M49 in fuga arriva nei boschi sopra Pergine Quattro squadre di forestali lo braccano

di Matteo Lunelli

AGGIORNAMENTO: Prosegue l’attività di monitoraggio, di informazione, supporto e presidio territoriale da parte del personale forestale nell’area interessata dalla presenza dell’orso fuggito lunedì scorso dal recinto del Casteller.

Una nuova fotografia scattata da una fototrappola testimonia la presenza di M49 sui pendii della Marzola. L’ultimo scatto risale alle 22.54 della scorsa notte ai Piani di Bosentino, in un’area non molto distante da quella dove è stata rilevata la sua presenza ieri mattina.


 

AGGIORNAMENTO - Si stringe il cerchio intorno a M49, l’orso in fuga evaso dal centro faunistico del Casteller dopo la cattura in val Rendena.

Dopo l’avvistamento di ieri nei boschi di Susà, sulle pendici della Marzola sopra Pergine, oggi una nuova segnalazione è arrivata da Bosentino.

M49, dunque, continua a spostarsi nella zona tra l’altopiano della Vigolana e il perginese, seguito passo passo dalle squadre di forestali, che hanno ormai circoscritto il raggio d’azione dell’orso e potrebbero intervenire da un momento all’altro.

Ma nessuno, ormai, sottovaluta M49, che ha già ampiamente dimostrato di sapersela cavare anche nelle situazioni più complicate.


 

M49 2 - Provincia 0. Dopo la clamorosa evasione dal Casteller, l’orso continua a non farsi prendere e, se tutti lo cercavano in Vigolana, lui se ne va sulla Marzola, sopra Susà, in territorio comunale di Pergine. La testimonianza del suo passaggio è arrivata in maniera del tutto casuale: M49 è stato immortalato da una fototrappola, piazzata in località Larghe, sopra il doss dei Corvi, tra Castagnè e Susà, dai cacciatori della sezione di Pergine. «Ma noi l’abbiamo messa lì per i cinghiali, mai avremmo immaginato di vedere l’orso», racconta il presidente dei cacciatori locali Giuliano Andreatta. «L’immagine è scattata intorno alle 9.30 di ieri mattina, ma sul telefonino l’abbiamo vista solamente verso mezzogiorno e immediatamente abbiamo avvertito i forestali e il guardiacaccia».



Che, arrivati lassù, di M49 hanno visto solo le tracce. Fino a ieri mattina, quindi, il plantigrado più ricercato d’Italia vagava sulla Marzola, precisamente nel territorio di Pergine. E allora non possiamo non interpellare il primo cittadino del terzo comune più grande e popoloso del Trentino, preannunciando che mai avremmo immaginato di rivolgerci a lui per una domanda sull’orso. «Ho letto un post su Facebook - spiega Roberto Oss Emer - ma credevo si trattasse di una fake news. Invece mi confermate che l’orso è sopra Susà, nel mio territorio. Non ne sapevo nulla e devo dire che almeno una telefonata o una email dalla Provincia l’avrei pretesa, se non altro per avvertirmi e darmi delle indicazioni di massima, visto che dell’orso a Pergine non c’è mai stata traccia».

Su dove sia andato poi l’animale è mistero. Quattro squadre di guardie forestali, ognuna composta da quattro uomini, si stanno muovendo dalle 5 del mattino di lunedì per assicurare, come sottolinea la Provincia, «monitoraggio, presidio territoriale e informazione». Ma la fuga di M49 continua, con appunto la doppia beffa, dell’evasione prima e dello sconfinamento nel territorio di Pergine poi. La partita, alla fine, si concluderà senza sorprese e con la vittoria della Provincia, ma intanto il pallino del gioco lo tiene in mano M49.

Che, dobbiamo ammetterlo, ha beffato anche noi: ieri mattina siamo arrivati a Vigolo Vattaro, guardando e raccogliendo informazioni più sulla Vigolana che sulla Marzola. D’altra parte le prime indicazioni dopo la fuga davano come meta più probabile proprio la montagna che guarda verso Besenello e Folgaria. In piazza c’è il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder. «È come cercare un ago in un pagliaio» esordisce alzando le spalle. Pur piccole, almeno rispetto al Brenta, le montagne che dividono Trento e la Valsugana, sono comunque abbastanza grandi per permettere a un orso in ottima forma fisica come M49 di percorrere chilometri e chilometri e di non farsi trovare. Certo, con il radiocollare sarebbe tutto più facile, ma ormai è inutile per Provincia e forestali piangere sugli errori commessi. «So che ci sono un paio di jeep dei forestali dall’altra parte, sopra il campo sportivo, sulla Vigolana», ci spiega il presidente, tra una stretta di mano e l’altro con i suoi concittadini.

Nei bar e per strada, ovviamente, l’argomento è uno solamente: l’orso. Ognuno ha le proprie teorie e opinioni, ognuno ha un amico o un parente o un conoscente che è il massimo esperto di fauna selvatica e «mi ha detto per certo che», ma al netto di quanto è soggettivo, dalle parole di tutti emerge che la notizia dell’evasione ha (già) cambiato le abitudini di chi vive lassù: ieri in pochi, pochissimi, sono andati a correre o a passeggiare o a pedalare nei boschi. Ma, ci dicono tutti, non perché avvertiti da qualcuno: in questo senso la comunicazione, soprattutto nei confronti di chi abita nei pressi dei boschi, è stata nulla, ad eccezione del Rifugio Maranza dove ai gestori è stato consigliato di evitare passeggiate nel bosco con i bambini della colonia.
Arriva un forestale. «Ci sono colleghi sopra il Casteller, verso la Rosalpina».

Andiamo, ma le agili jeep dei forestali fanno perdere le loro tracce velocemente, un po’ come M49. Scendiamo al Casteller perché, come si dice, “l’orso fuggitivo” torna sempre sul luogo del delitto. Davanti al cancello c’è Simone Stefani della Lav per un’intervista con la televisione austriaca. M49 oltre a superare recinti supera anche i confini. Il Casteller è blindato: se, evidentemente, uscirci è facile non lo è altrettanto entrarci. «Noi lo chiediamo da anni ma non ci danno il permesso di vedere all’interno» ci dice Stefani. Che aggiunge: «Non chiamatelo come un agente segreto: M49 è orribile. Noi pensavamo o a Libero o a Sergio, in onore del ministro che è l’unico che lo difende». Maurizio, ovviamente, è escluso a priori. A proposito: Fugatti conferma che l’ordine è quello di sparare se dovesse avvicinarsi agli uomini. Ma l’orso, per ora, se ne sta alla larga, nei boschi tra Pergine e Trento. Senza commettere errori, se non essersi fatto fotografare in località Larghe. La fuga continua, mentre in Provincia attendono la chiamata: «Preso, ucciso».

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