L'Italia che si divide anche sul Covid-19
La lettera al direttore
L’Italia che si divide anche sul Covid-19
Caro Alberto, l’Italia riesce a dividersi politicamente anche sull’emergenza Covid19. Siamo italiani appunto, siamo litigiosi per carattere su tutto, uno Stato dove è meglio non esprimere nemmeno la propria fede religiosa, la fede politica e perfino la fede calcistica, per non scatenare violente reazioni verbali, ma non solo. Una totale divisione e contrasti continui tra potere centrale e le regioni, guarda caso a guida leghista (Lombardia, Veneto e Piemonte) o comunque di destra (Liguria e Calabria), e per questo sono le uniche che hanno sempre contestato dall’inizio, in opposizione alle decisioni di Roma. Se il governo diceva inizialmente di aprire, Salvini con i suoi dipendenti Fontana e Gallera, dicevano di chiudere, mentre oggi vogliono assolutamente aprire tutto, malgrado indici di contagio molto preoccupanti, e nonostante i disastri fatti dalla mitica sanità lombarda, non certo dei loro eroici medici e infermieri. In una recente intervista, Salvini ha affermato che Fontana non poteva decidere da solo sul disporre la zona rossa, che spettava esclusivamente al governo. Peccato che dal 1978 esista una legge, la 833, che dice che la regione può deciderla autonomamente, come infatti ha fatto il Veneto, ma non l’hanno deciso, preferendo dare la colpa al governo. Si è arrivati allo scontro personale con il presidente del Consiglio Conte, accusato sfacciatamente di volere i pieni poteri (quelli che voleva Salvini da ministro dell’interno), o lanciandogli accuse ignominiose. Si è ormai arrivati allo stillicidio giornaliero con mozioni di sfiducia o richieste di dimissioni di vari ministri. Non perdiamo mai ogni occasione per farci ridere dietro da tutta l’Europa. Nessuno degli eventuali futuri accordi economici con Bruxelles, qualsiasi cifra verrà messa in campo, andrà bene alle eccelse menti economiste leghiste (Borghi, Bagnai, Rinaldi ecc.) perché, come ripeto, l’unico loro obiettivo è far cadere il governo, e magari uscire dall’euro, costi quel che costi. Ci immaginiamo cosa sarebbe stata la gestione di questo evento tragico della pandemia con Salvini possibile premier? Senza dubbio il governo ha commesso errori, ritardi, indecisioni, troppa prudenza, comunicazioni confuse, promesse economiche per ora mantenute in parte per colpa della burocrazia, ma i dati sanitari attuali gli danno ragione, ed è la cosa più importante penso, cosa mai avrebbe fatto così di meglio l’opposizione? Nessuno di noi vorrebbe essere nei panni di Conte nella tragedia più grave dalla seconda guerra mondiale. Quindi accontentiamoci di questo governo all’acqua di rose, che comunque non reggerà a lungo. Di certo se fallisce la fase 2 cadrà. Il sogno sarebbe che come nel civilissimo Portogallo, a guida sinistra (non quella stradale inglese), l’opposizione appoggiasse in totale unità di intenti e collaborazione, almeno in questo drammatico momento, la maggioranza, come hanno fatto i portoghesi per risollevare tutto il Paese. Adesso capisci il perché del sogno irrealizzabile, se sperassi in una simile civile e consapevole opposizione nel nostro Paese?
Alberto Penazzi
La peggiore debolezza della politica italiana
L’incapacità di trovare un’intesa almeno sulle grandi questione del Paese è forse la peggiore delle debolezze della politica italiana. In particolare di fronte a tragedie come quelle di cui parliamo, come quelle che stiamo vivendo, o si vince tutti insieme o si perde tutti insieme. Da noi (in ogni partito, in ogni compagine), c’è invece sempre chi strumentalizza ogni cosa. Perché purtroppo vive tutto come una eterna partita di calcio.
lettere@ladige.it