La maxioperazione anti droga: ecco i dettagli
Trentacinque arresti, stupefacente sequestrato per oltre 2.000 dosi, 40 consumatori identificati: questo il bilancio dell’operazione «Sommo poeta», condotta dalla Squadra mobile di Trento con il coordinamento della Dda.
[[{"fid":"1853186","view_mode":"media_original","fields":{"format":"media_original","alignment":""},"link_text":"Operazione anti droga Sommo Poeta","type":"media","field_deltas":{"1":{"format":"media_original","alignment":""}},"attributes":{"class":"media-element file-media-original","data-delta":"1"}}]]
L’indagine, il cui nome si riferisce a piazza Dante, uno degli epicentri dello spaccio, prende le mosse da una precedente operazione del 2018, sempre legata al traffico di droga, e come per allora anche in questo caso le persone coinvolte nel traffico di eroina e marijuana sono tutte di nazionalità nigeriana. Veri e propri pendolari della droga, che ogni giorno da Verona, Vicenza, Ala, Rovereto e dai dintorni di Trento giungevano nel capoluogo in treno e si davano appuntamento in stazione per suddividersi lo stupefacente e poi muoversi tra le principali piazze del centro per spacciare.
Sono state 27 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse, e alcuni dei destinatari sono stati anche arrestati in flagranza in quanto, durante le perquisizioni avvenute la scorsa notte, sono stati trovati in possesso di droga, per un totale di 35 arresti effettuati. Quattro i soggetti residenti in Trentino coinvolti. Per tutti l’accusa é di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Alcuni degli arrestati risultano inoltre godere di protezione internazionale.
Il vertice dell’organizzazione era a Verona, e la centrale dove avveniva lo smistamento delle sostanze si ritiene sia un negozio di prodotti etnici nei pressi della stazione ferroviaria. Sempre a Verona é stata arrestata anche una donna, trovata in possesso di un quantitativo considerevole di pillole abortive: anche alla luce dei materiali sequestrati, gli inquirenti non escludono che possano esserci ulteriori contestazioni anche per reati non legati alla droga. A quanto risulta, inoltre, la sostanza veniva trasportata da fuori provincia in ovuli, ingeriti anche 20 o 30 alla volta, mentre per lo spaccio minuto veniva nascosta in bocca. Ogni spacciatore riusciva a incassare ogni giorno anche 1.000 euro, 7.000 o anche 8.000 euro alla settimana.
«Sì tratta di un’organizzazione estremamente capillare, e il dato di fatto é che non veniva fatto entrare nessuno che non fosse nigeriano», ha detto il capo della Mobile di Trento Tommaso Niglio. «In alcuni casi sono stati anche i cittadini a segnalare e tante brave persone ci hanno dato una mano.
Purtroppo parte dei consumatori individuati sono risultati minorenni, e in generale questa indagine ci conferma che l’eroina é tornata con una certa prepotenza».
Il questore Giuseppe Garramone ha aggiunto: «Si é trattato di un’indagine complessa, hanno agito con un modus operandi che ha reso più difficile l’identificazione, ma credo che con questa operazione sia stata data una risposta concreta alla cittadinanza, che tante volte ci ha espresso le sue preoccupazioni». Soddisfatto il procuratore Sandro Raimondi: «Questa è la nostra risposta, proprio in questo periodo in cui si parla molto di mafia nigeriana e delle sue ramificazioni in Italia».