Trasferire gli orsi trentini? Il Wwf veneto a Zaia: alcuni si possono portare sulle nostre montagne
Il delegato regionale del sodalizio, Carmelo Motta: "Questa può essere una strada per risolvere concretamente il problema degli orsi. Ma ciascuno deve fare la propria parte". Il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi e le foreste al confine nordest possibili ambiti da valutare. In passato numerosi gli avvistamenti in quel territorio e anche nel Vicentino
SVILUPPI In corso l'operazione per la cattura di Jj4
L'ORSA JJ4 sul Peller, dall'attacco del 2020 alla tragedia di Caldes
LA MADRE "L’abbattimento non mi ridarà mio figlio. Chi ha sbagliato paghi"
TRENTO. Il Wwf chiede al presidente Luca Zaia di aprire alla possibilità del trasferimento di alcuni orsi dal Trentino ai monti del Veneto, dopo l'attacco mortale al giovane Andrea Papi, a Caldes, e la conseguente intenzione della Provincia autonoma di dimezzare il numero di plantigradi nel suo territorio (oggi stimati in 100-120).
Il trasferimento, spiega Carmelo Motta, delegato regionale Wwf al Corriere del Veneto, "può essere una strada per risolvere concretamente il problema degli orsi. Ma ciascuno deve fare la propria parte. L'opinione del Wwf è che anche il Veneto possa avere un ruolo in questa operazione, accogliendo alcuni esemplari. Non è una follia: le nostre montagne erano popolate da orsi fino al secolo scorso, quando furono sterminati".
Un'operazione da farsi in lungo arco temporale, avverte Motta.
"Ma - sottolinea - se il governatore Luca Zaia decidesse di tendere la mano al collega trentino promuovendo questo progetto, il Wwf lo sosterrebbe con forza. Per non rischiare di trasferire in Veneto gli attuali problemi del Trentino, il piano di ripopolamento andrebbe redatto con cura, con uno studio di fattibilità".
L'orso è presenta in modo saltuario, in particolare, nella provincia dolomitica di Belluno: talvolta si tratta di esemplari in "libera uscita" provenienti proprio dal Brenta, ma che poi fanno sempre ritorno in Trentino, dove restano stanziali le femmine.
Talaltra si tratta di orsi in temporanea dispersione dalla Slovenia, avvistati in passato anche nel territorio del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
Quest'ultimo potrebbe essere uno dei contesti, che comprende anche segmenti di wilderness e aree di riserva integrale, nei quali qualche orso potrebbe stabilirsi. Si tratta di un corridoio che va dal confine trentino, a ovest, verso il Primiero, al quello con il Friuli, a est, nella zona di Longarone.
Negli anni sonon stati numerosi gli avvistamenti di orsi in quest'area protetta e anche al di fuori, in altre valli bellunesi.
Identificato negli anni scorsi, con le analisi genetiche, in particolare, l'orso trentino Mj4, maschio nato nel 2005 nel Brenta, che dal'letà di cinque anni si è orientato verso il Bellunese per passarci quantomeno tutto il periodo del letargo.
Più vicino al Friuli e quindi alla Slovenia è il territorio nordorientale del Bellunese, al confine con Alto Adige e Austria, dove si estendono le foreste del Cadore e del Comelico e si muovono talvolta orsi sloveni.
C'è da considerare, però, l'ostilità che in territori confinanti si è manifestata nei riguardi degli orsi.
Ma gli orsi, in Veneto, si sono fatti vedere, negli anni scorsi, anche nel Vicentino, in particolare sull'altopiano di Asiago.
Di certo la presenza del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi potrebbe rappresentare uno snodo, scientifico e operativo, per un eventuale coordinamento fra istituzioni locali, Regione Veneto, Provincia di Trento e Stato, al fine di valutare la proposta del Wwf.
Quanto all'abbattimento dell'orsa JJ4, disposto dal presidente trentino Marizio Fugatti, Motta ha pochi dubbi: "Se un esemplare mostra comportamenti pericolosi per l'incolumità degli esseri umani, la sua rimozione consente di diminuire il rischio di nuove aggressioni, e anche una migliore accettazione sociale della popolazione. Ma l'abbattimento è l'ultima strada percorribile. Non lo dice il Wwf, lo sostiene la scienza".