Omar Oprandi è salito fino in cima al monte Bianco con gli sci
A segno il progetto «Ripartire da zero»: l'obiettivo dello scalatore era raggiungere la vetta partendo da Drena, dopo nove giorni trascorsi in bicicletta, barca a vela e sugli sci d'alpinismo, ad appena 60 giorni da un delicato intervento all'anca
AVVENTURA Operato all'anca, Oprandi parte da Drena per scalare il Monte Bianco
DRENA. «Ripartire da zero» per raggiungere la cima del Monte Bianco dopo nove giorni trascorsi in bicicletta, barca a vela e sugli sci d'alpinismo, e ad appena 60 giorni da un delicato intervento all'anca.
La guida alpina rivana Omar Oprandi ha raggiunto nella mattinata di mercoledì la cima del Monte Bianco (4.810 metri di quota) salendo con gli sci da scialpinismo attraverso il Colle della Brenva e superando 2.600 metri di dislivello.
Il noto alpinista, residente a Drena, ha così concluso positivamente la sua nuova impresa, denominata «Ripartire da zero», e decisa lo scorso 14 marzo all'indomani dell'operazione all'anca sinistra (nel 2019 aveva già subito lo stesso intervento all'arto destro). Non un tentativo di record ma il desiderio di dimostrate come sia possibile, con un attento recupero post operatorio e affidandosi alla ricerca medico-scientifico e alla propria forza di volontà, recuperare a pieno le capacità fisiche e affrontare la vita con normalità.
Dopo essere partito il 3 maggio da Drena, ed aver affrontato il tratto tra Riva e Salò in barca a vela, Oprandi ha percorso 500 chilometri in mountain bike attraverso cinque tappe passando per Bergamo, Monza, Biella, Chamonix e Courmayeur, dove ha tenuto alcune serate pubbliche spiegando il significato della sua «avventura», anche alle televisioni ed ai media locali. Martedì l'attacco al Monte Bianco con gli amici di cordata Maurizio Zanon e Alfonso Selleri, e gli alpinisti trentini Luis Manni (gestore del rifugio Graffer in Brenta) e la guida alpina Mario Taller di Folgarida, pernottando al rifugio e salendo quindi mercoledì mattina in vetta (raggiunta alle 9.30) e prima di affrontare la discesa dalla parete Nord.
«Un progetto inventato nel letto dell'ospedale un po' come promessa un po' come sfida con me stesso - spiega Omar Oprandi sulla sua pagina social tra tante foto e filmati delle varie tappe - una sfida che fa bene allo spirito e al corpo. É stata dapprima un sogno e poi una prova riuscita, andando oltre i limiti che qualcuno voleva imporci. Tante le emozioni e le sensazioni provate, riflettendo sulla grinta e la voglia di mettersi alla prova assieme a tanti compagni, amici ed avversari incontrati in questo lungo e significativo viaggio».D. F.