Le parole di Draghi sono per tutti
Mario Draghi fra politica e economia: la lettera al Direttore
Le parole di Draghi sono per tutti
Caro direttore, Draghi dunque è entrato in politica parlando dell’Italia di quest’agosto 2020 «attanagliata dall’incertezza e quindi non in grado di far partire una vera ripresa degli investimenti e dei consumi». I sussidi servono a sopravvivere, ha detto, ma un giorno o l’altro finiranno e ai giovani invece noi dobbiamo dare di più. E il motivo non è solo quello di una solidarietà intergenerazionale ma poiché saranno loro a dover ripagare il debito che stiamo creando, è nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo. Altrimenti noi e loro saremo travolti dal debito cattivo sperperato a fini improduttivi e non utilizzato invece per investire in istruzione, ricerca e infrastrutture. Ritengo che questo monito di Draghi debba essere tenuto presente anche dalle forze politiche che le prossime elezioni saranno elette per l’amministrazione del comune di Trento.
Mario Basile
Ma Draghi ha sempre fatto politica
Direi che un monito come questo - come in parte ho scritto domenica in prima pagina, parlando proprio di quanto ha detto il presidente della Bce a proposito dei giovani - dovrebbe essere tenuto in altissima considerazione da tutti: da chi governa oggi (a livello nazionale, provinciale e comunale) e da chi lo farà dalla fine di settembre (o dai primi di ottobre se si andrà al ballottaggio). In quanto all’entrata di Draghi in politica mi sento di dire che in tutti i ruoli di prestigio che ha ricoperto in questi anni, l’economista che tutto il mondo ci invidia ha di fatto sempre fatto politica. Da una parte perché non c’è più una reale differenza fra economia e politica (anzi: la commistione è sempre più forte); dall’altra perché molte sue scelte - non solo quando con polso fermo ha preso alcune decisioni difficili dal vertice della Banca centrale europea - sono state da ogni punto di vista politiche. E non è un caso che si continui a parlare di lui come del possibile prossimo inquilino di Palazzo Chigi (o del Quirinale, come s’azzarda ad ipotizzare più d’uno).
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