Un maxi canyon si apre in Africa Il continente si «spacca» in due
Un gigantesco canyon si è aperto per effetto delle alluvioni nel sud-ovest del Kenya ed è la prova che il continente africano si sta spaccando in due. Il fenomeno è la conseguenza del lento movimento in atto da decine di milioni di anni, che sta portando al distacco della placca africana da quella somala, e che nei prossimi 20-30 milioni di anni potrebbe generare un nuovo oceano. Lo conferma Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
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Sul web sono già diventati virali le immagini della grande ‘crepa’: lunga 10 chilometri, profonda fino a 15 metri e larga una ventina, ha fatto collassare l’autostrada Nairobi-Narok causando anche una lieve attività sismica. Eppure «il fenomeno non rappresenta una novità e neppure un’emergenza», rassicura Doglioni. «È dovuto all’effetto della pioggia, che ha eroso gli strati più superficiali e teneri del terreno. È probabile che cavità simili si siano già formate in altre località disabitate, rimanendo così sconosciute».
La «Rift Valley» invece, cioè la faglia che separa la placca africana da quella somala, arriva fino ai 20 chilometri di profondità: si estende dal golfo di Aden fino al Mozambico per più di 3.000 chilometri, e la sua attività nel giro di 20-30 milioni di anni potrebbe portare alla formazione di un nuovo oceano, a partire dall’attuale Mar Rosso. Il condizionale è però d’obbligo: «questo genere di rifting spesso evolve in un nuovo oceano, ma a volte può anche abortire», precisa Doglioni.