Baleniere giapponesi hanno ucciso 122 balene gravide
Centoventidue balene gravide sono state uccise la scorsa estate dalle baleniere giapponesi, durante la consueta stagione di caccia nell’Antartico, che il governo giapponese definisce «ricerca scientifica». Lo hanno reso noto gli stessi ricercatori giapponesi in una relazione alla International Whaling Commission (IWC), l’organismo internazionale che regola la caccia ai cetacei.
Nella relazione inviata dagli studiosi giapponesi alla IWC, al termine del terzo «Nuovo programma di ricerca sulle balene nell’Oceano Antartico», si legge che durante l’estate sono state abbattute 333 balenottere minori. Di queste, 181 erano femmine, e 122 di queste erano gravide.
«L’uccisione di 122 balene gravide è un dato scioccante e un triste atto d’accusa della crudeltà della caccia giapponese - ha commentato un dirigente della ong Humane Society International, Alexia Wellbelove -. È un’ulteriore dimostrazione, caso mai servisse, della natura raccapricciante e inutile di queste operazioni, specialmente quando ricerche non letali si sono dimostrate sufficienti per le necessità scientifiche».
Nel 1986 la IWC ha istituito una moratoria internazionale della caccia commerciale, ma Norvegia e Giappone non l’hanno mai rispettata. Il Giappone in particolare ha continuato a cacciare le balene, sostenendo che lo fa per scopi di ricerca scientifica. Nel 2014 la Corte internazionale di giustizia aveva imposto ai giapponesi di fermare la caccia, stabilendo che non aveva motivazioni scientifiche. Il Giappone aveva ripreso a cacciare due anni dopo con un nuovo programma, riducendo di un terzo la quota di animali da abbattere.