Alpinismo / Il nodo

Bivacchi, rifiuti abbandonati e vandalismi, la Sat: «Serve più rispetto per la montagna»

Nell’ultimo periodo sono stati registrati alcuni episodi di inciviltà da parte di chi usufruisce di queste strutture: immondizia, porta sfondata e sporcizia lasciata in giro. Roberto Bertoldi (Sat): «Purtroppo a volte l’utilizzo non è appropriato: bisogna avere cura dei bivacchi. Rifacimenti in programma? No, ci interessa di più il problema energetico»

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di Ugo Merlo

TRENTO. Recentemente il mondo della montagna ha registrato episodi di inciviltà in alcuni bivacchi: il Minazio nel Vallon delle Lede, nel Gruppo delle Pale di San Martino del Cai di Padova e all'Eugenio Segalla nel Gruppo dell'Adamello, di proprietà della Sat di cui abbiamo già dato notizia. Capita che il bivacco sia usato da alpinisti che non hanno la cura di lasciarlo, come il codice etico della montagna prevede: pulito e in ordine. Il problema è ricorrente.

Ogni tanto i fruitori dei bivacchi si comportano in modo poco civile, mancando di rispetto ad una struttura aperta a tutti. I bivacchi, specie quelli d'alta quota, sono piccole strutture realizzate per dare agli alpinisti un ricovero d'emergenza, su itinerari alpinistici.

Non sono presidiati da un custode e sono strutture in grado di ospitare poche persone, solitamente da 4 a 10. In Trentino i bivacchi sono 48. Strutture per lo più di lamiera con la classica forma a parallelepipedo essenziali. Il loro utilizzo è libero e gli alpinisti sanno che vanno lasciati puliti e in ordine. La Sat, l'associazione alpinistica trentina con 27 mila soci ha 18 bivacchi.

Parliamo dei bivacchi con Roberto Bertoldi, presidente della commissione Sat rifugi e bivacchi.

Cosa è accaduto ultimamente?

Purtroppo negli ultimi tempi si registrano episodi di un utilizzo non appropriato del bivacco con rifiuti lasciati in loco ed episodi di vandalismo. Al Sief, in cura dalla Sat di Predazzo, nel Gruppo del Latemar, è stata sfondata una porta e hanno trovato sporcizia. Anche al Raffaele Bailoni sulla Marzola abbiamo segnalazioni di un abbandono di immondizie.

Succede che il bivacco viene lasciato con la porta aperta e questo non va bene perché in caso di pioggia vento o neve la struttura si danneggia. Dispiace dover fare i conti con questi episodi di inciviltà. Voglio rivolgere un appello a tutti i frequentatori della montagna a rispettarla e avere cura dei rifugi, che sono presidiati dai gestori e dei bivacchi.

Avete in programma di rinnovare qualche bivacco: ad esempio il Madonnina alla Vigolana è stato rifatto qualche anno fa con una struttura in legno e vetro con una forma avveniristica.

Non abbiamo nessun programma che preveda il rifacimento dei bivacchi della Sat. Naturalmente tutti vengono controllati e se del caso vengono sostituite le parti ammalorate. Quello che alla Sat interessa è la razionalità e la fruibilità delle strutture. Per quanto riguarda la forma architettonica per me è meno importante. Ci interessa di più il problema energetico: l'utilizzo di energie rinnovabili, idroelettrico e fotovoltaico e il ciclo dell'acqua, con l'aumento delle scorte, il suo recupero e anche il trattamento corretto delle acque reflue. Oggi è fondamentale avere edifici energeticamente autonomi e rispettosi dell'ambiente.

Il bivacco Meneghello del Cai di Vicenza, in una zona alpinistica a noi vicina sul percorso delle 13 cima è crollato per il cedimento della roccia.

I cedimenti in quota sono un problema ed il Cai, in accordo con il Cnr, ha ricevuto un finanziamento per fare un monitoraggio sui bivacchi e rifugi delle Alpi al di sopra dei 2900 metri. Questo perché i cambiamenti climatici hanno portato allo scioglimento del permafrost. Cerchiamo di capire se ci sono dei cedimenti strutturali. Il bivacco Meneghello, in Lombardia ne è un esempio e verosimilmente il suo crollo è dovuto al permafrost. La Sat è molto attenta a monitorare la situazione in particolare al rifugio Mantova al Vioz, che si trova poco sotto l'omonima vetta a 3535 metri.

Un esempio di manutenzione dei bivacchi è l'Ettore Castiglioni della Sat, in vetta al Crozzon di Brenta di cui ci parla Franco Nicolini, guida alpina gestore del rifugio Pedrotti alla Tosa.

Siamo intervenuti in coppia la mia famiglia e quella di Luca Leonardi, gestore del Maria e Alberto ai Brentei, i due rifugi da dove partono e arrivano gli scalatori del Crozzon, tempo fa per fare dei lavori di manutenzione al Castiglioni a 3135 metri in vetta al Crozzon, che ha 4 posti letto. Lo abbiamo sistemato ed i materiali ci sono stati forniti dalla Sat. Ogni tanto passiamo anche noi su quella vetta: alpinisti e guide alpine ci segnalano se c'è qualche cosa da sistemare e la Sat viene informata, per poi provvedere.

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