscono che le idee non si possono ammanettare, né chiudere in una stanza bianca". conclude l'artista (ANSA).