Stati Uniti, non è scontato che Trump venga rieletto

La lettera al direttore

Stati Uniti, non è scontato che Trump venga rieletto

Caro direttore,
ho letto con grande interesse l’ottimo articolo dell’Adige dal titolo «Tweet e bugie, il mondo di Trump», di Paolo Moiola. Lo condivido quasi integralmente, eccetto per l’incipit, che riporto testualmente: «Il prossimo novembre, a meno di eventi clamorosi, Donald Trump sarà rieletto presidente degli Stati Uniti». Non mi pare una valutazione obiettiva.
Innanzitutto, vorrei ricordare una massima attribuita al grande scrittore Mark Twain: «È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro».
In secondo luogo, ad oggi, la media dei sondaggi, compresi quelli della Fox News, assegna un notevole vantaggio a tutti i maggiori candidati democratici in un confronto testa a testa con Trump. Sappiamo che i sondaggi rappresentano solo una fotografia del momento attuale, ma mi pare ingiustificato non tenerli in alcun conto.
Terzo, l’epidemia influenzale da coronavirus ha tutte le caratteristiche per poter essere quello che gli esperti chiamano un “cigno nero”, un evento raro e imprevedibile che cambia tutto. Infatti, finora la grande fortuna di Trump è stata la performance dell’economia americana e quella dei mercati azionari. Ora però i mercati stanno andando a picco (in una settimana hanno perso il 10%) e, se scoppia la pandemia, l’economia USA indubbiamente ne soffrirà molto. Per ora Trump, nelle occasioni pubbliche, continua a descrivere la risposta del governo al virus con suo repertorio classico di termini abituali, quelli che ripete e usa in ogni situazione: “incredible”, “very good”, “great”, “the best” e “fantastic”.
La politica effettiva di Trump invece è consistita nel mettere a tacere i maggiori scienziati del governo federale. Eclatante il caso del dott. Anthony Fauci, il maggiore esperto di malattie infettive del governo e direttore dell’Istituto Nazionale per le allergie e le malattie infettive, costretto nottetempo a disdire sei, tra interviste e conferenze stampa. Il New York Times ha riferito che la Casa Bianca ha ordinato a tutti i dipendenti pubblici di chiedere l’approvazione dell’ufficio del Vice Presidente Pence (lo stesso che qualche anno fa sosteneva che «fumare non uccide»), prima di parlare pubblicamente dell’epidemia; un’altra mossa per mettere la museruola ai funzionari della sanità pubblica e agli scienziati.
Al Congresso gli stessi repubblicani sono allarmati: il senatore Richard Shelby, repubblicano dell’Alabama, avverte che l’amministrazione sta cercando di tagliare gli stanziamenti destinati a rispondere alla pandemia emergente e che “pagherà per questo più tardi”. Diversi senatori repubblicani esprimono incredulità per la reticenza dell’amministrazione Trump e per quanto ha fatto negli ultimi anni, come lo scioglimento dei gruppi federali dedicati alle epidemie creati durante l’epidemia di Ebola ed i tagli alle strutture sanitarie del governo federale. Cose di cui Trump dovrà rendere conto agli elettori in caso di pandemia.
Trump finora ha resistito a tutto, nonostante la sua palese disonestà e le continue falsità, ben illustrate nell’articolo dell’Adige. Tuttavia, il suo perseverare nel sostenere che l’allarme per il coronavirus sia sostanzialmente un mix di allarmismo e fake news, potrebbe rivelarsi catastrofico per sue chance di rielezione.

Mark L. Pisoni - Montreal (Canada)


 

Forse qualcosa sta davvero cambiando

Punto di vista interessante. Grazie per le sue osservazioni. Che, esattamente come quelle di Paolo Moiola, ci danno uno spaccato di un Trump visto da vicino e con uno sguardo certamente diverso da quello con il quale tendiamo ad osservarlo noi, da quel che resta della Vecchia Europa.
Non so se dopo aver utilizzato e cavalcato molte fake news con discreto successo (i dati parlano con disarmante chiarezza) il presidente degli Stati Uniti finirà effettivamente per scivolare su una notizia verissima e allarmante che lui - ma in fondo non c’è troppo da stupirsi - ha trattato invece come una bufala. Ma so che forse qualcosa sta davvero cambiando, negli Stati Uniti, facendo considerare a tutti noi un po’ meno scontato il bis di Trump.

a.faustini@ladige.it

comments powered by Disqus