Asma grave, speranze da nuovo trattamento
In Italia si stima che siano circa tre milioni le persone che soffrono di asma in forma non grave, altre 300 mila circa sono colpite dalla malattia in modo più serio, mentre per 10 mila pazienti la situazione è particolarmente delicata.
Per quest’ultima categoria sono ricorrenti le crisi acute, malgrado le terapie, con conseguente ricorso ai cortisonici e spesso ricovero ospedaliero.
Il tema oggi è al centro di un seminario a Milano, nel quale Claudio Micheletto, direttore dell’Unità operativa complessa di pneumologia all’ospedale di Legnago (Verona), ha tracciato un quadro della situazione per le persone che soffrono di asma grave.
Una carenza di aria che è causata da un processo infiammatorio legato all’aumento di globuli bianchi eosinofili, ha aggiunto l’esperto Giorgio Walter Canonica, responsabile del Centro di medicina personalizzata asma e allergie dell’ospedale Humanitas di Rozzano.
Nellincontro sono stati illustrati i risultati terapeutici ottenuti su questa categoria di pazienti con un anticorpo monoclonale umanizzato, elaborato nei laboratori Gsk.
L’esperto ha spiegato che questo anticorpo colpisce selettivamente l’interleuchina 5, una citochina responsabile della crescita, differenziazione, attivazione e sopravvivenza degli eosinofili: «Agisce inibendo la trasduzione del segnale di questa interleuchina e bloccando il processo infiammatorio, determinando una riduzione dell’84% degli eosinofili ematici entro 4 settimane dall’inizio del trattamento».
A Canonica ha fatto eco Giacomo Curradi, responsabile medico asma grave della multinazionale inglese: «Nei trial clinici mepolizumab ha dimostrato di ridurre di oltre la metà (-53%) le riacutizzazioni in generale e del 61% quelle che determinano un ricovero o visite al pronto soccorso.
I relatori hanno sottolineato che a fronte di una malattia che implica il ricovero nel 40% dei casi, con rischi anche mortali, il nuovo trattamento (un’iniezione sottocute ogni 4 settimane) dà risultati interessanti, migliora la funzionalità respiratoria dei pazienti e la qualità di vita.
«Si tratta - aggiunge Curradi - di uno strumento in più nella cassetta degli attrezzi dei camici bianchi. Sul fronte delle malattie respiratorie, il lavoro che si sta facendo ha come riferimento importante gli unmet needs dei pazienti. E per chi soffre di asma grave c’è bisogno di medicina di precisione. Il piano di sviluppo di mepolizumab racconta qualcosa in questo senso. Siamo partiti inizialmente considerando il farmaco come blockbuster, ma la ricerca ci ha insegnato invece che è efficace in un sottogruppo di pazienti affetti da asma grave, refrattaria (cioè non controllata con le terapie standard), e soggetti a un fenotipo particolare cioè a infiammazione di tipo eosinofilo. L’eosinofilia è il biomarcatore di risposta al trattamento».