Allontanata perché lesbica Stangata al Sacro Cuore
Una stangata per il Sacro Cuore. È costato caro alla scuola privata il mancato rinnovo del contratto, e conseguente allontanamento di una insegnante a causa del suo orientamento sessuale.
In pratica, l’insegnante aveva perso l’incarico perché lesbica, condizione evidentemente ritenuta non opportuna dalla scuola.
Era stata la stessa dirigente dell’istituto a chiedere conto di ciò all’insegnante, decidendo poi di non rinnovare il contratto a tempo.
L'INTERVISTA DELLA PROF LESBICA
Un episodio che aveva sollevato un mare di polemiche e spinto la docente a intentare una causa, trovando ragione sia in primo grado che, ora, in appello. Difesa dall’avvocato Alexander Schuster, l’insegnante ha ottenuto un risarcimento di 45mila euro.
Nella sentenza si legge che, «accertata la natura discriminatoria per orientamento sessuale, individuale e collettiva, della condotta posta in essere dall’Istituto delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù di Trento in ordine alla selezione per l’assunzione degli insegnanti, ordina all’Istituto l’immediata cessazione di tale condotta; ridetermina la somma capitale dovuta a (...) a titolo di danno patrimoniale € 13.329,80; ridetermina la somma capitale dovuta a (...) a titolo di danno morale in € 30.000».
Inoltre, sono stati decisi 10mila euro di risarcimento alla Associazione Radicale Certi Diritti e alla Cgil.
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«Mi ritengo finalmente reintegrata nella mia dignità di docente e di donna, fatto che assume una particolare importanza oggi 8 marzo». Lo afferma l’insegnante trentina, cui era stato chiesto di smentire voci per le quali avrebbe intrattenuto una convivenza sentimentale con un’altra donna, in merito alla conferma in appello della condanna dell’Istituto paritario Sacro Cuore. La dichiarazione viene riportata dal suo legale, avv. Alexander Schuster, in una nota.
«Il riconoscimento espresso della falsità delle dichiarazioni era per me prioritario - prosegue l’insegnante -, al di là di ogni risarcimento di denaro. È stata accertata la diffamazione e la ritorsione che ho subito con le dichiarazioni dell’Istituto alla stampa nazionale». Secondo la donna, «nulla di peggio si poteva dire ad un’insegnante se non che abusava del proprio ruolo per turbare i ragazzi. E sono anche contenta che in Italia si ribadisca che la vita privata di ognuna e ognuno è per l’appunto privata e che nessun datore di lavoro può entrare nelle nostre famiglie e chiedere chi siamo, chi amiamo o se vogliamo come donne abortire o meno».
«La mia dignità personale e professionale trova oggi giustizia nelle parole della Corte di appello di Trento. Per me questo spiacevole momento della mia vita è finalmente chiuso. Spero che il Sacro Cuore torni a coltivare quel rispetto e quella valorizzazione della diversità e del pluralismo che è il vero messaggio di Teresa Verzeri, come richiamato anche dall’odierna sentenza», conclude la nota.
«La decisione assunta dalla Corte d’appello di Trento riafferma il principio che sul posto di lavoro non si può essere discriminati per il proprio o presunto orientamento sessuale. Siamo soddisfatti della sentenza». Commenta così il segretario della Cgil trentina, Franco Ianeselli, la decisione della Corte d’appello che conferma quanto già deciso poco meno di un anno fa dal Tribunale di Rovereto sul caso dell’insegnante del Sacro Cuore, seguito dal sindacato di via Muredei.
La sentenza riconoscendo anche il danno d’immagine a carico dell’insegnante, amplia il risarcimento economico anche per la Cgil. «Ci siamo impegnati su questo caso perché siamo convinti che nessun lavoratore o lavoratrice possa essere giudicato o discriminato per il suo orientamento sessuale – prosegue Ianeselli -. Coerentemente a questo principio siamo pronti a usare il maggior risarcimento riconosciuto alla nostra organizzazione a sostegno di progetti per le pari opportunità e contro le discriminazioni».
Cgil aveva promosso ricorso assistita dagli avvocati Stefano Giampietro e Alexander Schuster chiedendo al Giudice che venisse accertato il carattere discriminatorio delle affermazioni della direttrice dell’istituto Sacro Cuore che aveva rivendicato il diritto di non assumere persone omosessuali. «Siamo contenti per l’insegnante che vede tutelata la sua dignità di persona e docente, indipendentemente dalla sua identità sessuale, e ringraziamo gli avvocati Giampietro e Schuster per l’ottimo lavoro svolto», conclude Ianeselli.