Impianti di sci, ecco perché il Consiglio delle autonomie dice no al ddl e Failoni si arrabbia
Lo scontro Comuni-Provincia: critiche sulla norma che prevede il passaggio da un sistema basato sul rilascio di concessioni a uno prevede le autorizzazioni: «Succederà che noi sindaci non sapremo più cosa faranno i privati sul nostro territorio»
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TRENTO - Meno potere ai Comuni e più potere agli impiantisti: questo è il rischio qualora venisse approvato il disegno di legge "Disciplina degli impianti a fune e delle piste da sci e modificazioni di disposizioni connesse, nonché modificazioni della Legge provinciale 15 marzo 1993, n. 8 (legge provinciale sui rifugi e sui sentieri alpini 1993)".
L'allarme è emerso chiaramente nel confronto di ieri al Consiglio delle autonomie. La norma è tecnica, ma nella sostanza prevede il passaggio da un sistema basato sul rilascio di concessioni per gli impianti a fune ad un sistema che prevede le autorizzazioni.
«Succederà che noi sindaci non sapremo più cosa faranno i privati sul nostro territorio», è il commento di uno dei "primi cittadini" trentini. Il Cal ha preso in esame la proposta di delibera della giunta provinciale relativa all'approvazione del ddl: parere contrario, con invito a lavorare ad un testo che metta al centro della pianificazione gli enti locali. Il "no" unanime dei Comuni non è piaciuto per nulla all'assessore provinciale Roberto Failoni, assente alla discussione.
La legge - come ha sottolineato in apertura dei lavori il presidente del Cal, Paride Gianmoena - disciplina la realizzazione e l'esercizio degli impianti a fune e delle piste da sci, ma, per varie ragioni, trova la contrarietà del Cal. I motivi sono illustrati in un documento che è stato approvato dal Consiglio.
Presente al confronto il vice presidente del Cal e assessore competente in materia Michele Cereghini.
La normativa del settore interviene a coordinare la normativa provinciale con le disposizioni statali in materia di sicurezza sulle piste da sci, ma interessa anche la qualificazione giuridica dei provvedimenti che abilitano alla realizzazione di piste ed impianti da sci, transitando dal modello della concessione di servizio pubblico a quello dell'autorizzazione di un'attività rimessa all'iniziativa privata regolamentata.
Adeguamenti che si presentano - secondo le Autonomie locali - come un mero aggiornamento tecnico del sistema esistente, mentre risulterebbe necessario condividere con i territori una autentica riforma complessiva, a quasi quarant'anni dalla definizione del quadro normativo vigente.
Tale riforma - è stato detto - dovrebbe essere improntata ad un deciso rafforzamento degli strumenti di programmazione e di governo del settore, attribuendo in modo particolare maggiore centralità al ruolo degli enti locali.Il sindaco di Mezzana e assessore del Cal Giacomo Redolfi è intervenuto nella discussione evidenziando che l'intera materia necessita di una serie di valutazioni politiche e non solo tecniche.
Il sistema impiantistico infrastrutturale - ha sottolineato - non può essere legato ad esclusive iniziative private e c'è quindi la necessità che venga riportato nelle competenze istituzionali del territorio.
Il sindaco di Campitello di Fassa Ivo Bernard ha sostenuto la necessità di riportare una centralità dei Comuni e delle Comunità, riprendendo in mano l'intera normativa.
Il procurador Giuseppe Detomas ha auspicato il fatto che Comuni e Comunità siano maggiormente protagonisti della gestione del territorio anche in questo campo, evitando però un atteggiamento dirigistico e un'ingerenza troppo pesante del pubblico in attività che sono strategiche nello sviluppo economico. La materia - ha detto - ha bisogno chiarezza, con disciplinari attenti e costruiti in maniera adeguata. Sulla legge in discussione, pur trovando aspetti tecnici condivisibili, non ha nascosto la difficoltà a esprimere un voto positivo o negativo dato che si tratta di una materia complessa.
È intervenuto anche il sindaco di Andalo Alberto Perli, che ha portato all'attenzione la necessità di maggiori approfondimenti in relazione anche alla realizzazione dei bike park, che richiedono collegamenti con altre destinazioni non necessariamente in aree sciabili. E di conseguenza servono normative adeguate.
Il Consiglio delle autonomie locali ha espresso, quindi, la sua contrarietà rispetto al testo depositato, manifestando tuttavia la piena disponibilità a confrontarsi, in tempi brevi, con la giunta provinciale per definire una norma che venga incontro alle istanze del territorio.