Emergenza clima, in alta val Genova il nuovo Centro Sat per far conoscere i ghiacciai
Inaugurato il nuovo allestimento per il Centro Julius Payer a 2400 metri di quota tra la Lobbia e il Mandron. Iole Manica (vicepresidente Sat): «Vediamo i ghiacciai ridursi, ci spaventa ma non abbastanza»
MARMOLADA Ghiacciaio dimezzato in 25 anni
TRENTO. A 2434 metri di altezza, nel suggestivo anfiteatro che abbraccia i fronti dei ghiacciai della Lobbia e del Mandron, in alta val di Genova, la Sat ha inaugurato oggi (2 settembre) il nuovo allestimento del Centro Glaciologico Julius Payer. Grazie al contributo della Commissione Glaciologica Sat, il Centro è stato rinnovato e aggiornato nel suo allestimento interno rendendo più accessibili e immediate le tematiche scientifiche proposte al pubblico.
Il Centro studi è nato per far conoscere i ghiacciai e gli ambienti di alta montagna e promuovere studi e ricerche. Raccoglie oggi informazioni relative alla formazione e alla dinamica dei ghiacciai, e conoscenze naturalistiche, ambientali, geologiche e sociali molto importanti.
«La recente accelerazione dei cambiamenti climatici costringe gli alpinisti e chi vive e lavora in montagna a modificare con altrettanta velocità l'approccio alle terre alte», ha detto Cristian Ferrari, presidente della Commissione glaciologica Sat. «Così i dati scientifici corrono il rischio di diventare ‘vecchi’ di anno in anno, abbattuti a suon di record di siccità alternata a piovosità e temperature alte. Un centro glaciologico in quota ha l'obiettivo di concentrare e diffondere agli utenti della montagna lo stato dell'arte degli studi più recenti nelle aree glaciali e periglaciali, così da condividere e sensibilizzare gli effetti dei cambiamenti climatici in quota».
Il presidente del Parco Adamello Brenta Walter Ferrazza: «Il Parco ha messo i cambiamenti climatici al centro delle sue riflessioni, ma anche delle sue azioni concrete, come il progetto di ricerca Biomiti, che studia l'effetto dell'aumento delle temperature alle alte quote, o le tante iniziative di educazione ambientale sviluppate nelle scuole. Siamo felici che il Centro studi 'Julius Payer' si rinnovi e rilanci il suo impegno, perché lo consideriamo un partner prezioso in questo sforzo comune che tutti dobbiamo affrontare, se vogliamo dare un futuro al pianeta».
«Il monitoraggio dei ghiacciai alpini oltre che permettere di documentare la riduzione delle masse glaciali – ha aggiunto Marco Giardino, vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano - ci consente anche di valutarne gli effetti sul territorio in termini di perdita di Servizi Ecosistemici. La deglaciazione, infatti, condiziona il deflusso delle acque e il loro stoccaggio nei settori montuosi così come influisce sugli ecosistemi alpini nella loro globalità e sulla quantità e qualità delle risorse idriche che dalle montagne vengono utilizzate nelle zone di pianura. Già ora si osservano i primi effetti concreti sui Servizi Ecosistemici collegati: acqua potabile, raccolti, irrigazione, servizi igienico-sanitari, energia idroelettrica e risorse idriche per attività turistiche estive e invernali».
Iole Manica, vicepresidente Sat, ha ricordato come sin dai dai primi anni '90 la Sat abbia intrapreso l'attività di studio dei ghiacciai, ora in capo alla Commissione glaciologica. «Finalmente si parla sempre più spesso del cambiamento climatico, si discute se questo sia dovuto all'uomo tra produzione di energia, disboscamento, trasporti, consumi eccessivi o sia da imputare a fattori naturali come l'orbita terrestre, la radiazione solare, la circolazione degli oceani e le eruzioni vulcaniche. In alta quota vediamo i ghiacciai ridursi, in tempi brevi e questo ci spaventa, ma non abbastanza. La nostra percezione può essere diversa da quanto la scienza può comunicare e per questo è fondamentale stimolare la divulgazione scientifica alla portata di tutti anche attraverso i centri scientifici come il nostro Centro glaciologico Payer».