Basta inglese, in Europa si torni al francese

Lettera al giornale

Basta inglese, in Europa si torni al francese

Caro Alberto,
nelle mie precedenti lettere ho sempre cercato di offrire il mio modesto contributo per il bene comune.
Con la presente vorrei lanciare, sempre a fin di bene, una provocazione. Partendo dal fatto che tutti conoscono il significato di rivoluzione. Ma non tutte le rivoluzioni hanno ottenuto il risultato di cambiamenti radicali e contestualmente positivi.
E qui mi riferisco alla rivoluzione bolscevica del 1917 ed ai conseguenti sistemi comunisti che sono stati, a parere del sottoscritto, il più grande fallimento della storia.
Al contrario, la rivoluzione evangelica e quella francese hanno cambiato, in maniera radicale e positiva, il corso della storia. Però, mentre la diffusione del cristianesimo nell’impero romano e successivamente nel corso del medioevo è stata accompagnata dall’affermazione della lingua latina, non altrettanto si è verificato per la lingua francese, a seguito della rivoluzione iniziata in Francia nel 1789.
È invece prevalsa, a partire dal ventesimo secolo, la lingua inglese, quale espressione dell’economia e non tanto dei valori umani, etici e sociali, di cui la rivoluzione francese è stata autentica propagatrice.
E allora perchè nel 21° secolo non rovesciare il modello e riconoscere all’interno dell’Europa la prevalenza della lingua francese rispetto ad una lingua estranea all’Unione Europea?

Renato Lochner


 

Triste che l'italiano abbia sempre meno spazio

Provocazione interessante. Negli uffici europei di Bruxelles e Strasburgo - dove a lungo il francese è stato la lingua principale e dove... c’è una discreta allergia ad ogni rivoluzione - il tema sta tornando d’attualità, ma temo che quella che tu stesso definisci la lingua dell’economia, una sorta di esperanto di questo tempo inquieto, riuscirà a resistere persino all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Perché ci sono logiche che prescindono persino dalle rivoluzioni.
Le rivoluzioni comunque sono anche politiche e culturali e dunque si può immaginare che qualcosa accada anche su questo fronte. Triste, invece, che l’italiano abbia sempre meno spazio (o forse dovrei dire meno peso).

lettere@ladige.it

comments powered by Disqus