Venti quintali di cibo distribuiti ai poveri
Anche ieri mattina, come sempre, tante, troppe persone si sono presentate per ricevere dei sacchetti di prodotti alimentari
Definirlo un successo è, purtroppo, negativo. Perché la speranza è che un giorno questo servizio cessi di esistere per mancanza di richieste.
Stiamo parlando della distribuzione di cibo presso la sede degli Alpini ai Solteri. Anche ieri mattina, come sempre, tante, troppe persone si sono presentate per ricevere dei sacchetti di prodotti alimentari, distribuiti dal gruppo Ana del quartiere di Trento nord, grazie al progetto del Banco Alimentare «Siticibo».
Circa cinquecento persone sono iscritte e ieri sono stati venti i quintali di cibo, tra pasta, olio, riso, biscotti, latte e alimenti freschi distribuiti. Un problema in costante evoluzione e crescita: nel 2005 le persone assistite in Trentino Alto Adige erano 4.500. Nel 2015 oltre 18.000. E le strutture associate al Banco sono passate da 17 a 133. «Naturalmente non si tratta di cibi scaduti - sottolinea il capo gruppo degli Alpini Corrado Franzoi -: quelli freschi magari sono in prossimità di scadenza ma sono buoni.
D'altra parte quelle che vengono qui sono persone non animali e meritano rispetto». Come sempre si sono presentati in tanti, come conferma Franzoi. «Conosciamo le famiglie che si presentano. Tante sono di origine straniera, da Pakistan, Ucraina, Marocco, ma ci sono anche italiani. Per ricevere il pacco devono iscriversi e tutto deve essere documentato, con l'attestazione Isee (Indice situazione economia equivalente) o l'affidamento dei servizi sociali, lo stato-famiglia e i dati anagrafici. Nonostante tutto questo bisogna migliorare su alcuni aspetti: leggo sui giornali che una famiglia su due è povera. Ma la mia domanda è: dove sono queste famiglie? Magari esistono ma restano fuori dal circuito della solidarietà oppure, per questioni di dignità o di coraggio, vengono aiutate direttamente a casa. Però credo che le politiche sociali debbano intervenire, individuare queste famiglie e indirizzarle verso gli enti o le associazioni che possono occuparsene».
Roberto Scarpari, coordinatore del progetto «Siticibo», spiega la situazione dei cosiddetti nuovi poveri. «Si tratta di persone non abituate a chiedere, che non sanno bene come muoversi o non hanno il coraggio di farlo. Mi è accaduto qualche tempo fa: un uomo che vedevo spesso per lavoro, da quattro anni, recentemente mi ha fermato e chiesto come si accede a questi servizi. Poi, alla fine, mi ha detto che era per lui, non per qualche conoscente. Lui è separato, vive solo e tra mantenimento, alimenti e affitto a volte non arriva a fine mese».
Il Banco Alimentare, con l'aiuto di tanti volontari, raccoglie alimenti da distribuire ai bisognosi: il loro giorno «sotto i riflettori» è quello della Colletta Alimentare, ma poi il lavoro prosegue nell'ombra, ogni giorno. «Raccogliamo quotidianamente, andando anche nelle mense, e poi portando il cibo nelle strutture adatte per darlo a chi ha bisogno». In tal senso molto utile è la App «Bring the Food» creata da Fbk qualche anno fa per facilitare l'incontro tra piccole aziende che hanno eccedenze da smaltire ed enti o organizzazioni che possono utilizzarle.