Il virus visto dall'Adamello «Da quassù pare così lontano»
«Un’alba e un tramonto così, ve li sognate».
Lo credo.
«È il nostro quarantunesimo anno al Mandrone...».
Ammàppete!
«...eppure scopriamo sempre qualcosa di diverso. La luce del sole sulle cime: uno spettacolo».
E l’ombra del virus, Carlo?
«Ci sembra lontana».
Qui, a valle, copre tutto.
«Non si sa cosa dire».
Carlo Gallazzini ha 74 anni e la voce di un uomo di montagna: senza picchi e senza strappi. La parlata ha una cadenza regolare, come il passo e il respiro. Carlo è al rifugio Mandrone, sull’Adamello: lo ha gestito fino a tre anni fa, e da tre anni lo gestisce suo figlio Davide. Ma c’è Carlo, lassù, ora, di vedetta.
Il virus è un’ombra che toglie il respiro.
«Speriamo si risolva in fretta ma temo ne risentiremo anche in estate. Dal punto di vista turistico, intendo».
Temo abbia ragione.
«Ripeto: spero di sbagliare ma la vedo un po’ triste».
Carlo, cosa ci fa lassù?
«Siamo arrivati il 28 febbraio perché avevamo una sessantina di prenotazioni poi è successo quel che è successo e non è venuto più nessuno».
Chi c’è con lei?
«Mia moglie Flavia».
E basta?
«E basta».
È un’altra luna di miele, praticamente.
«Ci vorrebbe qualche anno in meno».
Però avete i tramonti e le albe.
«Vero».
Visto che non verrà nessuno, scenderete presto.
«Ormai siamo qui».
Non scendete?
«Rimarremo fino a quando si sblocca la situazione del virus».
Ma durerà un sacco.
«Se va avanti così, tutto aprile».
Magari di più.
«Appunto. E cosa potremmo fare a Villa Rendena tutto ‘sto tempo: stare chiusi in casa?, come i nostri figli? Meglio qui. Almeno siamo più tranquilli, possiamo fare qualche passeggiata perché non c’è nessun altro, e dunque nessuno che ci controlli. Teniamo caldo il rifugio e stiamo attenti che l’acqua nelle tubature non geli».
Non fa freddo?
«Neanche tanto. La mattina siamo sui 4 o 5 gradi ma nelle ore centrali, se non c’è vento e c’è il sole, fa caldo. L’altro giorno il termometro in terrazza segnava 36 gradi».
Perché era cotto dal sole!
«Comunque pranziamo in terrazza».
Magari in maniche corte.
«Certo».
A 2.500 metri d’altezza.
«Esatto».
E poi cosa fate?
«Stamattina (ieri, ndr) abbiamo messo gli sci e siamo scesi fino ai laghetti».
Gli sci da sci alpinismo.
«Ovvio».
Sua moglie quanti anni ha: posso chiederlo?
«Settanta. Ma siamo giovani di spirito».
Fantastico.
«Per arrivare ai laghetti ci vuole un’oretta».
Quanta neve c’è?
«Quasi due metri. In alcuni punti di più. Ed è una neve stupenda: senza il Coronavirus sarebbe stato un anno fantastico. Uno degli anni belli. Avremmo tenuto aperto il Mandrone a marzo e aprile per gli scialpinisti, come al solito, e sarebbero venuti in tanti».
Quella sessantina di prenotazioni erano scialpinisti?
«Eh già. E ce n’erano moltissime anche per la primavera: francesi, tedeschi...».
Tutte cancellate?
«Tutte. Hanno cominciato a disdire il 28 febbraio e non è più finita».
Albe, tramonti, pranzi in terrazza, sciate. Ma anche tanti sacrifici.
«Quando una cosa la fai volentieri, i sacrifici scompaiono».
Da quanto, Carlo?
«Prima, 3 anni al rifugio Carè Alto, poi 41 al Mandrone».
Una vita.
«Sempre qui, sull’Adamello, e sempre a 2.500 metri, più o meno. Con un panorama stupendo».