In memoria del Ragno delle Dolomiti Messner: era uno dei miei idoli La Sat: pezzo di storia dell'alpinismo
Si rincorrono dal primo pomeriggio le reazioni di cordoglio dopo la notizia della scomparsa del celebre alpinista trentino Cesare Maestri.
Il Ragno delle Dolomiti era una figura molto amata nel mondo della montagna (e non solo).
Ecco una carrellata di alcuni dei messaggi diffusi oggi in sua memoria.
La Sat: se ne va un pezzo della storia dell’alpinismo
«Con Cesare Maestri se ne va un pezzo della storia dell’alpinismo, un vero e proprio innovatore in campo alpinistico. Fortissimo il suo legame con le montagne trentine, sulle Dolomiti, dalle imprese di scalata in solitaria a partire dagli anni Cinquanta, senza fermarsi mai, fino ai primi anni Duemila. Perché, come diceva Cesare, l’alpinista più bravo è quello che diventa vecchio», scrive, sulla propria pagina Facebook, la Società degli alpinisti tridentini (Sat), ringraziando Maestri per «aver scritto pagine importanti per l’alpinismo».
Reinhold Messner: era uno dei miei idoli con Walter Bonatti ed Hermann Buhl
Reinhold Messner ricorda Maestri con affetto, malgrado le polemiche del passato sulla vicenda dell'ascesa al Cerro Torre nel 1959, polemiche parzialmente sopite poi con un incontro tra i due in occasione di un Film Festival della montagna di Trento pochi anni fa.
«Cesare, assieme a Walter Bonatti ed Hermann Buhl, era uno dei miei idoli. Ricordo che andai a comprare il suo libro "Arrampicare è il mio mestiere" appena uscito, nel 1961. Un bellissimo titolo, perché era il mio sogno.
E Cesare Maestri ha avuto un grande ruolo, specialmente nell’arrampicata su roccia nelle Dolomiti. Non c’è dubbio che lui era uno dei leader dell’arrampicata artificiale ma era anche un grande arrampicatore in libera. Era famoso anche per arrampicare in discesa. Scendeva per vie difficili senza corda, senza niente. Ha fatto anche solitarie in free solo come si dice oggi, cioè senza aiuti tecnologici.
Ha aperto delle vie molto strapiombanti, ha fatto nel 1958 la prima ripetizione della Via dei tedeschi sulla parete nord della Cima Grande di Lavaredo, dove nessun altro aveva il coraggio di andare. È stato un grande rocciatore ed è stata un’ingiustizia che non lo abbiano portato alla spedizione del 1954 sul K2», dice il re degli ottomila.
Maestri venne infatti escluso per un presunto problema allo stomaco, ma in realtà era perfettamente sano, nel pieno delle sue forze. Si prese la sua rivincita con un’impresa, concatenando in solitaria 16 vette, dalla Cima d’Ambièz alla Bocca del Tuckett, in meno di 24 ore. Secondo il sito Montagna.tv, Maestri nella sua carriera ha portato a termine circa 3.500 salite, di cui almeno un terzo in solitaria.
Il Cai: interprete a tutto campo della montagna
«Fu interprete di una cultura alpina a tutto campo, dall’alpinismo alla scrittura e alla cinematografia, fino alla battaglia per una tutela ambientale», ha affermato, sempre sui «social», il presidente generale del Club alpino italiano (Cai) Vincenzo Torti.
Fugatti: un testimone dell’alpinismo mondiale
«Con Cesare Maestri, il Trentino, perde una delle sue figure più significative e un testimone dell’alpinismo mondiale. Rimarrà per sempre un simbolo del nostro popolo, che con la montagna convive da secoli e alla montagna deve certamente quei tratti del carattere che, come lui, ci distinguono un pò nel mondo», ha detto, a nome della giunta provinciale di Trento, il presidente della Provincia Maurizio Fugatti.
«Una vita fatta di vittorie e di rinunce, di gioie e anche di amarezze ma, senz’altro, un grande esempio di competenza, coraggio e intraprendenza», ha concluso Fugatti, intervenendo con una nota.
Trento Film Festival: uno dei migliori della storia
«Cesare Maestri era un bravo alpinista, uno dei migliori della storia, ed è riuscito nella sua impresa, quella di invecchiare tra le sue montagne senza perdere la vita sopra di esse. Una vita così lunga è un grande dono, che ci ha permesso di amarlo e apprezzarlo a lungo: ma la sua scomparsa lascia comunque un vuoto incolmabile», scrive, in una nota, il presidente del Trento Film Festival, Mauro Leveghi. Maestri era socio onorario della manifestazione cinematografica.
«La vita lo aveva forgiato, ma non aveva mai perso la sua tenerezza, il suo amore per l’umanità e la fiducia in un futuro migliore», ha ricordato Leveghi.
Ianeselli: maestro di montagna per tanti giovani
«Con Cesare Maestri non se ne va solo il simbolo dell’alpinismo italiano. Perdiamo un grande uomo, che è stato ben più di un atleta straordinario, capace di scalare le vie più impervie dalle Dolomiti alla Patagonia.
Partigiano, ambientalista, scrittore di rango, maestro di montagna per tanti giovani: nei suoi 91 anni Maestri ha raggiunto l’eccellenza in campi disparati, senza mai perdere l’umiltà e l’umanità tipiche del montanaro».
Il sindaco di Trento Franco Ianeselli ha ricordato così, in una nota, l’alpinista trentino scomparso oggi.
«Addio Cesare Maestri, grazie di aver onorato Trento e il Trentino con le tue imprese e con la tua vita», ha concluso il primo cittadino.
Paccher: apprezzato anche oltre i confini nazionali»
«Grande cordoglio ha suscitato oggi la scomparsa di Cesare Maestri, il Ragno delle Dolomiti. La nostra Regione con la sua scomparsa perde un personaggio di primissimo piano stimato ed apprezzato anche oltre i confini nazionali». Così, il presidente del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige, Roberto Paccher.
«Uomo disciplinato e coerente ha dato visibilità e prestigio alla nostra terra ed è stato testimone del nostro territorio», ha ricordato Paccher, in una nota.
Nella foto in alto, l'immagine sulla copertina del libro "Dino Buzzati parla di Cesare Maestri, il Ragno delle Dolomiti", editrice Rendena (qui sotto la copertina completa).
Pagine dello scrittore bellunese che raccontano l'alpinista trentino, articoli di altri autori, i riconoscimenti, lo Shisha Pangma, i suoi libri e le sue più importanti imprese.