I dermatologi sono pochi i pazienti aspettano mesi
«Gli specialisti erano 22 e ora sono 14». Niente concorsi per sostituire chi va via
«Quando mi hanno detto che la visita era fissata per aprile del 2017 pensavo si fossero sbagliati. Ma era proprio così, per la visita allergologica prima non c'era proprio posto. Poi ho richiamato il reparto di dermatologica e mi hanno dato un appuntamento per ottobre. Infine sono andato dal mio medico di base, gli ho fatto vedere la "grattugia" che ho sulla schiena, sulla pancia e sulle braccia", gli ho spiegato che continuo a grattarmi come un matto e mi ha fatto una ricetta con un codice di priorità. Così sono riuscito ad avere una visita per fine mese. Ma mi chiedo se tutto questo è giusto, se è questa la sanità trentina che vogliamo e ci meritiamo». A parlare è un ex carabiniere in pensione. Un uomo che nella vita ha imparato a distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e queste attese, per lui, sono inaccettabili. «Ho deciso di chiamare il giornale perché io ho la possibilità di farmi valere, di protestare, di telefonare. Altri non lo fanno ed è giusto che certe cose si sappiano».
In effetti basta guardare gli appuntamenti disponibili sul sito dell'Azienda sanitaria attraverso il Cup online per comprendere che riuscire a fissare una visita dermatologica per un problema non urgente in Trentino è diventato un problema. Se si va lontani da Trento (in val di Fassa, Fiemme o in Primiero) si può sperare di essere visti prima dell'estate. A Rovereto si è in lista d'attesa per agosto e la stessa cosa a Riva del Garda. A Trento e Mezzolombardo, invece, si passa direttamente alle liste d'attesa di ottobre.
Carlo Renè Girardelli guida da tre anni l'unità multizonale di dermatologia dell'Azienda sanitaria e non si nasconde davanti alle difficoltà che questa branca della specialistica, come altre peraltro, sta attraversando.
«Innanzitutto va detto che negli ultimi tempi in provincia siamo passati da 20 medici a 16 e quindi abbiamo oggettive difficoltà a far fronte all'enorme richiesta che arriva dai pazienti. Cerchiamo di fare il possibile privilegiando ovviamente l'attività più urgente, che è quella dei tumori della pelle, ad esempio».
Il Trentino sembra abbia perso quell' appeal che un tempo aveva nell'attrarre i professionisti, anche se il problema è anche i concorsi che non vengono indetti. Oppure la formula di ingaggio è sempre molto condizionata da mancanza di prospettiva. Nell'ultimo concorso a tempo determinato, il primo reclutato è stato collegato a una gravidanza assente da 15 mesi e non a un professionista che si era dimesso. Tutto questo non fa che dissuadere i professionisti da concorrere per posti in Trentino. Altro nodo sembra essere quello dei medici sumaisti che operano sul territorio. Figure che rimangono spesso per periodi limitati e che non sono direttamente collegati con l'Azienda sanitaria e l'ospedale. Professionisti che sono anche numericamente diminuiti negli ultimi tempi e che possono avere molta discrezionalità nel lavorare dove e per le ore che vogliono. Per esempio nell'ultimo concorso dei quattro candidati iscritti se ne è presentato uno solo che , benché fossero garantite 32 ore a scavalco tra Trento e Rovereto, ha rifiutato l'ingaggio.
«Il problema dell'allergologo - aggiunge poi il primario - è un'altra nota dolente. Noi suppliamo alla carenza di un allergologo in tutta la Provincia. È da due anni che chiedo venga assunto un professionista per far fronte alle richiesta, ma fino ad ora non è avvenuto». Anche le sostituzioni sembrano seguire strane logiche. Nell'ultimo concorso a tempo determinato per 32 ore a scavalco tra Trento e Rovereto, ad esempio, il primo reclutato è stato collegato con una gravidanza di un medico che era già assente da 18 mesi. Tutto questo non fa che dissuadere i professionisti da concorrere per posti in Trentino. «Mi rendo conto che i tempi d'attesa per una visita sono lunghi - ammette il primario - ma il problema è che se non vengono effettuate assunzioni nei distretti le persone concentrano le loro richieste a Trento e Rovereto dove facciamo in gran parte ambulatori di secondo livello».
Dinamiche che ovviamente i pazienti non comprendono. Per loro resta il problema dei tempi, diretta conseguenza di una riduzione di risorse, e che spesso si traduce nella necessità di dover ricorrere a cure fuori provincia o di rivolgersi ai privati che in questa specialità anche in Provincia non mancano.