«Serie di tralicci sulle colline di Pergine e Civezzano? No, sarebbe uno sfregio: l'elettrodotto va interrato» Le ragioni dei comitati: intervista con Andrea Rossato

di Zenone Sovilla

La questione è il vecchio elettrodotto, da Lavis a Borgo Valsugana, che si trova in parte nelle vicinanze di aree residenziali o produttive, specie nella zona di Pergine.

Ora Terna ha messo a punto un progetto per risolvere il problema, che come noto può avere anche risvolti di salute pubblica. La soluzione, però, non è quella che parrebbe più logica e meno impattante, vale a dire l'interramento.
Il progetto, prevede, piuttosto di trasferire la linea dal fondovalle sulle colline di Pergine e Civezzano, fino al Calisio: uno sfregio paesaggistico al quale si oppongono comitati di cittadini che stanno cercando di sollecitare gli enti locali a assumere iniziative radicali per evitare l'irreparabile.

I comitati "Custodiamo il paesaggio" di Pergine e "Interriamo l'elettrodotto" di Civezzano hanno messo in campo un enorme lavoro tecnico per "vivisezionare" il progetto di Terna, esaminarne il reale impatto sul territorio, cioè sulle ridenti colline che accompagnano il versante nordest della valle, spiegare perché l'interramento è l'unica soluzione sensata e a un costo economico assolutamente abbordabile.

Ne è nato da pochi mesi anche un sito web ricco di informazioni e di documentazione tecnica sulla vicenda.

Le due associazioni, che naturalmente cercano altri volontari per questa lotta, hanno avviato anche una raccolta di firme, in calce a una petizione rivolta a Comuni e Provincia per chiedere l'interramento del nuovo elettrodotto da 380.000 volt. Tavoli nelle piazze e punti di raccolta firme si sono rapidamente moltiplicati.

Ne abbiamo parlato con Andrea Rossato, presidente del comitato di Civezzano "Interriamo l'elettrodotto", per mettere a fuoco l'intera vicenda.

Quando nasce la linea in questione, qual è la sua storia, in che cosa consiste, a chi e a che cosa serve?

Mentre la produzione idroelettrica trentina è stata oggetto di un qualche interesse da parte della storiografia, per via dell’impatto sociale ed economico che essa ha avuto sul nostro territorio e per il suo legame molto stretto con il tema dell’autonomia, la rete di distribuzione e di trasmissione non ha ricevuto la stessa attenzione. Quel che sappiano, non avendo (ancora) fatto una ricerca archivistica, è che la linea nasceva sul tracciato di un elettrodotto precedente e che, ricostruita e potenziata nella prima metà degli anni trenta, serviva in tutta evidenza a portare l’energia generata negli impianti delle zone maggiormente sviluppate nell’ambito della produzione idroelettrica – il bacino del Noce e quello dell’Avisio – a Borgo Valsugana per poi essere distribuita localmente.

Uno snodo europeo

Nel primo dopoguerra il Trentino, con il suo ingresso nel Regno d’Italia, fu un terreno di conquista per le grandi aziende elettriche, particolarmente del Nord Italia, ma in questo caso specifico possiamo immaginare che la linea avesse una valenza preminentemente locale. Paradossalmente con la cosiddetta “delocalizzazione” torniamo al clima di quegli anni: il nuovo elettrodotto, potenziato a 380kV in vista di una sua interconnessione con l’elettrodotto del tunnel di base del Brennero, come dichiarato già dal Protocollo di intesa che Terna, PAT e i comuni di Civezzano, Trento e Pergine Valsugana firmarono nel 2010, assumerà una funzione diversa da quella attuale e diverrà parte della rete di interconnessione con il nord Europa che Terna sta predisponendo nel nord est del Paese, e che consentirà agli operatori di accedere al mercato internazionale dell’energia elettrica.

Da quando e perché si intende modificarla, rinnovarla e potenziarla? È solo perché nel corso dei decenni parte del corridoio è stata occupata da troppi edifici - dai quali dunque si vuole allontanare l’elettrodotto- o esistono anche motivazioni industriali? Qual è il tratto interessato da questa ipotesi di variante? La variante è stata richiesta dagli enti locali o viceversa dai proprietari della linea elettrica?

Originariamente il tracciato dell’elettrodotto che si vuole spostare attraversava, lontano dai centri abitati, zone preminentemente rurali. Se osserviamo i rilievi fotografici che la Provincia ha periodicamente effettuato sul territorio trentino, vediamo che nel 1973 l’elettrodotto interferiva ancora poco con ambiti antropizzati. Nel 1995, invece, vediamo che larghi tratti del tracciato nell’area urbana di Pergine sono stati edificati. Si tratta quindi di un problema, quello della presenza di molte abitazioni ed attività produttive collocate a ridosso dell’elettrodotto attuale, che nasce con lo sviluppo urbanistico di quegli anni.

Sui tralicci solo per risparmiare

Vi sono due ordini di motivi che vengono addotti da parte di chi si è fatto promotore dell’intervento – il Comune di Pergine: anzitutto ragioni legate al tema della protezione del diritto alla salute dei cittadini che vivono e lavorano a ridosso dell’elettrodotto. Di ciò si fa esplicita menzione in una mozione approvata dal Consiglio provinciale nel 2008 su proposta di Dario Pallaoro, mozione che rappresenta il cominciamento politico di questa vicenda e che impegnava la Provincia a sostenere l’onore finanziario che ne sarebbe derivato, ma non ve ne è traccia alcuna nella documentazione relativa al procedimento autorizzativo del progetto. In quest’ultima le uniche ragioni che Terna allega sono legate: all’aver ricevuto una tale richiesta dalle amministrazioni locali, “al migliore inserimento paesaggistico ed alla considerevole riduzione dei campi elettromagnetici nelle zone antropizzate.” (1)

(in verde il tracciato attuale, in rosso quello progettato da Terna per il trasferimento della linea)

Terna stava in quei tempi trattando con le amministrazioni locali un intervento di razionalizzazione della rete di Trento, sulla quale essa lamentava perdite ingenti, intervento che prevedeva la realizzazione di una nuova stazione elettrica a Ciré e il suo collegamento con la stazione elettrica di Trento sud. Pergine chiede ed ottiene di collegare a questo progetto l’intervento di delocalizzazione, sebbene tra i due progetti non vi sia alcuna connessione tecnico-funzionale.

Non vi è alcuna menzione, nella documentazione relativa al progetto, del metodo che ha condotto alla definizione del nuovo tracciato. Tutto quel che sappiamo è che esso, nella forma di una “fascia di fattibilità di tracciato” disegnata su di una cartina, viene allegato al Protocollo di Intesa e “costituisce presupposto fondamentale e, al tempo stesso, indirizzo per lo Studio di Impatto Ambientale e per la progettazione delle opere.” (2)

Terna e la Provincia ribadiscono in ogni loro atto che la delocalizzazione avviene su richiesta di Pergine (3) ma nulla si dice relativamente alle modalità di individuazione del tracciato. Dal che se ne può dedurre che esso sia stato autonomamente predisposto da Terna al solo scopo di minimizzarne i costi di costruzione.

Quel protocollo non va bene

Il fatto di agire su richiesta del Comune di Pergine, per quel che attiene alla delocalizzazione, conferisce a Terna un potere negoziale che le consente di porre, nel Protocollo di intesa, tre condizioni estremamente stringenti:

    il tracciato del nuovo elettrodotto si collocherà sui crinali e sulle sommità dei dossi che circondano Pergine e Civezzano, senza possibilità di futura negoziazione di percorsi meno impattanti;

    il nuovo elettrodotto sarà potenziato a 380kV in vista di un suo collegamento con l’elettrodotto che passerà nel tunnel di base del Brennero;

    le amministrazioni locali si impegnano a fornire tutti i pareri favorevoli durante il processo di approvazione del progetto.

Quanto ad altre possibili motivazioni di natura industriale, esse si possono solo dedurre dal fatto che Terna abbia contestualmente preteso un potenziamento dell’elettrodotto per connetterlo al tunnel di base del Brennero. Sono ragioni che attengono al mercato energetico internazionale ed alla eventuale razionalizzazione della rete elettrica trentina, particolarmente per quel che attiene la Valle dell’Adige, ma nulla di rilevanza strettamente locale.

Il progetto modifica strutturalmente le potenzialità della linea, dunque vengono trasformate anche le altre sezioni del tracciato per adeguarle a questo potenziamento?

Sino a quando tutto il tracciato Lavis-Borgo Valsugana non sarà potenziato per portarlo a 380kV la nuova tratta da Pergine e Civezzano opererà a 220 kV. Il fatto che Terna investa 7 milioni di euro per potenziarne una porzione sta ad indicare che, in vista del completamento del tunnel di base del Brennero, abbia intenzione di procedere al potenziamento di tutta la linea.

Come mai si è arrivati a un progetto che trasferisce l’elettrodotto, potenziato (anche in termini di dimensioni dei tralicci) sulle colline tralasciando la soluzioni più ragionevole dell’interramento? Gli enti locali hanno accettato un tracciato impattante pur di veder trasferita la linea dalle vicinanze degli edifici?

Sì, gli enti locali, la Provincia ed il suo apparato tecnico amministrativo hanno accettato un tracciato più impattate pur di veder trasferita la linea a spese di Terna. In verità emerge dalle carte un’evidente contrarietà all’opera degli organi tecnici della Provincia, superata però dalla volontà politica di mantenere tutti gli impegni assunti con il Protocollo di intesa. Gli organi tecnici del Comune di Trento, anche per via di una tradizione ormai secolare nella gestione delle questioni legate al sistema elettrico, sono stati in grado di interloquire con Terna per ottenere diverse migliorie al progetto originario. Per quanto concerne invece la delocalizzazione, non solo Pergine non ha avanzato richieste di sorta, ma non vi è traccia alcuna, nella documentazione, di una sua interlocuzione per ottenere miglioramenti del progetto.

Riserve solo dalla commissione urbanistica provinciale

Solo la Sottocommissione paesaggistica del Servizio Urbanistico della Provincia aveva chiesto che si producesse un progetto alternativo che prevedesse l’interramento, anche per poter comparare le due soluzioni, come richiesto del resto dal Codice dell’ambiente. Ma questa richiesta è rimasta inevasa: Terna rispose con uno “studio” di 8 paginette nelle quali si leggono affermazioni quali “L’italia è un paese a rischio sismico” o “non si interra in contesti extra urbani”. L’aspetto ironico è che negli stessi giorni Terna presentava il progetto di interramento di un elettrodotto a 220kV di 24 chilometri da realizzarsi a Passo Resia.

(nella foto qui sotto, il tracciato attuale [verde] e quello progettato così come passerebbe sulle colline sopra Pergine)

Quali sono in proposito le principali criticità dell’elettrodotto attuale e quali di un eventuale riposizionamento sulle colline come previsto al momento?

Le criticità dell’attuale elettrodotto sono sotto gli occhi di tutti, nel territorio di Pergine, ed attengono alle dinamiche del suo sviluppo urbanistico, condizionato anche dalla natura del suo territorio. È un dato oggettivo il fatto che l’elettrodotto attuale interferisca con il suo naturale sviluppo urbano.

Per quanto riguarda Civezzano, invece, non è dato sapere. È noto che, ad una distanza di circa 100 metri dall’attuale elettrodotto, nel borgo di Roverè, vi sia una scuola dell’infanzia, uno degli edifici più vicini, se si eccettuano un altro paio di abitazioni nello stesso borgo. D’altro canto è altrettanto noto che nel 2008, prima che si concludesse l’accordo per la delocalizzazione, il comune di Civezzano ha investito 850.000 euro per un restauro architettonico della struttura. Non è quindi chiaro se e quando siano maturati dubbi circa la salubrità del luogo, che sarebbero comunque dissipati dalla delocalizzazione.

Enormi costi ambientali

Il problema è che i costi del nuovo elettrodotto sono esorbitanti. Essi sono di natura ambientale e paesaggistica:

    i tralicci avranno una base di 10 metri per 10 e, seppur Terna affermi di voler mantenere la loro altezza tra i 40 e 50 metri, nel progetto è prevista la possibilità di superare i 61 metri – nel qual caso saranno predisposti sistemi di allerta per il volo a bassa quota. Per avere un termine di paragone: la Chiesa della Natività di Maria, a Pergine, ha una torre campanaria con una base quadrata di circa 8 metri ed è alta 54 metri. Simili sono le misure della torre campanaria della Chiesa principale di Civezzano;

    sarà il primo elettrodotto a 380kV mai costruito in Trentino e svolgerà le funzioni che abbiamo visto;

    avrà un impatto molto significativo sull’avifauna, prevede la collocazione dei tralicci in zone di rilevante interesse paesaggistico e ambientale: abbiamo mostrato quanta parte del progetto si discosti dai documenti di programmazione urbanistica e territoriale elaborati dalla Provincia.

(qui sopra, il tracciato attuale, in rosso, e quello previsto da Terna con lo spostamento della linea più in alto sulle colline)


Ma vi sono anche costi di natura sociale ed economica: il nuovo elettrodotto sarà posizionato in un ambito extra-urbano, ma pur sempre molto antropizzato; attraverserà boschi e campi coltivati, avrà un impatto importante in molto frazioni di Pergine e Civezzano. Le unità immobiliari e fondiarie delle zone periferiche interessate subiranno un decremento di valore, a fronte, invece, di una rivalutazione dei beni immobili nelle zone urbane di Pergine. Si tratta di un trasferimento di ricchezza, che avviene però a vantaggio di classi sociali che si trovano comunque già in una situazione di vantaggio rispetto alle classi sociali che, da questo processo, usciranno perdenti. Sono fenomeni dei quali discutiamo non solo a livello locale, si pensi al movimento dei gilet gialli, e che, credo, in questo caso segnalino anche una soluzione di continuità nella storia del popolarismo autonomista trentino il quale, evidentemente, in questa fase storica ed economica ritiene inevitabile che nei processi politici vi siano vincitori e vinti, e ritiene che il suo unico compito sia quello di massimizzare il bilancio economico e finanziario di quei processi.

La posizione del comune di Civezzano, in questa vicenda, ha invece degli aspetti che appaiono misteriosi. A fronte di benefici evidentemente non sostanziali, l’impatto di tralicci alti dal doppio al triplo degli attuali, collocati nei luoghi più in vista del territorio comunale, produrrà una modificazione molto significativa del paesaggio urbano e rurale, probabilmente una delle voci più rilevanti del suo patrimonio ambientale e culturale.

Interrare costerebbe poco di più data la natura lucrativa dell'opera

Ciò che lascia interdetti è che la differenza nei costi di realizzazione del nuovo elettrodotto aereo o del suo interramento, qualche milione di euro, è irrisoria rispetto al volume di ricavi che l’opera, una volta in funzione, sarà in grado di generare durante la sua vita utile. Se si paragonano queste cifre, ad esempio, alle cifre spese per la promozione turistica del territorio interessato, comprendiamo che il risparmio monetario consentito dal danno al paesaggio e all’ambiente – e che finisce per essere il valore, il “prezzo” che noi gli attribuiamo – è la somma che costerebbe la realizzazione di una dimora privata, certo lussuosa, ma nulla di più.

Quel che colpisce, in questa vicenda, è che Terna porterà a compimento in Trentino un’opera, un elettrodotto a 380 kV, che ENEL da sempre coltivava e mai era riuscita nemmeno a prospettare, e lo farà nell’ambito di un’operazione politica che nasce negli ambienti dell’autonomismo e proprio relativamente ad una tematica così altamente simbolica come quella connessa al sistema della produzione energetica, così centrale nella costruzione di quella dottrina e cultura politica. Pare che l’autonomismo, in questa storia, dimostri di aver perduto il legame con le sue radici storiche, ed aver smarrito la sua carica ideale e la sua capacità progettuale. Per gli autonomisti credo sia il segnale di una crisi profonda. Per tutti gli altri l’aprirsi di un’opportunità. Per l’Alta Valsugana un cambiamento significativo che non è stato però il prodotto di un dibattito consapevole.

Terna ha scelto la soluzioni più economica o ha escluso l’interramento anche per altre ragioni? Qual è il rapporto dei costi e dei benefici comparati fra le due opzioni? Quale durata nel tempo si stima per un investimento di questo tipo (in entrambe le soluzioni)?

Nel proprio parere nell’ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale il Sevizio Foreste e Fauna della Provincia scrive: «il criterio di risparmio economico limita il ricorso all’interramento dei cavi. Tutto ciò pone dei problemi, oltre che paesaggistici, anche di maggior impatto sugli ecosistemi…». Terna ha escluso l’interramento perché le autorità politiche non lo hanno richiesto, e le richieste provenienti dagli organi tecnici ed amministrativi sono state ignorate.

La comparazione tra i costi e i benefici delle due tipologie di soluzione è una materia molto complessa oggetto di dibattito da parte della comunità scientifica. Esistono però metodologie validate che vengono usate, ad esempio, dall’Unione europea nella valutazione dei costi di realizzazione delle infrastrutture di interesse europeo. Terna stessa partecipa a queste iniziative di ricerca.

Tutti i costi vanno considerati, anche quelli paesaggistici

Le variabili da tenere in considerazione sono molteplici e, nel caso dell’interramento, il tracciato ha una rilevanza predominante. Tenendo in considerazione tutto ciò, e ragionando a spanne, si può immaginare un maggior costo industriale di realizzazione dell’elettrodotto interrato variabile tra il doppio ed il triplo. Usando però le medesime metodologie e tenendo in considerazione tutti i costi (anche quelli ambientali e paesaggistici, per i quali pure esistono metodologie per la loro quantificazione), facendo, cioè, un’analisi costi-benefici secondo gli standard e le procedure che Terna stessa ha contribuito ad elaborare, potremmo scoprire che l’interramento è molto meno costoso. Il problema è che, sebbene prevista per legge e dalla convenzione che attribuisce a Terna la titolarità della rete elettrica nazionale, una tale analisi costi-benefici, in questo procedimento, non è stata fatta e non è stata richiesta.

Un investimento di questo genere viene ammortizzato in 40 anni (credo per norme di legge), ma la durata tecnica di un elettrodotto aereo, afferma Terna, è di 80 anni, mentre quella di un cavidotto di 60.

Allo stato attuale, a che punto è l’iter e quali iniziative sono in atto per indurre Terna a scegliere l’interramento della linea? Che ruolo hanno avuto e stanno avendo le amministrazioni locali, come i Comuni e la Comunità di valle? Esistono già atti amministrativi favorevoli all’una o all’altra soluzione? Che tempi e modi si possono prevedere per orientare la scelta verso l’interramento? Che ruolo ha in tutto ciò la Provincia con i vari uffici di controllo e in particolare la sua commissione per la tutela paesaggistico-ambientale?

Nell’ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale, dal 2013 al 2017, tutte le autorità politiche coinvolte si sono attenute agli impegni presi con il Protocollo di intesa ed hanno fornito il proprio parere favorevole alla realizzazione dell’opera. Come detto, il livello tecnico-amministrativo ha lasciato qualche traccia, più o meno rilevante, del proprio dissenso, ma mai fino a spingersi a negare un parere favorevole – lo fa solo la Sottocommissione paesaggistica, anche se in modo pilatesco: essa rifiuta di scrivere “parere (s)favorevole”.

Negli anni dagli enti locali molti "via libera" ai tralicci

Nel 2017 vi è stato il decreto del ministero dell’ambiente che decretava la compatibilità ambientale dell’opera. Siamo ora alle fasi conclusive del procedimento di dichiarazione di pubblica utilità dell’opera e di autorizzazione alla costruzione, presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Proprio l’atteggiamento pilatesco assunto nel 2014 dalla Sottocommissione paesaggistica, consentirà alla medesima commissione, nel 2019, di affermare che il suo parere precedente fosse “sostanzialmente favorevole” e, pertanto, di volerlo confermare in merito all’autorizzazione paesaggistiche che la Provincia è tenuta a fornire relativamente alla dichiarazione di pubblica utilità.

(Qui sopra, una simulazione fotografica, a cura dei due comitati, di come apparirebbe la zona di Serso con i previsti tralicci dell'elettrodotto)

Anche i Comuni di Trento e di Civezzano hanno dato il loro parere favorevole a detta dichiarazione, e lo stesso ha fatto la giunta del comune di Pergine il 16 giugno 2020. Questa delibera è stata però impugnata da un esponente del comitato di Civezzano, il ricorso rigettato dalla Giunta (8 agosto 2020) ed il rigetto a sua impugnato.

La Comunità di valle aveva annunciato una mozione, da parte della conferenza dei sindaci, a favore dell’interramento, ma ad oggi non abbiamo avuto notizie di una sua avvenuta approvazione.

Come e chi si sta attivando in questi mesi, a livello di cittadinanza organizzata, per favorire l’interramento e con quali motivazioni, interlocuzioni, attese?

Dal 2015 esiste il comitato “Custodiamo il paesaggio” che ha negli anni raccolto firme presso la popolazione, presso le categorie economiche, ha prodotto osservazioni in ogni passo del procedimento, ma senza ottenere alcun risultato tangibile.

Nel luglio del 2020 si è costituito a Civezzano il comitato “Interriamo l’elettrodotto”, che ha presentato un lungo documento con le osservazioni critiche al progetto. I due comitati agiscono congiuntamente con iniziative di sensibilizzazione della popolazione e di convincimento e pressione nei confronti delle istituzioni pubbliche e delle forze politiche.

L’obiettivo è quello di informare correttamente la popolazione sulla natura del nuovo elettrodotto e sulle possibilità che le tecnologie offrono di coniugare da un lato l’esigenza di eliminare il problema sociale e dall’altro di consentire la costruzione di un’opera infrastrutturale con un ridotto impatto ambientale.

Prossimi appuntamenti pubblici?

Non abbiamo appuntamenti pubblici prestabiliti, non abbiano una forza organizzativa adeguata. Partecipiamo tra il pubblico agli incontri organizzati dalle forze politiche per la campagna elettorale e facciamo domande ed interventi. Abbiamo stampato un volantino che stiamo distribuendo alla popolazione. Riteniamo di aver contribuito a portare il tema dell’elettrodotto e del suo spostamento al centro della campagna elettorale, ma stiamo anche pensando e pianificando il dopo. Coltiviamo la speranza che i decisori politici abbiano l’umiltà, che è poi un’espressione di responsabilità, e la lungimiranza per comprendere che la delocalizzazione è un rimedio peggiore del male che intende attenuare e che l’interramento è l’unica soluzione percorribile. Ma, dato il tempo ristrettissimo che ci rimane, non possiamo rinunciare a predisporre gli strumenti per una battaglia legale qualora questa si rivelasse l’unica alternativa percorribile.

 

NOTE

1 Terna, S.p.A., Studio di Impatto ambientale per la Razionalizzazione e sviluppo RTN nell’area di Trento - Cap. 3, p. 242.

2 Protocollo di Intesa, p. 3

3 Nel Rapporto istruttorio - Progetto VIA-2014-04, allegato alla delibera della Provincia Autonoma di Trento che fornisce parere favorevole alla valutazione di impatto ambientale, si legge:

«Le diverse esigenze che hanno portato a concordare il progetto in questione erano:

    per il Comune di Pergine Valsugana liberare le zone urbanizzate interessate dall’elettrodotto a 220 kV n. 290 Lavis - Borgo (tratto cittadino di Pergine)».

 

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