Sergio Rubini, il mio Leopardi smart e 'senza gobba'

(ANSA) - VENEZIA, 29 AGO - Un Leopardi moderno, smart, spiritoso, vivace e ''senza gobba'' e capace anche di sorridere è quello che racconta Sergio Rubini in questa 'miniserie evento' in costume su Giacomo Leopardi che passa oggi fuori concorso al Festival di Venezia per approdare poi su Rai1 in due serate il 16 e il 17 dicembre. "In realtà più che la morfologia del corpo di Leopardi mi interessava raccontare la morfologia del suo pensiero - dice Rubini all'ANSA -. E di quest'ultimo quella sua perenne attenzione verso la bellezza e la vita. Poi volevo anche mettere in luce la sua comicità. In realtà è stata una figura tirata per la giacchetta da tutti: c'è chi l'ha visto come un poeta patriottico, i marxisti invece lo hanno considerato un nichilista sbagliando di grosso. Leopardi - continua il regista - non era un 'senza Dio', ma casomai soffriva la sua assenza. Sul fronte della comicità basti pensare alle sue Operette morali, invece di lui si studiano solo i Canti. Era poi anche un veggente se si pensa che a inizio Ottocento aveva un forte pregiudizio su quella che chiamava la 'società delle macchine' ovvero quello che oggi è l'intelligenza artificiale". E ancora Rubini: "Io insomma non ho raccontato un Leopardi diverso, ho solo detto che era davvero diverso e non quella figurina da Presepe in cui spesso lo si racchiude". C'è voluto coraggio per fare questa operazione? "Il coraggio me l'ha dato Leopardi e poi l'abbiamo avuto insieme agli sceneggiatori perché ci siamo presi alcune licenze narrative. Come nel caso di 'Amadeus' di Miloš Forman in cui si parla di una rivalità con Salieri mentre i due musicisti in realtà non si erano mai conosciuti. Anche per noi di Leopardi contava solo la sua visione del mondo, non mi interessava affatto la sua gobba, ma piuttosto raccontare l'aspetto poi saliente di un intellettuale: il suo pensiero". Chi protesse Leopardi? "Tantissimo Pietro Giordani anche lui intellettuale, un filologo, che lo scoprì da giovinetto e si sforzò davvero come un padre, senza però la volontà di possesso che aveva Monaldo, e chi si preoccupò di farlo conoscere. È stato in qualche modo il suo press agent. Insomma fu protetto da alcuni angeli, ma non certo dalla famiglia che lo avrebbero censurato per le sue idee rispetto alla religione". Nella serie, protagonista nei panni di Giacomo Leopardi, Leonardo Maltese, (già in 'Rapito' di Marco Bellocchio); Alessio Boni nel ruolo dell'austero padre, il Conte Monaldo Leopardi, Valentina Cervi nei panni della madre Adelaide Antici, Giusy Buscemi che interpreta l'amata Fanny Targioni Tozzetti, Cristiano Caccamo, nelle vesti dell'amico Antonio Ranieri, e Alessandro Preziosi nel ruolo di Don Carmine. (ANSA). GAL-STF/ S0B QBXB (ANSA).