La pillola abortiva senza ricovero Curia romana contro la Regione
La Chiesa di Roma contesta il progetto annunciato dalla Regione Lazio che, assieme alla Toscana, si appresta a distribuire la pillola abortiva Ru486 senza necessità di ricovero.
Il Vicariato parla di «sconcerto» per questa decisione che è «veicola il messaggio dell’aborto facile».
Indica che sono altre le priorità della sanità del Lazio e chiede all’amministrazione guidata da Nicola Zingaretti di fare un passo indietro e «riconsiderare la decisione».
«Suscita profondo sconcerto e forte preoccupazione - ha commentato oggi la diocesi del Papa - la notizia della prossima distribuzione della pillola abortiva Ru486 nei consultori familiari della Regione Lazio e delle motivazioni che si adducono per giustificarla».
Per il Vicariato il ricovero ospedaliero non è un «fatto ideologico», ma è necessario per la sicurezza della donna.
La pillola abortiva Ru486 in ambulatorio e non più in ricovero: questo è infatti quanto previsto da due progetti, uno della Regione Lazio (ancora in corso di approvazione) e uno più avanzato in Toscana.
«Tale decisione - sottolinea oggi il Vicariato - veicola il messaggio dell’aborto facile in un contesto di finta umanizzazione e rappresenta un passo ulteriore nella diffusione di una cultura della chiusura all’accoglienza della vita umana e della deresponsabilizzazione etica».
La diocesi di Roma evidenzia anche come i consultori siano ormai «quasi privi di personale e molti versano in stato di abbandono». Questi «sono ben lontani dall’offrire la dichiarata ‘assistenza multidisciplinarè e faticano ad assolvere al loro compito di sostegno, informazione e presa in carico della donna di fronte a una decisione sempre drammatica. Con questa scelta i consultori verranno ridotti a uffici di mera distribuzione di farmaci abortivi, acuendo nel loro personale le questioni relative all’obiezione di coscienza». Questione che tra l’altro era stata qualche mese fa al centro dell’attenzione sempre per una notizia riguardante la sanità del Lazio, ovvero la decisione di assumere all’ospedale San Camillo di Roma ginecologi ad hoc per il servizio di interruzione di gravidanza, e quindi solo non obiettori.
«Chiediamo alle autorità regionali - è l’appello del Vicariato - di riconsiderare tale decisione».
«Non capiamo lo sconcerto del Vicariato, in tutta Europa funzione proprio così, cioè viene somministrata senza ricovero», commenta Laura Garavini del Pd. Sulla stessa linea d’onda Marisa Nicchi e Giovanna Martelli di Mdp: «Fa specie che ancora una volta il Vicariato colga l’occasione per entrare a gamba tesa nel dibattito che riguarda esclusivamente la salute delle donne e il loro diritto all’autodeterminazione sull’interruzione di gravidanza». Per Maurizio Gasparri di Forza Italia invece «somministrare la pillola abortiva Ru486 nei consultori è una scelta illegale».