Salmo, il cinema è la mia criptonite
(ANSA) - ROMA, 19 NOV - "Non sto cercando fama. Non voglio diventare un attore famoso. La mia carriera ce l'ho già. Lo faccio perché è un mestiere bellissimo e molto difficile. E mi fa stare bene". E poi "credo davvero che il mio futuro sia nel cinema. Non voglio fare il rapper fino a cinquant'anni con il cappellino girato". A confessarsi è Salmo, al secolo Maurizio Pisciottu, tra i più acclamati (a volte discussi) signori del rap italiano, in questi giorni in testa alle classifiche insieme a Noyz Narcos nel loro album collaborativo Cvlt. Ora è pronto a tornare nel cast di Blocco 181, la serie Sky Original che lo vede nella doppia veste di supervisore musicale della colonna sonora e di attore nei panni di Snake, braccio destro di un boss della coca. Gli otto nuovi episodi (prodotti con TapelessFilm e Red Joint Film e in onda nella prossima stagione su Sky e Now) sono sul set fino a marzo, con Ciro Visco alla macchina da presa, per raccontare ancora la Milano delle comunità multietniche delle periferie, tra voglia di riscatto e gang, cui ora si aggiunge anche una nuova realtà: la Kasba. "Nella prima stagione abbiamo raccontato quello che accadeva a Milano dieci anni fa con le bande latine - dice Salmo - La musica della serie aveva quel tipo di suono. Ora c'è la Milano attuale, che ha tutto un altro tipo di ritmo. Uno dei nuovi protagonisti, Fahd Triki, è anche nella vita un rapper italo-marocchino. Nella storia gira un videoclip. Me lo sono portato in studio per lavorarci. Mi sono sentito un po' un vecchietto - sorride - Ma, ecco, per la colonna sonora giocherò su quel sound nordafricano, mediorientale, però tutto molto più moderno", dalla drill in poi. "Il rap - prosegue - è l'unico genere musicale che non puoi insegnare. Devi trovare il tuo modo, la tua ricerca. È stato figo vedere lui che lavorava in maniera completamente diversa dalla mia. Quando ero piccolo io c'era molta più poesia, leggevo Baudelaire. I ragazzini di oggi sono ispirati da altro: i testi parlano di strada, di come si spara o si accoltella. Per me nel rap puoi trattare di quello che vuoi, l'importante è che sia bella musica. Molti dicono che i rapper devono educare i giovani. Non sono d'accordo. Sei hai un figlio, sei tu che lo devi educare. Io non devo mandare messaggi, ne sta scritto da nessuna parte che devo parlare di politica o cambiare il mondo. Io racconto quello che dico io, poi se ti piace e cambia la tua vita, benvenga". Il suo personaggio, Snake, in questa stagione apparirà da metà serie, con la puntata numero 6 tutta dedicata a lui. "Si va più in profondità - racconta Salmo - Come è nato Snake? Alcuni atteggiamenti li ho 'rubati' a mio padre. Quel suo modo di trare su la cinta dei pantaloni quando si arrabbia era un suo gesto - sorride - Ma ho spizzicato da tanti, anche da Leon di Luc Besson. Il suo disturbo ossessivo compulsivo per l'ordine e la geometria, mi ha ricordato invece mio fratello. Anche lui è così: mentre parli sistema le cose che ha davanti. Ma alla fine, tra tanti cattivi, Snake è forse quello più buono". "Da produttore - racconta Nils Hartmann, Executive Vice President Sky Studios per l'Italia - mi ha stupito la disciplina e la pazienza di Salmo sul set, così come il lavoro con l'acting coach. Due cose per nulla scontate". "La verità - dice Salmo - è che io non vorrei fare l'attore, ma il regista. E' il mio sogno sin da bambino. Per arrivarci, però, devi prima passare per questa strada. In fondo il regista è un po' lo psicologo degli attori, devi saper parlare la loro lingua". In ogni caso, aggiunge, "il mio futuro lo vedo lì, nel cinema. È la criptonite per un rapper, perché ti spinge a distruggere il tuo ego e a mettere da parte la tua vita. Ho già due idee per film pronte. Una in particolare è una bomba". (ANSA).