Lupi, parla l’esperto: «Non sono pericolosi per l’uomo, e l’abbattimento non è la soluzione: serve programmazione, e invece...»
Luigi Boitani, uno dei massimi esperti italiani, che è anche consigliere del Muse: «A Folgaria c’erano dei cani, si sa che i carnivori li vedono come preda, è necessario imparare a tenerli al guinzaglio nei boschi»
TRENTO. Prosegue il dibattito sulla presenza dei grandi carnivori nel territorio trentino, con particolare attenzione al lupo. Dopo l'eclatante caso di Folgaria, sono state tante le posizioni rispetto al tema, ma come sempre si riconduce tutto ad un unica domanda: è possibile una convivenza tra umani e lupi? Per fare il quadro della situazione è intervenuto anche Luigi Boitani, tra i massimi esponenti dell'argomento a livello nazionale nonché membro del Comitato Tecnico Scientifico del Muse di Trento.
Dottor Boitani, partiamo da quanto recentemente successo a Folgaria: un episodio che suona come un campanello d'allarme?
«In realtà si tratta di un fatto assolutamente normale: è risaputo che i lupi vedano nei cani, soprattutto in quelli di taglia più piccola, delle prede facili. In particolare quando il branco è di un certo numero di esemplari, come in questo caso, con sette lupi ed un solo cane. Quest'ultimo animale attrae letteralmente i lupi, ecco perché il consiglio è di tenere sempre il proprio cane al guinzaglio quando si va in zone popolate da branchi. Se pensiamo a Paesi come Norvegia, Finlandia o Svezia, ogni anno ci sono una trentina di morti tra i cani per via di attacchi mossi proprio dai lupi nei loro confronti. Diciamo però che, per il Trentino, un fatto del genere è una novità, come però non lo è nel resto del mondo».
Come spesso accade, in casi come questo si parla poi di abbattimento: è la scelta corretta?
«Personalmente sono contrario all'abbattimento, anche se qualcuno cerca di giustificarlo per la "sicurezza sociale". La diatriba tra chi vuole seguire questa strada e chi invece è contrario va avanti da sempre, ma dobbiamo chiederci: quanto siamo disposti a condividere lo spazio con la natura? Se tanto, allora accettiamo anche il lupo; se poco, allora abbattiamo tutto ciò che ci infastidisce, zanzare comprese».
Non è in dubbio però che la presenza del lupo sia in costante crescita.
«In Germania nell'ultimo anno la presenza di questo animale è salita del 34% e il Trentino non fa differenza. Non parliamo di un aumento esponenziale, ma sicuramente rapido. Dove c'è da mangiare, il lupo prolifica e cresce di numero, è scientifico».
E per l'essere umano, questo aumento cosa comporta?
«Dipende sempre da noi. Direi "nulla", ma bisogna sempre chiedersi quanto si vuole convivere con il lupo, animale tra l'altro che tende a scappare dall'essere umano, senza minacciarlo. Poi ovviamente credo che nessuno vorrebbe il lupo in piazza Duomo, ma in questo caso la parola fondamentale è "compromesso": quanto si è disposti ad accettare il lupo? Quali limiti invece vogliamo imporre a questo animale? Dipende da noi».
Ma se ha paura dell'uomo, perché allora il lupo si avvicina sempre più ai centri abitati?
«La vera domanda è: perché no? Se sente odori che lo convincono e se non riscontra particolari pericoli, allora si sentirà libero di avvicinarsi alle città o ai paesi. Ha comunque una naturale diffidenza verso l'uomo, quindi non rappresenta un problema».
Quale sarebbe, per Lei, la strategia migliore da adottare per contenerne la diffusione?
«Ideale sarebbe fare una pianificazione a tavolino di tutti i processi, ma in Italia è praticamente impossibile: non dimentichiamoci che, come Paese, non siamo nemmeno riusciti ad approvare il Piano Nazionale di Gestione del Lupo, fatto nel 2015, dopo ben cinque anni di discussione. In quel Piano erano riportati tutti i principali step da seguire per una gestione coordinata del fenomeno, ma ognuno ha preferito andare per conto suo. In questo momento chiunque può prendere qualsiasi decisione: capiamo quanto questo sia sbagliato e controproducente».