I ghiacciai come il Sahara: riaffiora la polvere del deserto, e non è una buona notizia
La Commissione Glaciologica Sat sul Mandrone, il deposito di polvere aumenta lo scioglimento. Nonostante le nevicate abbondanti, bilancio negativo
TRENTO. La polvere del Sahara ha colorato i ghiacciai d'Europa. Compresi quelli trentini. Nei giorni scorsi, per immortalare e studiare il fenomeno, i membri della commissione glaciologica della Sat sono saliti in quota scattando foto e facendo filmati del ghiacciaio dell'Adamello - Mandrone.
«La situazione è in rapida evoluzione a causa delle temperature di questi giorni e quindi la neve sta lasciando spazio al ghiacciaio sottostante - spiega Cristian Ferrari, presidente della Sat e per tanti anni a capo della commissione glaciologica - È evidente come tutta la polvere di origine sahariana si sia cumulata sulla superficie della neve e quindi contribuisca alla modifica dell'albedo».
Ma cosa è l'albedo? «È la misura della capacità di riflessione della radiazione luminosa. un corpo perfettamente bianco ossia riflettente ha un albedo pari a 1 mentre un corpo nero ha albedo pari a 0, quindi assorbe totalmente la radiazione ricevuta. La neve può avere un albedo pari a circa 0.9 che va via via a scendere più questa si sporca».
Dunque il risultato è che la sabbia del Sahara che ha colorato di neve i ghiacciai di mezza Europa sta favorendo la fusione della neve.
Nemmeno il tempo di gioire delle copiose precipitazioni primaverili, che dunque già è arrivata la brutta notizia. In realtà il fenomeno delle polveri del Sahara che raggiungono le vette più alte non è nuovo, ma se aggiungiamo a questo l'aumento delle temperature e le nevicate sempre meno copiose il mix è terribile. «Se la quantità di neve invernale-primaverile accumulata si è dimostrata sopra le medie degli ultimi due decenni - conferma Ferrari - queste piccole ondate di calore e il forte strato di polvere deposto stanno rapidamente riducendo gli accumuli in quota come si può osservare peraltro dalla forte portata dei torrenti a valle caricati dall'acqua di fusione nivale».
Al momento la commissione non ha effettuato misurazioni e dunque non è stato quantificato di quanto la sabbia abbia accelerato il processo di fusione della neve. «Effettuiamo diversi sopralluoghi nell'arco dell'estate per poi procedere con le misurazioni in autunno», spiega Ferrari che dopo la sua elezione a presidente Sat ha lasciato la presidenza della commissione a Enrico Valcanover.
La Sat, attraverso la propria Commissione glaciologica, misura da decenni gli arretramenti frontali dei più grandi ghiacciai del Trentino e, dal 2022-2023, grazie alla collaborazione con Acqua Surgiva - Gruppo Lunelli, segue anche il monitoraggio delle variazioni di area dei ghiacciai con dati satellitari attraverso l'utilizzo di dati telerilevati o acquisiti sul campo anche mediante droni e laser altimetri satellitari.
Gli ultimi dati, diffusi in primavera, avevano evidenziato che i ghiacciai trentini avevano registrato per il 2023 importanti regressi. Complessivamente si erano persi 65ettari, pari a quasi 90 campi da calcio.