Mondiale di ciclismo con formula inadeguata
La lettera al direttore
Mondiale di ciclismo con formula inadeguata
Come appassionato della storia del ciclismo, non posso che rimarcare l’indeguatezza della formula del campionato mondiale di ciclismo su strada, istituito nel lontano 1927. Fu inaugurato con la vittoria di quello che era allora il migliore ciclista del mondo, il grande Alfredo Binda. Questo fu possibile perché il percorso era particolarmente duro, costellato da erte salite, in modo da consentire la selezione fra i migliori. Una volta istituzionalizzato nel programma ciclistico mondiale, è accaduto che ciascuna delle nazioni “ciclistiche” ambisse all’onore di ospitare la gara mondiale.
Si è verificato pertanto l’adattamento della gara alle caratteristiche orografiche del Paese ospitante e alle esigenze di favorire, a seconda degli interessi patriottici, un percorso duro o leggero.
Ma da allora il Campionato del mondo non sempre ha laureato il più forte. Se abbiamo la fortuna di aver nell’albo d’oro Alfredo Binda, Fausto Coppi, Eddy Merckx, Felice Gimondi, Bernard Hinault, Francesco Moser, ci sono grandissimi campioni, che per percorsi troppo facili, non hanno avuto la fortuna di laurearsi campioni del mondo. Ne cito solo alcuni: Gino Bartali, Jacques Anquetil, Miguel Indurain, Alberto Contador, Eric Froome.
L’ultima edizione, pertanto molto dura per il percorso e per la pioggia, ha laureato il quasi sconosciuto Mads Pedersen, danese, buon corridore, che finora non aveva vinto nulla. Per un anno costui si fregerà della maglia iridata, che teoricamente dovrebbe esser indossata dal più forte corridore del mondo. Ergo la formula è sbagliata. A prescindere dal fatto che il vincitore del Tour de France viene sostanzialmente riconosciuto il più forte del mondo, ma che in ogni caso il Campionato del Mondo va mantenuto per la sua grande tradizione storica, sarebbe da proporre un campionato del mondo, che si fondi su tre gare: una a cronometro, una per passisti, la terza per scalatori.
Difficilmente verrebbe fuori un outsider perché sicuramente l’insieme delle tre gare farebbe emergere il più forte. È una proposta folle? Mi parrebbe una soluzione equa, ma l’Unione Ciclistica Internazionale guarda ad interessi diversi.
Alberto Pasquali
La sua proposta non è folle
La sua proposta non è folle, è interessante. Anche se la questione riguarda un po’ tutti i “mondiali”. Ricordo un sacco di campioni che hanno vinto un’unica gara nella vita, ma quella gara era anche... la gara della vita. Perché era appunto un campionato del mondo. Molti degli sconfitti, fra l’altro, non hanno avuto, come i ciclisti, la possibilità di riprovarci l’anno dopo, ma hanno dovuto aspettare quattro anni. E in quattro anni cambia davvero tutto. Lei propone una formula per così dire allargata, ma sa bene che nessuna idea può consentire al migliore (o a quello che riteniamo tale) di vincere. Guardando l’albo d’oro di ogni manifestazione si scopre peraltro che i grandi uno spazio se lo ricavano sempre, anche nella storia iridata.
a.faustini@ladige.it