Dopo 20 anni di Buonconsiglio, l'addio amaro di Marzatico

Misurato, modesto, ma anche un po' malinconico, ieri mattina nella Sala Grande del Castello, «l'ultimo giorno di scuola» del direttore - ormai «ex» - del Buonconsiglio, Franco Marzatico, dopo vent'anni di onorato lavoro al timone. Lascia ri-annunciando la bella mostra sul grande (e non sufficientemente conosciuto) Dosso Dossi dal 12 luglio: in preventivo ha stimato 50mila spettatori, la metà del Romanino: ma lì si erano spesi 150mila euro di pubblicità, che i budget di oggi non permettono più. «Non trovavo neppure i 6mila euro per il primo lancio», confessa a mezza voce

di Paolo Ghezzi

Misurato, modesto, ma anche un po' malinconico, ieri mattina nella Sala Grande del Castello, «l'ultimo giorno di scuola» del direttore - ormai «ex» - del Buonconsiglio, Franco Marzatico, dopo vent'anni di onorato lavoro al timone. Lascia ri-annunciando la bella mostra sul grande (e non sufficientemente conosciuto) Dosso Dossi dal 12 luglio: in preventivo ha stimato 50mila spettatori, la metà del Romanino: ma lì si erano spesi 150mila euro di pubblicità, che i budget di oggi non permettono più. «Non trovavo neppure i 6mila euro per il primo lancio», confessa a mezza voce.

 


E si capisce che è anche per questo che un po' gli dispiace un po' no, lasciare il «suo» Castello: «Restarci per vivacchiare, con tagli sempre più severi, non aveva molto senso». Castel Thun è una prestigiosa sede in più del «sistema Buonconsiglio» ma con il budget fermo ai livelli precedenti: sarebbe da valorizzare. Con l'allestimento di  Gigi Giovanazzi  sull'arte della guerra, almeno a Castel Beseno si è data una rinfrescata, così come a Castel Stenico con l'antico artigianato artistico. Ma la coperta è corta. «Solo 155 proteste in 20 anni - sottolinea Franco Marzatico -, incluse le manifestazioni degli autoflagellanti, degli animalisti, di Casa Pound, dietro le quinte ci sono state molte piacevolezze, ma anche qualche episodio preoccupante... Comunque, i direttori sono meteore che passano».


Una meteora che dopo vent'anni si stava raffreddando, tra usura fisiologica e tagli inattesi.
Ecco allora che ha accettato l'incarico speciale che lo mette nel limbo della Provincia autonoma, affidandogli il coordinamento territoriale della rete dei castelli e il processo di semplificazione delle procedure, in attesa che  Sandro Flaim  vada in pensione. Da quattro mesi a due anni di attesa. Intanto, al Buonconsiglio torna la bravissima  Laura Dalprà , che diresse il Castello prima di Marzatico e poi andò alla Soprintendenza.
Tessere di un mosaico in cui alla fine la Provincia vorrebbe risparmiare un dirigente su tre, e speriamo che i necessari coordinamenti tra Buonconsiglio e soprintendenze, attuali o accorpate, funzionino, perché ne va della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio storico-culturale di cui il Trentino, nel suo piccolo, va legittimamente, giustamente fiero.


In anni magri, Marzatico indica nella collaborazione con altri musei extraprovinciali l'unica strada possibile: come il Buoconsiglio ha fatto negli ultimi anni con Zurigo, Monaco e Graz, e stavolta - per Dosso Dossi - con gli Uffizi. Una quarantina di opere di Dosso arriveranno dai musei italiani, il meraviglioso, quasi surreale «Giove pittore di farfalle» da Cracovia. Ma ci saranno anche un  Tiziano , un  Giorgione , due disegni di  Michelangelo , i suoi interlocutori nel Rinascimento eccentrico, con intreccio di suggestioni italiane e fiamminghe.
L'assessore comunale  Andrea Robol  ringrazia e viene ringraziato, l'assessore provinciale  Mellarini  è citato ma assente, presenti affettuosamente invece gli interlocutori sul versante spettacoli, Cis e Nardelli.


Tocca a  Giandomenico Romanelli, presidente del comitato scientifico, intonare culturalmente le lodi del partente: «Venivo da Palazzo Ducale di Venezia, e non mi sono mai sentito periferico. Il Buonconsiglio è punto di riferimento identitario per una capitale degli incroci culturali. Marzatico ha dimostrato competenza e capacità di valorizzazione rare, senza auto-incensazioni. Trento è diventata laboratorio per il nuovo modo di rilanciare anche economicamente i beni culturali, come vorrebbe il ministro  Dario Franceschini ». «Quasi 4 milioni di visitatori in 20 anni! - prosegue - non è poco, perché qui le mostre erano collegate con una storia, o con una tradizione, per l'Egitto c'erano ragioni profonde di collezionismo, per esempio. È stato un grande viaggio nel tempo e nello spazio».
Twitter: pgh news ladige

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