Noi italiani guidati dallo spirito di Pinocchio

Caro direttore, ho visto in tv un bellissimo monologo e un'analisi forse per molti spietata su noi italiani, dello scrittore Stefano Massini. Ha preso spunto dal libro Pinocchio di Collodi, scritto ben 140 anni fa per fare un quadro veramente duro ma veritiero del popolo italiano. Un libro premonitore che prendendo ad esempio una favola e un burattino di legno coglie e ci dice, nel profondo se lo vogliamo ascoltare e capire, di che pasta siamo e siamo stati, da sempre, nella nostra lunga Storia e ancor più oggi.

Pinocchio era attratto fortemente e seguiva sempre due imbroglioni, il Gatto e la Volpe, (quanti ne ascoltiamo noi oggi) che gli davano i peggiori esempi di come un bambino non doveva comportarsi, ma invece sentirsi libero di fare quello che voleva, senza costrizioni e rimorsi, e pensare solo al divertimento. Non andava a scuola bensì voleva vivere sempre nel paese dei balocchi, come tutti noi vorremmo nella realtà, evitando ogni responsabilità, troppo faticosa e fastidiosa, e che toglie la libertà. Ogni volta che veniva "beccato" nelle sue numerose marachelle, dando sempre dei grandi dispiaceri al suo "babbo" Mastro Geppetto, (il nostro Paese) ripeteva sempre, piangendo, che non l'avrebbe più rifatto, facendo quindi delle promesse che non avrebbe mai mantenuto, (come noi spesso) seguendo solo i suoi interessati consiglieri.

Ascoltava ed era attratto da Lucignolo (il male, il piacere e l'egoismo) che gli prometteva ogni bene e divertimento solo se si comportava come gli diceva lui, e al contrario cercava di schiacciare sul muro con un martello, il Grillo parlante, la voce della sua buona coscienza che invece gli diceva di comportarsi bene e di ubbidire e rispettare il babbo falegname.
Massini portava degli esempi tragici, di quelli che costruiscono case abusive e fuori regole edilizie, tanto se viene un terremoto ci sarà sempre qualcuno che rimedierà o ci penserà.

Tutti quelli che dovrebbero seguire una manutenzione per i corsi dei fiumi e della natura, non facendolo, e quindi costruendo e cementificando i territori, tanto anche se verrà un'alluvione qualcun altro ci penserà e rimedierà. Seguire le restrizioni senz'altro dolorose e di rinunce per proteggerci e proteggere, oggi, dal virus, non le seguiamo, anzi non ci si crede proprio, le si nega, è colpa di altri, tanto dopo qualcuno (medici, infermieri, ospedali) ci penserà. Chi di questi tempi dice delle cose assennate e vere ma dolorose viene deriso, offeso e sbugiardato con tesi assurde, chi afferma quelle cose e si espone personalmente, rompe solo le scatole. Noi tutti vogliamo vivere sempre nel paese dei balocchi e se alla fine facciamo degli errori per "nostra" esclusiva responsabilità la colpa è sempre degli altri.

Siamo come il Titanic, ripete sempre Massini, che fra tutte le rotte possibili e meno pericolose, sceglie la rotta dove ci sono gli iceberg, perché è più divertente e spettacolare, salvo poi sapere come è andata a finire tragicamente. Ma la colpa era delle scialuppe troppo insufficienti per salvare tutti i passeggeri. Abbiamo, conclude, una componente, da sempre nel nostro DNA, anarchica, che ci spinge ad infrangere tutte le leggi naturali e della vita per i nostri personali ed unici interessi, non ascoltando mai quel Grillo Parlante che ci avvisa dei pericoli e degli errori ai quali andiamo incontro, ma bensì Lucignolo che ci consiglia l'opposto, facendo prevalere il nostro più abbietto egoismo. Ovviamente non è un analisi e un commento adatto e accettabile da tutti i negazionisti, da quelli del virus, ai terrapiattisti a quelli del film sulla luna, non possono comprenderla, altrimenti non si chiamerebbero così. Ovviamente per chi non è d'accordo, (troppo pessimista e disfattista), declino ogni responsabilità, come sempre, la colpa è solo di Massini! Ci tengo però, a scanso di equivoci, a non far passare il pensiero del "tutti gli italiani sono così", naturalmente per fortuna non lo è, ma è ancora radicato nel nostro DNA e la sensazione che i Lucignoli siano ancora troppi dentro di noi. Chi l'avrebbe detto che il libro Pinocchio di Collodi…...

Alberto Penazzi


Ma sta a noi decidere

Il buon Carlo Lorenzini, in arte Collodi, aveva davvero capito tutto. Del resto, ci conosceva molto bene: pregi (ne abbiamo ancora) e difetti (sì, ne abbiamo tanti). Fai bene a non considerare tutti gli italiani come Pinocchio. Io tendo a pensare che ci siano, quasi in ognuno di noi, un piccolo Pinocchio e un piccolo grillo parlante. A volte prevale il primo, a volte prevale il secondo. Per fortuna, il grillo parlante ha una voce più autorevole e tenderei a dire che rappresenta ancora la maggioranza del Paese.

Ma i Pinocchi restano molti.

Anche troppi, mi sentirei di dire. Ma è appunto tutto nelle nostre mani, anche in questa drammatica pandemia: sta a noi decidere se essere seri e razionali o superficiali e in cerca di balocchi...

A occhio, l'Italia e il mondo si dividono in tre, seppur in percentuali diverse: gli attenti, i disattenti che almeno potenzialmente potrebbero essere attenti (e io spero in una loro conversione, in questi momenti così difficili) e gli incoscienti (e poco conta che lo siano per scelta, per impostazione, per carenze culturali, per principio, per approccio temerario alla vita o perché sono cresciuti sospettando di tutto e di tutti e senza credere a nulla di ciò che è peraltro scientificamente dimostrato e dimostrabile). Il covid-19 ha solo evidenziato questo strano tripolarismo, che rende comunque tutto più complicato. Ma è un virus tragicamente democratico, dunque non fa particolari distinzioni quando inizia a colpire.

 

lettere@ladige.it

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