Tamara Lunger: «Sergio Martini è il mio punto di riferimento, un maestro di credibilità»
Parla la nota alpinista sudtirolese, protagonista anche al Trento Film Festival. «Per Martini l’aspetto più importante non è mai stato parlare delle sue imprese ma piuttosto aiutare gli altri a conoscere la montagna»
TRENTO. La storia affascinante di celebri nomi dell’alpinismo che s’intreccia con quella delle scuole di alpinismo, sci alpinismo e arrampicata libera del Cai-Sat, per capire il passato e immaginare il futuro dell’andare in montagna.
L'ha raccontata ll’alpinista altoatesina Tamara Lunger, con Pietro Lacasella, al Trento Film Festival.
Nomi come quelli di Bruno Detassis a Tita Piaz, Marino Stenico, Cesare Scotoni, Riccardo Cassin a Cesare Maestri, hanno contribuito a rendere altrettanto grandi le scuole di alpinismo, scialpinismo e arrampicata libera del Cai - Sat. Una storia che continua ancor oggi, con generazioni d’istruttori che, per passione e spirito di volontariato, hanno trasmesso agli amanti delle terre alte le tecniche e la filosofia dell’andare in montagna.
Ospiti della serata, con il coro Sosat che si esibirà nel concerto “Paesaggi” nel tributo a Ennio Morricone, Sergio Martini, uno dei "pilastri" storici della scuola Sat di Rovereto "Castel Corno" e Gabriel Perenzoni, guida alpina considerata uno dei giovani alpinisti di punta del panorama nazionale.
Al loro fianco Margherita Scoppola, istruttrice di sci alpinismo nelle Scuole Franco Alletto e Paolo Consiglio Cai di Roma, Mauro Loss, istruttore regionale e nazionale di alpinismo e scialpinismo, già direttore della scuola Graffer di Trento e Antonio Montani, presidente generale del Cai.
Ne abbiamo parlato con Tamara Lunger, la nota alpinista, scialpinista ed esploratrice, autrice anche del libro “Il richiamo del K2. La dura lezione della montagna”.
Tamara Lunger quasi rovesciando il titolo dell’incontro: ci possono essere grandi scuole di alpinismo senza grandi maestri?
«Secondo me è difficile che possa venire a mancare questo conubbio. Il maestro devo avere una grande credibilità e deve ispirare fiducia in chi vuole insegnare i segreti della montagna».
I nomi che lei vuole ricordare?
«Vorrei ricordare uno su tutti Sergio Martini il settimo uomo al mondo e il secondo italiano dopo Reinhold Messner ad avere scalato tutti i quattordici 8000.
Lui per me è davvero un punto di riferimento. Un uomo di montagna che è stato protagonista per tanti anni senza però mai voler apparire.
Per Martini l’aspetto più importante non è mai stato quello di parlare delle sue imprese ma piuttosto di aiutare le altre persone a conoscere la montagna. Di solito gli alpinisti sono un tantino egocentrici , per molti contano di più la prestazione e l’immagine mentre Sergio Martini era un altruista».
Qual è la situazione di oggi con la giovane generazione d’istruttori?
«Ci sono tante persone attive in questo campo. Dopo la pandemia tutto il mondo della montagna è cresciuto in una maniera incredibile e quindi c’è bisogno di istruttori che possano insegnare alle persone di andare in quota».
Una montagna sempre più apprezzata che sta diventando meta di un turismo di massa: per lei questo è un problema?
«Sicuramente la montagna è sempre più affollata e questo deriva dal fatto che tante persone vogliono avere un contatto con la natura.
Detto questo penso che ci sono ancora spazi per vivere la montagna in tranquillità.
Certo non bisogna andare nei cosiddetti hotspot come il Cervino e il Monte Bianco dove tutti vogliono andare e dai quali io sto lontana.
Questo vale anche per l’Everest che mi piacerebbe affrontare ma non con tutto quel via vai».
Come vede allora il futuro delle scuole di alpinismo?
«Penso che ci saranno sempre degli alpinisti che avranno una passione per l’insegnamento, che si impegneranno per svelare agli altri i segreti delle scalate, dello sci - alpinismo o delle arrampicate.
Questa sarà una strada che darà anche delle belle opportunità di lavoro: penso che unire l’amore per la montagna con quello per l’insegnamento sia una cosa molto gratificante».