Trento, fecondazione eterologa negata a una coppia Il giudice ordina all'Azienda sanitaria di procedere
Il Tribunale di Trento, sezione lavoro, ha integralmente accolto con ordinanza il ricorso di una coppia trentina, nella quale l’uomo soffriva di una azoospermia grave, che aveva chiesto al servizio sanitario pubblico una fecondazione di tipo eterologo, ordinando all’Azienda provinciale per i servizi sanitari del Trentino di «erogare, in via diretta o indiretta, le prestazioni terapeutiche di riproduzione medicalmente assistita di tipo eterologo alle medesime condizioni economico-amministrative previste per le prestazioni terapeutiche di riproduzione medicalmente assistita di tipo omologo».
Il giudice del lavoro di Trento Giorgio Flaim ha così accolto le tesi dello studio legale Schuster, che difendeva la coppia, e ha osservato che la domanda dei ricorrenti ha «ad oggetto una prestazione terapeutica che attiene, in ragione dei caratteri della patologia, da cui è affetta la coppia ricorrente, al nucleo non affievolibile (da parte del potere amministrativo) del diritto alla salute e quindi ad una situazione giuridica di diritto soggettivo tutelato in via assoluta e incondizionata».
Secondo il giudice, «la volontà amministrativa espressa dall’assessorato alla salute, che ha negato tale prestazione in Trentino, ha realizzato proprio la discriminazione il cui divieto costituisce uno dei principali fondamenti della sentenza della Corte costituzionale del 2014».
«I miei assistiti hanno acconsentito alla diffusione del provvedimento e sperano che questa pronuncia possa dare coraggio ad altre coppie che vedono i loro diritti negati, sottoponendo ancora a gravosi e costosi espatri terapeutici all’estero», sottolinea l’avvocato Alexander Schuster il quale osserva che «la pronuncia, la prima in assoluto a tutelare in concreto i diritti soggettivi di una specifica coppia a ricevere una prestazione a carico del servizio sanitario pubblico senza discriminazione alcuna, è di rilevanza in tutte quelle regioni che lasciano interamente a carico delle coppie i costi per questa terapia riproduttiva».
La Provincia di Trento è praticamente l’unica del Nord Italia che non solo non si è attivata per la fecondazione eterologa, ma non rimborsa nemmeno le prestazioni alle coppie con problemi di fertilità che si rivolgono altrove per poter coronare il loro desiderio di avere dei figli.
Per quanto riguarda la Provincia di Bolzano, inizialmente erano state approvate le linee guida con le quali erano state recepite le indicazioni della Conferenza stato regioni e poi, a dicembre del 2016, è stata firmata una convenzione tra l’Asl di Bolzano e una struttura privata che garantirà anche alle coppie altoatesine la fecondazione eterologa.