Quando l'odore è troppo La Provincia vara le linee guida
Le emissioni di sostanze odorigene possono condizionare pesantemente la libera fruizione del territorio, e limitarne le condizioni di vivibilità.
Le linee guida approvate dalla giunta provinciale di Trento sono finalizzate a definire una metodica per la caratterizzazione delle emissioni e del loro impatto sul territorio circostante, con l’obiettivo di ridurre i conflitti fra attività produttive e popolazione consentendone e favorendone la coesistenza.
«Il tema è complesso - spiega l’assessore Mauro Gilmozzi - anche perché ogni singolo caso è diverso. Le linee guida vanno proprio nella direzione di definire un metodo chiaro e declinabile per ogni singolo caso.
Rovereto sarà il primo banco di prova. Le stesse linee guida potranno essere aggiornate o modificate alla luce delle esperienze che saranno maturate dalla loro prima applicazione o a seguito dell’evoluzione delle conoscenze tecniche sviluppate in ambito scientifico e produttivo o presso altri enti territoriali».
Il problema degli odori, secondo quanto spiega la Provincia in una nota, va inquadrato e risolto non con l’aprioristica imposizione di un indifferenziato limite di emissione alla fonte, bensì con la valutazione dell’impatto olfattivo presso i recettori: è partendo da qui e risalendo alla fonte che si individuano e si possono imporre prescrizioni e limitazioni a carico dell’emittente.
Le linee guida definiscono quindi i criteri di riferimento per la valutazione di accettabilità del disturbo olfattivo. Sono differenziati in base alla destinazione urbanistica (aree residenziali-non residenziali), in base alla distanza dalla sorgente (maggiore di 500 metri; tra i 200 e i 500 metri; inferiore ai 200 metri) e compresi fra 1 e 4 unità olfattometriche al metro cubo. I limiti all’emissione sono definiti per ogni singola specifica attività-impianto ai fini di consentire il rispetto dei valori di accettabilità presso i recettori.
Per quanto riguarda le nuove attività, le linee guida prevedono che il proponente aggiunga alla domanda di autorizzazione, in più rispetto a quanto sino ad ora previsto, un apposito studio che dimostri l’assenza di impatto odorigeno per la popolazione-recettore posta all’esterno del nuovo previsto insediamento-attività.
In caso di attività già esistenti e che, in fase di esercizio, vengono individuate come fonte di odore e di molestia avvertita dalla popolazione, la procedura da applicare si articola in tre fasi successive: raccolta delle segnalazioni della popolazione, condivisione da parte del sindaco delle segnalazioni con l’Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente), convocazione da parte dell’Appa di una conferenza dei servizi per modificare autorizzazione ambientale in essere con nuove prescrizioni.